Uomini contro il Femminicidio #11: le parole che cambiano il mondo con Claudio Carlini
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.

Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, vari Uomini che si sono distinti nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcuni hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altri sono stati sintetici e precisi; altri hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutti hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Uomini contro il Femminicidio, di Claudio Carlini, romano residente in Sardegna, scrittore e militare dell’aeronautica che ha prestato servizio in innumerevoli paesi nel mondo. Si è occupato della violenza di genere nel suo romanzo “Le scelte di una donna”.
Femmina
FEMMINA: fémmina(ant. e poet.fémina) s. f. e agg. [lat.femĭna, della stessa radice difecundus, quindi propr. «fruttifera»]. –1. Dal punto di vista biologico si definiscefemmina, e si indica col simbolo ♀ l’individuo che produce solo gameti femminili (o macrogameti o uova o ovocellule); negli organismi unicellulari, quello che si trasforma in un macrogamete, etc.etc.
Questa breve spiegazione è stata estrapolata dall’enciclopedia TRECANI, e, come si può intuire, data la freddezza con cui descrive l’oggetto, leggendola, nessuna sensazione ci provoca: è solo una piatta descrizione di qualcosa che, a mio avviso, invece, racconta una storia più grande, dove quella magnifica diversità ci colma e ci fa sentire completi. Non è soltanto una parola, quelle lettere raccontano un mondo, dove spesso, anzi sempre, noi maschi ci perdiamo, e ringrazio Dio per questo suo gesto, che diede a questo mondo un motivo in più per apprezzarlo.
Femminismo
FEMMINISMO: femminismo s. m. [der. difemmina]. – Movimento delle donne, le cui prime manifestazioni sono da ricercare nel tardo illuminismo e nella rivoluzione francese; nato per raggiungere la completa emancipazione della donna sul piano economico (ammissione a tutte le occupazioni), giuridico (piena uguaglianza di diritti civili) e politico (ammissione all’elettorato e all’eleggibilità), attualmente auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo- donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne.
Ancora dall’enciclopedia Trecani, questo breve excursus non dà la misura di ciò che veramente è e significa questa parola: dietro di essa ci sono lotte quotidiane, con le quale le donne hanno messo in campo più di quanto mai immaginassero. Questa società fondata sul maschilismo da tempi immemori ha sempre relegato in un angolo la categoria delle donne, e chiamare “categoria” la parte migliore di questo mondo ci fa comprendere che molto ancora dovrà essere messo in campo, non è un cedere il passo, come molti uomini sostengono. Essere uomini, non ci dà il diritto di dividere l’umanità come meglio ci aggrada, l’uomo che sempre fece capo ad ogni suo compimento non diede mai alla donna il giusto peso, ma l’usò a suo piacimento, come meglio credette, costruendo gabbie senza sbarre, dove però l’ipocrisia mise in campo ben più che solo una prigione.

FEMMINICIDIO: La parola femminicidio esiste nella lingua italiana solo a partire dal 2001. Fino a quell’anno, l’unica parola esistente col significato di uccisione di una donna era uxoricidio. Ma uxoricidio, composta con quella parola latina, uxor, quindi moglie, alludeva per l’appunto solo all’uccisione di una donna in quanto moglie e veniva estesa anche agli uomini, quindi al coniuge in generale. Non avevamo una parola che alludesse all’uccisione della donna proprio in quanto donna. Nella lingua inglese invece, dal 1801 esisteva la parola femicide. E a questa prima parola se ne accostò, a partire dal 1992, un’altra che è feminicide. La parola fu coniata dalla criminologa Diana Russell, che la usò in un proprio saggi, etc.etc.
L’articolo sulla Trecani è molto più lungo e vi consiglio di leggerlo, perché, oltre che essere esaustivo, ci fa capire quanto la nostra società non è ancora pronta a gestire un fenomeno che continua ad essere la piaga mortale che questa umanità a messo in campo. È incredibile che si sia coniato un termine per descrivere un orrore, e mi chiedo se questo ci fa sentire meglio, avendo così collocato quell’anomalia dentro un casellario di parole che, una volta lette, non ci fanno capire cosa in verità descrivono. Sono convinto che il rispetto deve essere inculcato non solo dalle famiglie, che sono la prima trincea dove poter spegnere quelle idee malsane, ma anche la scuola deve fare la sua parte. Quando ero più giovane ci facevano studiare l’Educazione Civica, e non perché in quei libri trovassimo delle risposte, ma perché lì c’erano certezze da dove poter iniziare un percorso: se hai rispetto della Nazione in cui vivi, questo non può che riflettersi verso le persone che come te insieme si prodigano per un solo fine. Forse per questo, allora, anche se da nessuna parte c’era scritto, a noi piccoli uomini pareva logico rispettare chiunque, e solo allora la parola ‘umanità’ avrà per tutti un senso.
