Selfie & Told: il cantautore Foscari racconta l’album “I giorni del rinoceronte”
“Cosa vuoi di più/ di questo sole che trafigge le nuvole / cosa pretendi? / una relazione stabile / Se stabile non è neanche la terra / e stabile non è l’economia / e stabile non è la vita mia / stabile non è neanche la tua/ facciamo che ci rivediamo presto / quando starò peggio / facciamo che ci rivediamo presto/ un pomeriggio / facciamo che ci rivediamo presto / prima del previsto / facciamo che ci rivediamo presto//” […] ‒ “Stabile non è”
Ciao, sono Marco, per gli amici Foscari, fin da piccolo.
Hanno chiesto a Marco di fare qualche domanda a Foscari per presentare il mio primo disco, che uscirà il prossimo aprile per Terre Sommerse/ La Chimera dischi, ed ho pensato fosse un modo perfetto per distaccarsi un po’ da se stessi, anche solo per gioco.
Così, per provare ad avere una visione vagamente più oggettiva del lavoro del quale vi sto per parlare, ho accettato. Ho cercato di seguirmi per qualche ora e sono venute fuori una serie di domande e relative risposte.
Non è stato facile, non lo è mai quando ci si interroga da soli, allo specchio, ma alla fine credo di essere riuscito a raccontare un po’ il mondo in cui ho attinto per questa prima opera.
Ecco la mia Selfie & Told.
F.: La prima domanda è, direi, quasi primordiale: perché hai fatto un disco?
Foscari: Perché era un po’ di tempo che nei cassetti di casa c’erano foglietti e frasi sufficienti per tirar fuori un numero decente di brani da raccogliere in un album. E poi perché mi ero un po’ stancato di suonare le cover.
F.: E così hai deciso di racchiuderle ne “I giorni del rinoceronte”, un titolo un po’ strano. Come mai?
Foscari: Il titolo nasce dal fatto che il rinoceronte è uno degli animali più solitari al mondo. Un anno e mezzo fa avevo deciso di raccogliermi in solitaria in una casetta di campagna, per mettere insieme i pezzi e dare forma a quelli che erano solo dei versi sparsi e accordi in prima posizione. Così ho passato diversi giorni (un mese circa) in completa solitudine, pensando solo alla realizzazione. Da qui “i giorni del rinoceronte”. Ma attenzione, ci tengo a precisare che non sono una persona solitaria, che cerca di chiamarsi fuori dal mondo. Tutt’altro, è stata una solitudine temporanea, un momento di raccoglimento per mettere insieme le parti confuse fuori e dentro di me, per affrontare al meglio il futuro e dare una direzione più focalizzata al mio percorso artistico.
F.: Quindi la tematica principale è la solitudine temporanea (degli animali)?
Foscari: A parte gli animali (secondo me ognuno di noi ne ha uno di riferimento), non direi che sia la principale. Penso che sia stata una necessità, un movente determinante per dare una sferzata definitiva alla costruzione delle canzoni, non il tema delle stesse.
F.: E allora di cosa parla, anzi, di cosa suona questo disco?
Foscari: Direi che sono canzoni che hanno a che fare con la ricostruzione. Una canzone è un po’ come una piccola scatola in cui ci metti dentro un certo numero di cose. E poi quando la apri, quando la ascolti o la suoni, escono fuori come un vaso di pandora. Ecco, ho cercato di “zippare” dentro dei file compressi delle sensazioni, piccole intuizioni ed emozioni che ho raccolto sui miei fogli. Ho cercato di metterle in ordine e strutturarle per “ricostruire” me stesso.
F.: Una sorta di puzzle?
Foscari: Una sorta, sì. Mi sono spesso interrogato se fosse meglio avere tutti i pezzi in maniera confusa, o avere tutto il puzzle in ordine con un pezzo mancante. Ho creduto che la risposta venisse da se una volta composta l’immagine.
F.: E qual è?
Foscari: L’ho creduto, ma non era così. La risposta più esauriente era racchiusa nel viaggio della ricomposizione. Del resto si dice che conti più il tragitto della destinazione.
F.: Cosa ti aspetti dall’uscita di questo album?
Foscari: Non ho aspettative, non ho fatto un disco per diventare qualcuno. Ma ho dei sogni, dei desideri, delle speranze, se vuoi. Ovvero di portarlo in giro, live, a più persone possibile e magari di poterne fare un altro, insomma, di poter vivere di questo. Forse un’ambizione difficile ai giorni d’oggi, ma tutti hanno bisogno di una chimera per poter camminare.
F.: Com’è stato realizzare in studio questo album?
Foscari: Mi sono reso conto che fare un disco è il frutto del lavoro di tante persone, che spesso la pensano in modo diverso. La cosa più importante che ho imparato è stata la capacità di poter mettere da parte l’orgoglio e accettare qualche “compromesso” per poter navigare tutti verso la stessa direzione. L’ho fatto con molto piacere, pensando che avevo bisogno di fidarmi dei miei collaboratori e che non potevo attuare sempre il mio integralismo intellettuale. Mi sento molte responsabilità addosso, anche perché questo disco è stato realizzato anche grazie al supporto di ben 100 fan che hanno contribuito tramite una raccolta di crowdfunding.
F.: Sei soddisfatto del lavoro ottenuto?
Foscari: Personalmente lo reputo una cosa di cui andare fieri, soprattutto per le sinergie messe in atto in studio con tutte le persone che hanno suonato ed arrangiato le canzoni. È stata un’esperienza unica, ma che spero di ripetere.
F.: Quando uscirà la prossima canzone? E il disco intero?
Foscari: Il 6 aprile è uscito il videoclip del secondo singolo “Giorno”, una canzone che confonde il tempo e lo spazio. Un pezzo a cui tengo molto perché è l’ultimo che ho scritto, e lo reputo il più bello, fin’ora. Il disco è disponibile in anteprima da oggi 20 aprile ed uscirà ufficialmente il 27.
F.: Andrai in tour?
Foscari: Abbiamo già diverse date fissate in giro per aprile-maggio. Stiamo lavorando per aggiungerne altre.
F.: Grazie, è stato bello parlare ad alta voce con te.
Foscari: Grazie a te, facciamo che ci rivediamo presto.
“Ed io mi perdo con Stendhal/ il cuore batte finalmente/ Brilla e poi sorriderà/ quest’emozione non costa niente// E gli aerei danzano su di un mappamondo/ volano col vento// Quanto costa un’illusione/ quanto costa l’onestà/ quanto costa la benzina/ per tutta questa vacuità// quanto costa fare un viaggio/ “Dio, ci sei per l’atterraggio?”/ […]” ‒ “Stendhal”
Written by Foscari
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