“L’egida di Atena” di Gianna M. Venier: dagli echi omerici al dover prendere in mano la propria vita
“Solo questo una volta udii predire dal padre,/ da Nausìtoo: diceva che si adirerà Poseidone/ con noi, ché di tutti siamo i trasportatori impuniti./ Un giorno – diceva – una solida nave delle genti feace/ tornante da un accompagno sul mare nebbioso,/ distruggerà, e poi coprirà la nostra città d’un gran monte./ Così parlava il vecchio, e questo il dio compirà/ o lascerà incompiuto, come piace al suo cuore.” ‒ Odissea, VIII, 564-571
“L’egida di Atena” è un romanzo breve scritto da Gianna M. Venier, edito per Chiandetti editore nel 2018.
Nella lontana e, forse, irraggiungibile Scheria, patria degli orgogliosi Feaci, due anime simili in molte maniere ma diverse in molte altre si incontrano. Per un breve momento della loro conoscenza assaporano l’immensità che rappresenterebbe essere qualcosa in più che semplici conoscenti e disquisitori del futuro dell’isola.
Aris e Xenia sono concentrati su loro stessi.
Ognuno nel suo mondo, chiedendosi dell’altro ma tesi a cercare qualcosa che non sono certi di poter raggiungere ma che tengono a trovare per primi.
L’isola, un tempo felice, è flagellata da una maledizione.
Sono lontani i tempi in cui Nausicaa, sotto suggerimento di Atena, fece in modo che il re suo padre concedesse ospitalità ad Odisseo.
Nessuno ricorda con dolcezza la dolce principessa, tutti ricordano il perché il mare li abbia maledetti.
Ma non è questa la storia che deve essere raccontata. Questa storia è sullo sfondo e sarà la scusa che i protagonisti useranno per conoscersi, allontanarsi e perdersi.
Una scusa, non la ragione.
Perchè, per quanto due anime siano fate per stare insieme, nemmeno una dea può fare nulla per costringerle a stare insieme. Nemmeno se gli sono care, nemmeno se essa tenta di proteggerle.
Millenni dopo, due anime, quelle di Alberto e Gabri, odierni rappresentanti dei loro se stessi feaci, si incontrano per un caso voluto dal destino.
In questo tempo, gli antichi dei non hanno discernimento e non possono ostacolare la felicità dei mortali e nemmeno aiutarla. La stessa Atena nulla può in un mondo che l’ha dimenticata e in cui nessuno conosce la sua voce.
Una scusa quella delle avverse condizioni in cui Alberto e Gabri si sono incontrati, la vera ragione per cui si attraggono e respingono è un’altra.
In un mondo in cui nessuno avverte l’intensità del suono di un tridente sbattuto contro il marmo e in cui regna l’incapacità di apprezzare la forza delle radici di un albero sacro che dona vita e pace, si affaccia, con enorme fatica, la necessità per l’essere umano di rivedere le priorità della propria vita. Un’esistenza che, troppo spesso e con conseguenze enormi, si nasconde dietro scudi inesistenti.
Alcuni di arrendono, alcuni si accontentano. È davvero questo che volete per voi stessi?
Una vita piena di scuse è quello che vi fa avere una felicità delirante?
“Non un’ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione; questo rapporto ha la stessa passione di un rapporto di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Voglio che tu abbia una felicità delirante! O almeno non respingerla.
Lo so che ti sembra smielato ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!
Come trovarlo? Be’, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, beh, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto.” ‒ “Vi presento Joe Black”
Written by Altea Gardini