Selfie & Told: Aldo Granese racconta il terzo album “Sirene”

“Ho mentito, ho paura, fredda luna di tortura!/ -Dammi il tuo bacio d’inchiostro!- dice la figlia del mostro…/ e intanto tra le sue gambe sta esplodendo un vulcano…/ e intanto tra le sue gambe sta esplodendo…/ C’è un cavallo che corre… che corre sul mare/ e la testa… la testa mi sta per scoppiare…/[…]” ‒ “Sirena, sirena…”

Aldo Granese

Il mio nome è Aldo Granese, cantautore, classe ’75. Da pochi mesi ha visto la luce il mio terzo lavoro discografico, un concept intitolato “Sirene” dedicato al tema della prostituzione.

Ho pubblicato in precedenza altri due album: nel 2007 “Per tutti i miei rifiuti, per i vini già bevuti…”, il mio disco d’esordio, e nel 2012 “L’arpa dai fili di ferro”, un altro concept sul tema dell’Olocausto. Ho dato alle stampe anche una raccolta di poesie “La mia corona” nel 2015 e prossima è la pubblicazione di un’altra opera esclusivamente letteraria dal titolo “Son rinato come albero”.

Amo la scrittura in ogni sua forma e cerco di dedicare ad essa tutto il mio tempo libero. Di lavoro faccio l’insegnante di musica: allevo le nuove leve e mi ci dedico corpo e anima.

Ed ora beccatevi la mia Selfie & Told!

 

A.G.: Sirene? Perché questo titolo?

Aldo Granese: L’analogia con questo “animale” mitologico è rappresentata dalla capacità ammaliatrice di determinati tipi di donne, non per forza prostitute, e dal pericolo che da essa deriva… anche dalla necessità intrinseca all’uomo di sfidare questo pericolo, spinto spesso dalla curiosità più che dalla libido: pensiamo ad Ulisse che si fece legare all’albero maestro per udire il canto delle sirene, mettendo a repentaglio il proprio senno.

 

A.G.: Credi quindi che alcune donne siano pericolose?

Aldo Granese: Ritengo che sia pericoloso tutto il “sistema” che ruota intorno ad alcune donne.“Sirene” è sostanzialmente un disco sulla schiavitù: la schiavitù di donne trattate come “bestiame” da un mondo impietoso che sfrutta la loro bellezza e la schiavitù dell’uomo che diventa “burattino” nelle mani di una donna che sfrutta la propria bellezza. Nel disco racconto di creature differenti: di sfruttatrici più o meno consapevoli delle proprie “armi” di seduzione, e di fanciulle cadute nella “rete” dello sfruttamento, destinate a non uscirne se non con la morte.

 

A.G.: Una tematica piuttosto decadente… che utilità credi che possa avere riflettere su un argomento del genere?

Sirene – Aldo Granese

Aldo Granese: Credo che i temi cupi non debbano mai essere messi da parte solo perché siamo abituati ad averci a che fare, altrimenti finiremmo col diventare insensibili. Anche per questo trattai dell’Olocausto nel disco precedente, narrando una storia d’amore sullo sfondo della Germania nazista ai tempi della seconda guerra mondiale. Quello è un altro scenario che non dovrebbe mai abbandonare la nostra memoria.

 

A.G.: E dell’attualità cosa mi dici? Non ci sono argomenti che ti ispirano?

Aldo Granese: Ce ne sono tantissimi ad ispirarmi, soprattutto la cronaca nera e le ingiustizie sociali in genere, ma ho bisogno che il tempo interponga una distanza efficace ad appianare i sentimenti di rabbia che accecano la mia penna. Poi, personalmente, mi sembrerebbe di sfruttare l’eventuale “caso” per mettermi in mostra e mi imbarazzerebbe se qualcuno dovesse pensarlo.

 

A.G.: Domanda di rito, quali sono le tue influenze?

Aldo Granese: Sono stufo di rispondere a questa domanda… certamente tutte quelle che ci vedi. Ogni artista, prima di decidere di dedicarsi all’arte, è stato un accanito fruitore d’arte e ha cercato di assorbire come una spugna l’insegnamento di chi è venuto prima di lui. Essendo un cantautore, mi sono “nutrito” di cantautori e songwriter per indagare il rapporto fra testo e musica e per scoprire ed interiorizzare il segreto della “parola cantata”. Ovviamente nella vita ho ascoltato ed ascolto anche altri generi, che forse non sono confluiti nel mio lavoro semplicemente perché non li pratico.

 

A.G.: Questo disco come suona? Parlaci dell’aspetto musicale.

Aldo Granese: Per “Sirene” ho voluto delle sonorità “vintage” soprattutto per le tastiere (organi, clavinet, synt), ma anche per la timbrica delle batterie e per le chitarre. Ricercavo un sound fra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, sicuramente perché questo è un periodo che mi sta particolarmente a cuore, ma soprattutto perché volevo staccare le storie dal contesto di appartenenza, accentuarne la suggestione onirica, produrre una sorta di “c’era una volta” metropolitano. Comunque quello che è venuto fuori mi convince appieno, anche se probabilmente sarà l’ultima volta che vado in questa direzione.

 

A.G.: Hai detto che fai l’insegnante e che ti ci dedichi corpo e anima, vorresti approfondirci questo concetto.

Aldo Granese

Aldo Granese: Ritengo che fare l’insegnante sia un lavoro molto delicato che comporta delle autentiche responsabilità. Io provo a farlo con tutta la passione del mondo cercando maieuticamente di trarre fuori dal singolo allievo tutte le sue capacità nascoste, di fare luce sulle sue attitudini e di non lasciare niente di intentato. D’altro canto penso che sia un mestiere che ti “nutre” tantissimo: ho imparato tanto dai miei allievi e la cosa più bella è che a causa loro sono costretto a “tenere il passo”.

 

A.G.: Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai parlato dell’imminente pubblicazione di una seconda raccolta di poesie “Son rinato come albero”… e la musica?

Aldo Granese: Sto lavorando già ad un nuovo disco che si intitolerà “Granelli di polvere” sul tema della morte eroica e vorrei riprendere quanto prima a suonare dal vivo: la band è pronta ed aspetta fremente. Chi è interessato si prenda la briga di seguirmi.

 

Sulla strada della miseria/ la ragazza della luna/ prese a prestito una commedia/ facendo debiti con la fortuna…// poi, nel raccogliere i denti,/ sparsi dovunque nel raggio di miglia,/ non bastarono gli occhi attenti/ a distinguere i cocci di bottiglia…// […] ‒ “Un bacio color porpora”

 

Written by Aldo Granese

 

 

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