“Inattesi”, nuovo album di Davide Peron: tra tradizione e contemporaneità
Dalla provincia di Vicenza, ai piedi delle montagne, arriva Davide Peron, cantautore al quinto album, una carriera iniziata prima del 2000 e proseguita secondo un cammino proprio e personale lontano dai circuiti del pop ma, allo stesso tempo, presente su media nazionali di primo piano, grazie ai contenuti della sua musica, dove è sempre presente una componente sociale e impegnata.
Davide Peron è una di quelle voci di un Veneto differente da quello mostrato abitualmente dai media, solidale e accogliente, culturale e allo stesso tempo orgoglioso delle proprie origini.
Un percorso che è stato aperto da nomi come Marco Paolini, e non è un caso che la musica di Davide Peron spesso e volentieri sia stata eseguita come colonna sonora di spettacoli teatrali.
Dopo una serie di progetti dedicati alla Grande Guerra dove la lingua scelta per esprimersi era il suo dialetto, “Inattesi” vede un ritorno in grande stile alla lingua italiana, accompagnato dalla produzione di Davide Antonio Pio che ha curato anche arrangiamenti e diverse parti musicali.
L’evento che da il “la“ al disco è una nascita, quella della figlia di Peron avvenuta pochi mesi fa.
È sicuramente un tributo con gioia a questo evento ma anche una riflessione critica sul nostro mondo e su come intendiamo lasciarlo alle generazioni future: “Quando nasce un bambino non nasce un conto corrente” inizia il cantautore vicentino, una dichiarazione di intenti ben precisa.
La sua è una canzone d’autore vicino alla tradizione ma allo stesso tempo, dai suoni e dalla produzione moderna secondo la linea tracciata negli ultimi anni da cantautori come Brunori SAS o Dente.
Ma se per questi l’esempio più forte è quello di De Gregori, qui i riferimenti sono differenti.
“Abbiamo Pensato A Giocare” apre il lavoro, con una scrittura che ricorda la scuola genovese, De Andrè e Ivano Fossati, perfettamente nel mezzo tra i due.
“L’Attesa Vuol Cura” è un altro esempio di produzione di livello, ed è sorprendente notare come al giorno d’oggi, dischi come questo, possano essere prodotti da indipendenti quando, fino a pochi anni fa, un suono come questo si sarebbe potuto ottenere solo con i budget di una major.
“Fiore De Campo” è narrato dalla voce di Eleonora Fontana, attrice e compagna del musicista, che riesce a creare un equilibrio sospeso, intimo, grazie al mix dell’italiano e del dialetto, su un tappeto soffice di chitarre acustiche.
“Il Fiore Che Ho Davanti” è un altro episodio convincente del disco; il ritmo si fa più sostenuto e Davide Peron torna in primo piano, non solo come cantautore, ma con un piglio quasi pop anche se sempre attento al messaggio.
In “Prima Di” la velocità scende e ci troviamo di fronte ad un’altra ballad, questa volta dominata dal suono delle chitarre, acustiche e slide.
L’album di chiude con “Il Silenzio” brano lento e sognante nonché uno dei pochi momenti in cui nel disco si alza il volume della voce, anche come coro, voce che prima era rimasta più tranquilla, quasi a non volere svegliare la nuova creatura appena arrivata al mondo che, dopo il viaggio di questo lavoro è ormai pronta ad affrontarlo.
Un cantautore da seguire, sia nei concerti, sia negli eventi teatrali e nelle varie iniziative come “Mi Rifugio In Tour” che da oltre dieci anni lo vede esibirsi nei rifugi alpini delle sue montagne.
Written by Luca Dainese
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