“Aspettami fino all’ultima pagina” di Sofia Rhei: una prosa dal viraggio impersonale
“Ci sono tanti modi di vincere alla lotteria. Uno dei migliori è innamorarsi ed essere ricambiati.”
Attraverso questa affermazione Sofia Rhei presenta il suo fresco di stampa Aspettami fino all’ultima pagina, edito da Newton Compton Editori, tradotto dallo spagnolo da Tessa Bernardi (Titolo originale “Esperame en la ultima pagina”).
Silvia, la protagonista, è fin da subito mostrata come vittima in un legame d’amore non corrisposto: a lei l’onere di svelarsi nella tessitura di relazioni in grado di farla ri-conoscere a se stessa come se stessa.
Abbastanza scontato il finale, piuttosto una conclusione verosimile, in grado di disilludere (ma non troppo) un lettore potenzialmente disposto ad appassionarsi.
Lento l’inizio, centellinato a pennellare il triangolo classico – lei, lui e l’altra ‒, con funzioni e ruoli rigorosamente scontati.
Una prosa dal viraggio impersonale sostiene il gioco delle parti nell’intreccio di opportunità, indossate da relazioni a volte astutamente narrate con abbondanza di particolari.
Fruttuosi elementi in grado di privilegiare in una storia quanto può diventare racconto, cesellato, forse, nell’offrirsi cornice a realistica esperienza di vita.
La scrittrice, al suo primo romanzo dopo la pubblicazione di testi di letteratura infantile, crea personaggi reciprocamente e lucidamente complici, antefatti dell’annunciata catarsi finale nella protagonista, finalmente affrancata (dalla coazione a ripetere) attraverso la ri-conquista di propria e più sana autotutela.
Abile espediente narrativo che smonta la trappola del malamore di cui Silvia è vittima, amichevolmente connessa a vicende altre in personaggi femminili costruiti con simpatica cura naive sullo sfondo di un’operazione di sartoria letteraria ricca di scorci, immagini, paesaggi.
Tenace l’intento di promuovere nel reale l’immaginabile e, in pari misura, sul dolore la riflessione.
L’incontro con Monsieur O’Flahertie, consulente letterario e bizzarro deus ex machina, titolato a far sbrogliare alla nostra l’aggrovigliata amorosa matassa, sembra diventare centrale nel cuore della vicenda, mentre i ruoli dei personaggi di contorno appaiono, invece, sbiadirsi.
Un po’ ‒ troppo ‒ presa l’autrice dalla necessità di tener alte temperatura affettiva e fascinazione nella protagonista, a sua volta impegnata nell’ affatto facile ricerca di un uomo di cui potersi davvero fidare?!
Se in parallelo l’inafferrabile Alain esalta di Silvia quanto più o meno dalla stessa indirettamente negato, l’incomodo vivere una realtà insoddisfacente, coerente ad intermittenza, esige ingrato commiato da bisogni che non vogliono sentire ragioni.
La paura di viversi da liberi pare non faccia sconti a nessuno.
Per di più l’escamotage della consulenza psico-letteraria, funzionale alla navigazione in acque più salubri ‒ ovvero la conquista di un sé maggiormente autonomo da lusinghe ed autoinganni ‒ orchestra in sordina, e non sempre a vantaggio del complessivo assunto narrativo, la solitudine aggraziata di vicende amorose nei vari personaggi.
Grazie ad una tecnica narrativa che permette agli stessi di entrare ed uscire dal disimpegno, dalla vacuità di cose, a fasi alterne defilati, inclini, per lo più, a camuffarsi di buone intenzioni sfornate come pane saporito delle loro vite.
Written by Rita Farneti