Educazione sentimentale
EDUCAZIONE: educazióne s. f. [dal lat.educatio-onis, der. dieducare: v.educare]. –1. In generale, l’attività, l’opera, e anche il risultato di educare, o di educarsi, come sviluppo di facoltà e attitudini, come affinamento della sensibilità, come correzione del comportamento, come trasmissione e acquisizione di elementi culturali, estetici, morali: curare l’e.della mente, dello spirito, dell’ingegno, della fantasia, della memoria, del senso estetico, del gusto, dei sensi; avere, non avere un’e. letteraria, artistica, musicale. Più in partic., il processo di trasmissione culturale, diverso per ogni situazione storicamente e culturalmente determinata, mediante il quale, all’interno di determinate istituzioni sociali (famiglia, scuola, ecc.), viene strutturata la personalità umana e integrata nella società: e.della prole, come obbligo imposto dalla legge ai genitori; dare un’e. ai proprî figli; dedicarsi all’e.dei giovani; conferire un’e. civile, morale, religiosa; trascurare, perfezionare la propria e.; e. con riguardo al modo di educare, di essere educato: sistemi, metodi di e.; dare, ricevere un’e.severa, rigida, seria, debole, falsa; avere ricevuto una sana educazione, etc.etc.
SENTIMENTALE: agg. [der. disentimento, sul modello dell’ingl. sentimental, usato la prima volta dallo scrittore ingl. L. Sterne (v. oltre al n. 3)]. –1. Dei sentimenti, che riguarda i sentimenti: la sfera s.; una relazione, un legame s., espressioni talora usate con intenzione limitativa, volendo escludere rapporti di natura sensuale (o un’attrazione esclusivamente sensuale); una vita s. molto travagliata. 2. Di persona, che sente gli affetti con abbandono patetico e malinconico, sottolineandone gli aspetti più idealistici e poetici: una ragazza s.; Ed io fui l’uomo d’altri tempi, un buono s. giovine romantico(Gozzano); come sostantivo:essere un s., fare il s.; vuol farsi credere scettica, ma in fondo è una sentimentale. 3. Che descrive, rivela, ispira sentimenti delicati e gentili, patetici e malinconici:un romanzo s.; una novella, una poesia s.; commedia, film s.; un volto affilato e s.; occhi s.; effusioni, parole, frasi sentimentali.Viaggio s., titolo con cui U. Foscolo tradusse e pubblicò nel 1813 l’opera dello scrittore ingl. L. Sterne (pubblicata postuma nel 1768), A sentimental journey through France and Italy, passato poi a designare una sorta di genere letterario fra il patetico e l’ironico. ◆ Vezz. e spreg. sentimentalùccio, alquanto sentimentale; accr. scherz. sentimentalóne s. m. (f.-a), chi fa il sentimentale, chi ostenta un esagerato sentimentalismo. ◆ Avv.sentimental-ménte, dal punto di vista sentimentale: una persona sentimentalmente arida; erano sentimentalmente legati da tempo.
Come si può vedere, queste due parole prese singolarmente hanno un significato che sembra divergere da ciò che invece esse stando insieme significano. Questo binomio è il fondamento di una vita sana e appagante: solo comprendendolo fino in fondo ciò che descrive, si può vivere un’esistenza degna. Come è possibile insegnare quello che loro insieme descrivono? Questa è la domanda, e nel tempo è stato uno dei dibattiti più accesi impegnando psicologi e psichiatri illustri, con eserciti di sociologi, ma qui non voglio citare nessuno di essi; solo vorrei descrivere un mio pensiero. Mi ricordo quando ero adolescente e mia madre mi chiedeva se avevo una fidanzatina, io a quella domanda arrossivo come un pomodoro, e lei capiva che in me cresceva qualcosa che nel tempo avrei compreso meglio; lei non fu mai d’intralcio in quei miei primi passi dove io cercavo il significato della parola amore: sentirmi come mi sentivo faceva di me un ragazzo felice. Quel sentimento, anche se non sembrava, veniva da me cavalcato, ma da lei tenuto a bada, perché mai mi fece andare oltre. Compresi dopo che amare è molto più che solo rispetto, il sentimento può essere ucciso da un solo gesto o parola, perché lui, anche se non ce ne accorgiamo, è un sottile filo in balia degli eventi, e proteggerlo, per ogni uno di noi che lo prova, diviene la nostra sfida quotidiana.
Written by Emma Fenu
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