“In estate come in inverno” poesia di Jacques Prévert: la nostalgia che afferra
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “In estate come in inverno” di Jacques Prévert ed una breve biografia del poeta.
“In estate come in inverno”

In estate come in inverno
nel fango, nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Accanto a lui un imbecille
un signore che ha denaro
tristemente pesca con la lenza
Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra
Anch’egli vorrebbe partire
lontano lontano sull’acqua
e vivere una nuova vita
con un po’ di pancia in meno.
In estate come in inverno
nel fango, nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere
Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato
Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
È una ignobile megera
una ranocchia d’acquasantiera.
In estate come in inverno
nel fango, nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fiumi
una carrettata di figli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con il bello e con il brutto tempo.
***

Jacques Prévert nacque a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio del 1900 e morì a Omonville-la-Petite l’11 aprile del 1977.
Poeta e sceneggiatore francese trascorse alcuni anni della sua infanzia in Bretagna e fin dalla più giovane età si dimostra amante della lettura e dello spettacolo. È il 1920 quando il giovane inizia il servizio militare e raggiunge il suo reggimento prima a Lunéville, dove conosce “Roro”, un ragazzo di Orléans, e il pittore dadà Yves Tanguy e con essi forma un affiatato trio.
Nel 1922 ritorna a Parigi nel 1922, e si stabilisce con i suoi due amici artisti e con il fratello regista Pierre al 54 di Rue del Château a Montparnasse che diventerà il punto di riunione del movimento surrealista.
I primi testi di Jacques Prévert risalgono al 1930, pubblicati sulla rivista de famille e l’anno seguente sulla rivista Commerce, dove lavora Giuseppe Ungaretti come redattore. Nel 1948 Prévert cade da una finestra degli uffici della Radio, precipitando sul marciapiede di Champs-Elysées; rimane in coma per diverse settimane. Ripresosi, si trasferisce con la moglie e la figlia a Saint-Paul-de-Vence, dove resta fino al 1951.
La poesia di Prévert è una poesia scritta per essere letta e quindi più parlata che scritta, fatta per entrare a far parte della nostra vita. Ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre ricercato. Una gioia che coincide con la nascita e con la vita, e a sua volta con la primavera le grand bal du printemps e anche con la figura del bambino, la sua semplicità e gioia che si ribella alle istituzioni, come la scuola, quel posto dove “si entra piangendo e si esce ridendo”. Parte sempre da un motivo polemico, e da una continua lotta al più deleterio conformismo, facendo nascere spesso una satira violenta soprattutto nelle poesie più impegnate dove non c’è posto per il sentimentalismo. Le parole di Prévert, che nascono spontanee dal suo umore, esprimono, a seconda delle occasioni, la forza del rimpianto, della violenza, dell’ironia, della tenerezza, della vendetta e dell’amore e non sono altro che le parole alle quali l’uomo comune dedica la propria vita.
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