“Io, Agrippina” di Andrea Carandini: la disgrazia che portò tutto il nucleo familiare alla follia
“Sono pertanto una testimone inferiore alle pietre, ma superiore ai pettegolezzi che cingono il palazzo con il miasma degli «Ho sentito dire…».”
“Io, Agrippina”, libro scritto dal professor Andrea Carandini ed edito per Laterza nel maggio del 2018, è un volume che non è facile categorizzare. E nemmeno vorrei farlo ma, per giustizia nei confronti di Agrippina (minore) e della sua famiglia, vi dirò il motivo di tale affermazione.
Il professor Carandini ha una carriera lunghissima alle spalle, sia in ambito storico che in ambito archeologico e ha contribuito con una gran mole di pubblicazioni a far conoscere Roma, la sua storia e le sue evidenze, e a formare le nuove generazioni di archeologi.
“Io, Agrippina” è un romanzo. L’autore, si è calato nei panni di questa grande matrona della casa imperiale Giulio Claudia e ne ha narrato la storia per come lei deve averla vissuta cercando di essere il più fedele possibile alla donna che fu Agrippina.
Ma, c’è di più, Agrippina minore aveva davvero scritto dei suoi commentarii, come se fosse stata un membro politico o della magistratura o un capo militare e, da essi, gli storici hanno potuto trarre preziose informazioni per narrarci la storia di quel impero che era Roma e dei suoi regnanti.
Quindi, questo volume, è sì un’opera che è frutto della grande cultura ed esperienza del suo autore ma, se vogliamo, è frutto stesso della voce di una donna che è stata nipote, sorella, moglie e madre di Augusti Cesari.
Un connubio tra generi che rende le verità narrate, in prima persona da Agrippina, un enorme tesoro per coloro che vogliono ascoltare la vera voce di colei che fu una delle donne più influenti di Roma.
Agrippina minore era la pronipote di Augusto, la nipote di Giulia e la figlia di Agrippina e Germanico. In sorte gli era toccata una storia tragica e una famiglia turbolenta e doti che, se fosse nata uomo o se i tempi fossero stati diversi, le avrebbero consentito di essere imperatore.
Si potrebbe pensare che la vita fosse stato buona con lei: era la rampolla della famiglia a capo dell’impero, aveva avuto un’ottima educazione e, per certo, non le mancavano mezzi di sostentamento.
La realtà fu ben diversa.
I suoi genitori vennero uccisi dalle stesse due persone che la accolsero in casa quando, lei e i suoi fratelli, era orfana.
Non le fu risparmiato nessuna informazione su come i fatti tragici, capitati in sorte alla sua famiglia, fossero avvenuti. Questo acuì in lei, con gli anni, la voglia di rivalsa e di giustizia per i suoi genitori. Riconosceva a sua madre, omonima Agrippina, la sventura di essersi fatta consumare dalla rabbia e di essere stata troppo imprudente, ma non sapeva darsi pace per la morte del suo amato padre.
La morte di Germanico fu la disgrazia che portò tutto il nucleo familiare di Agrippina minore alla follia, alla disperazione e alla distruzione.
Suo fratello, Caligola, divenne imperatore e, dopo un primo momento di rinnovata gloria, è arrivato a toccare il fondo di un pozzo in cui rimanevano follia, disperazione, caos e sangue. Suo fratello fece di tutto per eliminarla dalla sua vita, tranne ucciderla: le tolse la sua vita e la spedì in esilio.
“La follia di Caligola stava nel divertirsi a farsi temere fino a farsi odiare.”
Suo marito, il terzo, divenne l’imperatore Claudio.
“Augusto era stato incerto su di lui. Aveva temuto che, esponendosi nel pulvinar del Circo, potesse attirare sguardi e risate… Riconosceva tuttavia che nelle questioni pubbliche manifestava nobiltà d’animo e una eloquenza precisa; a patto però di non essere turbato, perché allora entrava in confusione. Nel testamento lo ha nominato erede in terza linea e per un sesto.”
L’imperatore Claudio fu un individuo non immune ai vizi ma con doti non comuni per le questioni di stato. Al tempo stesso, fu incline a farsi influenzare da coloro che lo circondavano, tanto da diventare confuso e prendere decisioni solo perché troppo pressato dalla situazione. Inutile dire che gli capitò di fare scelte poco assennate.
Agrippina fu in grado di sfruttare questa debolezza del marito per imporgli molte scelte atte a facilitarsi la vita e l’adozione di suo figlio che, alla morte di Claudio, diverrà l’imperatore Nerone.
La storia ci ha restituito un ritratto di Nerone piuttosto pittoresco e crudele, questo lo sappiamo tutti. Fu addirittura accusato di cose che lui non fece nulla per fermare ma che non causò direttamente, ma questa è un’altra storia.
La madre, Agrippina, ci restituisce un ritratto di un figlio che era stata costretta ad affidare ad altri quando Caligola la esiliò, ad una donna che mal sopportava per il suo stile di vita, e che era incline a dare retta a tutti fuorché a coloro che volevano il suo bene.
Persino la posizione di Seneca, prima elevato a ruolo di tutore da Agrippina, fu quella di allontanare Nerone da sua madre. Agrippina venne travolta dalle ire del figlio che la allontanò dal suo fianco.
Anche Seneca ebbe i suoi motivi, peccato non siano serviti a salvare Agrippina, se stesso e il mondo da Nerone.
E, alla fine, Agrippina, la donna che tutto avrebbe dato per vedere suo figlio imperatore e dare giustizia a Roma e a suo padre Germanico, venne uccisa per un capriccio della donna di cui suo figlio si era invaghito: Poppea.
Le sue memorie, redatte in duplice copia servendosi di una delle sue liberte, vennero rese pubbliche da Vespasiano che fece di quella stessa liberta una Augusta di fatto.
Vi lascio con un pensiero dello stesso Carandini e che condivido in ogni parola:
“Penso che ogni cosa esistita ma in gran parte perduta abbia bisogno di essere risarcita e quindi di resuscitare al mondo, come per rappresentare una tappa, piccola, media e grande nel cammino dell’umanità. È come seguire Germanico che recupera ossa e teschi dei legionari di Varo massacrati, come Caligola che recupera i resti di Agrippina maggiore e come Galba che recupera quelli di Agrippina minore…”
Written by Altea Gardini