iSole aMare: Emma Fenu intervista Tatiana Pagano fra corrispondenze filosofiche di tradizione e innovazione

La rubrica “iSole aMare si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi?

Tatiana Pagano

Sono l’Isola. Ma sono magica e infinita: non mi puoi cingere tutta.

Non mi puoi spostare, non mi puoi unire alla terraferma, non puoi possedermi. Puoi solo essere accolto, sederti alla mensa del mio corpo di sabbia e granito, mangiare dalla mia bocca le bacche del piacere e della nostalgia, fino a inebriarti, fino ad essere anche tu me. Ed allora ti fermerai per sempre, mi guarderai nelle pupille di basalto immerse nel cielo degli occhi e diverrai pietra.

Sarò la tua Medusa, con filamenti trasparenti danzerò per te negli abissi, ti brucerò di passione e non sarai più libero, nemmeno quando te ne sarai andato lontano, remando fino allo sfinimento, e il mare fra noi sarà un siero diluito con sangue di memoria e con lacrime di speranza.

Tu mi hai toccato, ora ti tendo le mani io.

Tu mi hai baciato, ora cerco il tuo sapore su di me.

Tu mi hai guardato: ora scruto l’orizzonte come una Didone abbandonata.

Tu mi hai annusato: ora raccolgo dalle fauci del maestrale il tuo polline per i miei favi.

Tu mi hai seguito: ora calo un ponte levatoio solo per te.

Tu mi hai atteso, ora ti attendo io.”  Emma Fenu ‒ “L’isola della passione”

 

Isole Amare.

Terre Femmine dispensatrici di miele e fiele, con un cuore di granito e basalto e capelli bianchi di sabbia che si spandono nel mare come le serpi di Medusa che, secondo la leggenda, un tempo della Sardegna fu sovrana.

Isole da Amare.

Terre Madri e Spose che squarciano il cuore di nostalgia, tirando il ventre dei propri figli con un cordone ombelicale intrecciato di mito, memoria e identità.

iSole aMare.

Sole che scalda e dà vita oppure che brucia e secca, negando l’acqua.

Mare che culla e nutre oppure che disperde e inghiotte, imponendo l’acqua.

 

La rubrica “iSole aMare” si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi? A questa domanda implicita i nostri ospiti, attraverso parole, note e colori, saranno invitati a rispondere.

La rubrica è stata inaugurata da Paolo Fresu, hanno seguito Claudia Zedda, le fondatrici di LibriamociPier Bruno CossoGrazia FresuCristina Caboni, Maria Antonietta Macciocu, le sorelle Francesca e Marcella BongiornoFranca Adelaide Amico, Anna MarcedduSilvestra Sorbera, Nadia Imperio, Anna Santoro, Salvina Vilardi e Marina Litrico.

Oggi è il turno di Tatiana Pagano, catanese, psicologa affermata e psicoterapeuta in formazione presso la Scuola Gestalt.

 

Identità

Tatiana Pagano

Non è semplice definire il concetto di “identità”; potrei analizzare la parola in sé o, meglio ancora, fornirne una descrizione psicologica. Genericamente con il concetto di “identità” si suole indicare la visione e la concezione che un individuo ha di sé, della sua persona e di se stesso in relazione al mondo. Ritengo però che questa sia una definizione troppo semplicistica in quanto non tiene in considerazione un elemento fondamentale quale quello della consapevolezza. L’identità è, infatti, strettamente collegata alla consapevolezza che l’individuo ha di se stesso e delle sue relazioni con l’Altro. È sempre dalla consapevolezza che origina, inoltre, l’immagine di sé; cioè l’immagine che ognuno possiede sulla propria soggettività e che deriva dall’insieme delle esperienze vissute sia durante l’infanzia che durante l’età adulta. Il concetto di identità richiama in me l’idea del movimento, di mutevolezza ed interazione continua con l’ambiente che ci circonda. Non mi piace pensarla in termini statici, ma piuttosto dinamici come qualcosa che va incontro ad una continua elaborazione ed integrazione con parti nuove e sviluppate del sé.

 

Tradizione

Questa è la mia parola preferita! La tradizione è la trasmissione da generazione a generazione di usanze, costumi e memorie remote. Oserei dire che la tradizione è un po’ l’identità della società; il vero e proprio contenitore del nostro patrimonio culturale. Non che io sia una persona particolarmente attenta alla tradizione, ma mi piace pensare che qualcosa di significativo possa rimanere ed essere tramandato anche a distanza di moltissimi anni. Basti pensare alla tradizione dell’abito bianco o, per esempio, alle tradizioni siciliane. Credo che tutti conoscano la Festa di Sant’Agata o i dolciumi tradizionali della mia terra. Credo che tradizione e Sicilia siano quasi sinonimi. Inoltre, questo termine in filosofia indica qualcosa di ben più ampio della “consuetudine”. In ambito filosofico ci si riferisce, infatti, alla tradizione come ad una forza ordinatrice che agisce lungo le generazioni attraverso leggi ed istituzioni che possono presentare delle diversità. Nella tradizione c’è, dunque, anche un po’ di innovazione.

 

Innovazione

Se mi si chiede di parlare di innovazione mi si invita a nozze. Proprio di recente ho condotto degli studi e fatto degli eventi su questo tema e, più nel dettaglio, sull’innovazione tecnologica. Negli ultimi anni vi è stato uno sviluppo esponenziale in tutti gli ambiti: medico, elettromedistico, automobilistico, politico, sociale ecc. Direi che l’innovazione fa da padrona in questa epoca 3.0 dove tutto è computerizzato, digitalizzato ed oserei dire anche “mediato”. Riferendomi in particolar modo all’innovazione tecnologica, non posso non tenere in considerazione gli effetti negativi che questa sta producendo soprattutto sulle nuove generazioni. Concediamo agli altri parti di noi stessi attraverso un monitor ed una tastiera, non pensando minimamente a cosa significhi inserire nel mondo di internet le nostre foto o i nostri dati personali. Parlando del contesto attuale, mi verrebbe da dire che si sta espandendo a macchia d’olio un’innovazione non innovazione. L’ambito medico è, senza dubbio, quello che sta andando maggiormente incontro agli effetti positivi dell’innovazione strumentale, ma permettetemi di dire che sono titubante sull’uso che ne viene fatto.

 

Isola

Sono nata e cresciuta in un’isola, tra la montagna ed il mare. Sotto il sole di questa terra meravigliosa ho scoperto me stessa e sono cresciuta. Non posso pensare alla parola “isola” senza che in mente mi venga la mia adorata Sicilia, luogo di una bellezza strabiliante. Il concetto di “isola” in sé mi fa pensare alla solitudine, alla “distanza” dal mondo e ad un ammasso di terra desertica; la mia Sicilia però non ha nulla a che vedere con tutto questo. In Sicilia si sente il calore, la vicinanza, la passione e la spontaneità. La Sicilia non è deserta, ma ricca dei colori e delle emozioni di chi ci vive. Forse non sto rispondendo alla domanda, ma non riesco a pensare all’isola senza farmi catturare dalle immagini della mia terra. Una terra che ha sofferto moltissimo e che ha sempre trovato il coraggio e la forza per rialzarsi.

 

Written by Emma Fenu

 

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