“Io sono Romeo” dramma teatrale di Rosalba Vangelista: il politically correct dell’amore omossessuale
Capita di incappare in persone che hanno a cuore tematiche importanti. Capita anche che queste persone sappiano scrivere molto bene e decidano di produrre qualcosa di socialmente utile. Mi è successo con Rosalba Vangelista, una giovane autrice genovese di cui avevo letto “La Crisalide e la Croce.”
Il suo racconto mi era piaciuto molto e lo avevo trovato particolarmente costruttivo, dato che parlava di violenza sulle donne in una prospettiva realmente diversa. Chi legge spesso le mie recensioni sa che non leggo più romanzi in cui le donne subiscono violenza sadistica: laddove questa scelta è motivata, bene, ma laddove è un espediente (non troppo) creativo per vendere, allora no, non leggo.
Quello che amo della scrittura di Rosalba, che ormai è diventata un’amica oltre che una persona stimata, è il modo di guardare alle cose da una prospettiva poco usuale: tutto ciò che è banale, frase fatta o espediente non fa parte della scrittura di Rosalba.
Questa volta ho letto “Io sono Romeo,” il suo dramma teatrale. Me lo ha inviato pochi giorni fa e, a dispetto del fatto che solitamente evito di leggere opere ispirate a classici della letteratura o dell’arte, nel suo caso ho pensato che ne sarebbe valsa la pena.
Purtroppo o per fortuna, è stato così: Rosalba ha scelto una tematica su cui si è detto molto, probabilmente troppo.
Qualche giorno fa, su Facebook, ho letto il post di una mia conoscenza, una donna di mezza età che aveva scritto: “I veri discriminati siamo noi etero, che non possiamo parlare più!”
Questa frase mi ha fatto rabbrividire, eppure ha un fondo di verità: il politically correct è diventato quasi una schiavitù per chi prima si sentiva libero di esprimere le proprie idee. Parlo spesso con un caro amico, l’autore Roberto Fancellu, che si premura di dirmi: “Se ho detto una cosa maschilista, scusami.” Il problema è questo: ormai quello che è corretto è una grande incognita.
Credo sia soprattutto per questo che ho apprezzato il testo di Rosalba: riporta l’attenzione laddove deve stare, sul problema, sugli omosessuali che vengono fatti vergognare di essere come sono. Non c’è neppure un briciolo di politically correct, nell’opera di Rosalba.
La storia, come fa intuire il titolo, è simile a quella di Giulietta e Romeo: due giovani si amano. I giovani sono omosessuali. Le rispettive famiglie non sono felici, così come non lo sono alcuni simpatici omofobi del quartiere.
Senza dilungarmi troppo e togliervi il piacere di leggere l’opera nella sua interezza, condivido con voi il finale: com’è scontato che sia, la cosa finisce male.
Se da una parte l’idea che la vicenda termini in un dramma mi dispiace, dall’altra mi sembra l’unico finale possibile.
Questo non è da intendersi come una mia predizione sulla perenne non-accettazione da parte della società, quanto come un dirmi che se l’obiettivo di Rosalba era mettere il dito nella piaga, beh, questo è l’unico finale possibile.
Non ci sono scene di pestaggi, non ci sono paroloni che volano, non c’è quel dramma da telenovela che ormai sembra essersi contagiato tra la letteratura e la televisione. Quello che c’è, purtroppo e per fortuna, è la palese incapacità delle famiglie di supportare la scelta dei rispettivi figli.
C’è, insomma, quello che è il problema per la maggior parte dei giovani che si scoprono omosessuali: “Come lo dico a mamma e papà?” E scusate se è poco.
Un’altra cosa di cui vorrei parlarvi è quello che noi, tutti noi, tu incluso e inclusa, possiamo fare per costruire un mondo migliore.
Rosalba, così come lo ha fatto Shakespeare, propone una soluzione al problema di cui parla e io vorrei aggiungere la mia voce alla sua: che siate amici o genitori di un ragazzo o di una ragazza omosessuale, offrite a questa persona il vostro affetto.
Se andate d’accordo, vi fidate l’uno dell’altra e pensate di voler continuare a chiacchierare per tutta la vita, che importanza ha se questa persona è omosessuale?
È vostra amica e questo è tutto ciò che conta.
Written by Giulia Mastrantoni