Donne contro il Femminicidio #45: le parole che cambiano il mondo con Manuela Chiarottino
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Manuela Chiarottino, torinese scrittrice di romanzi rosa e artista specialista in quadri di sabbia. Nel suo romanzo “Arriveranno le farfalle”, edito nel 2015, affronta anche il tema della violenza di genere.
Femmina
Per me la parola femmina ha sempre avuto due significati diversi e opposti tra loro. Spesso l’ho percepito come qualcosa di negativo, una parola usata per assimilare la donna a un oggetto. Da ammirare, conquistare, forse sottomettere. Dall’altro la sento come sinonimo di natura, di maternità e al contempo di forza, di bellezza e seduzione. Ma femmina è sempre stato anche l’opposto del maschio e non solo per quando riguarda l’anatomia. Mi ricorda quei modi di dire che sentivo da piccola, sull’avere gli “atteggiamenti giusti” per essere femminile, come indossare vestiti di un certo tipo, essere eleganti nei modi, mostrare pudore, mentre l’ometto doveva manifestare la propria potenza o il proprio coraggio. La verità è che ognuno deve comunicare la propria sensibilità in base alla sua personalità e seguire le proprie aspirazioni. In fondo ognuno di noi possiede delle componenti femminili e mascoline, nella sensibilità come nella sessualità, e solo al cuore della nostra identità risiede la consapevolezza di quello che siamo.
Femminismo
Per me il femminismo significa semplicemente affermare che la donna e l’uomo devono godere di uguali diritti e pari dignità. Quando lavoravo come programmatrice, ho constatato di persona come gli stipendi dei miei colleghi uomini fossero superiori a quelli delle donne e di come fossero diverse le considerazioni per alcuni incarichi. Esempio banale? In realtà direi importante. Rivendicare quella parità per me è essere femminista, non certo odiare gli uomini per principio come fossero tutti dei nemici, quella è una parte di un certo femminismo che non capisco. Credo che lo scopo del movimento femminista oggi, debba essere rivolto non solo al riconoscimento dell’uguaglianza, ma anche a una convivenza armonica con l’uomo, educandolo a una situazione paritaria e senza preconcetti.
Mio figlio, qualche giorno fa, mi ha detto che non capiva perché se viene uccisa una donna si tratta di femminicidio, mentre se muore un uomo è un omicidio e basta. Dal suo punto di vista poteva apparire così, lo capisco, allora ho cercato di spiegargli che se viene uccisa una donna, ad esempio in una rapina, sì, è omicidio, ma il femminicidio è quando a quella morte si è arrivati dopo un percorso di violenza domestica, sudditanza psicologica, minacce, possessività estrema. Quando la donna si ribella, ecco che scatta la punizione, perché l’uomo non accetta che non voglia più comportarsi come lui si aspetta. Non vuole più essere la sua compagna sottomessa, non vuole essere solo una mamma ma lavorare, vuole uscire con le sue amiche come nel passato, non accetta più gli insulti, le botte, vuole lasciarlo perché non lo ama più, vuole… vuole soltanto essere libera, come chiunque altro. Vuole essere se stessa. Ma la cosa più grave è che, proprio perché ci si arriva dopo un lungo percorso, il femminicidio è a parer mio un dramma che nella maggior parte dei casi, se non tutti, si può evitare.
Educazione sentimentale
Bisogna insegnare fin da piccoli la parità tra i sessi e ai maschi in particolare la libertà di poter manifestare le emozioni senza che questo rientri nell’atteggiamento maschile sbagliato (o atteggiamento da femminuccia, riferendomi alla domanda di prima). Insomma, la bambina non deve immedesimarsi nella Cenerentola di turno che aspetta il suo principe per potersi liberare e realizzare nella vita, rischiando di innamorarsi più dell’idea dell’amore che di un amore vero e adulto e subordinando se stessa a questo. Ci sono arrivata tardi anch’io, ma poi ho compreso che prima dovevo imparare a stare bene con me stessa. L’amore deve essere un valore aggiunto alla nostra vita. D’altra parte, anche un bambino non deve pensare che per essere un uomo dovrà essere forte, grande e coraggioso e non avere mai paura. Piuttosto deve imparare a gestire le sue emozioni, a manifestarle. Un uomo che uccide è un uomo di base insicuro, che preferisce distruggere invece che confrontarsi, prima di tutto con se stesso e poi con la sua compagna, e quindi ricostruire. Forse la soluzione potrebbe essere un’educazione sentimentale rivolta all’empatia. Ho letto che in Danimarca le scuole prevedono un’ora nella quale i bambini possono esprimersi senza imbarazzi, confidando le proprie difficoltà o i problemi che da soli non sanno come gestire o affrontare. È un momento di condivisione e solidarietà, che credo potrebbe essere anche un antidoto al bullismo. Comprendere i propri sentimenti e bisogni, aiuta a capire anche quelli dell’altro e a rispettare le differenze.
Written by Emma Fenu
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