“Non sei più mio padre” di Eva Cantarella: nessuna cultura si è generata da se stessa

“Fa’ il soldato, monta la guardia, provvedi a te stesso con il tuo salario. Tuo padre lascialo vivere. E visto che sei bellicoso, volatene a combattere in tracia” “Gli uccelli” Aristofane, vv. 1360 – 1369

 

Non sei più mio padre

Non sei più mio padre” di Eva Cantarella, edito Feltrinelli nel 2015, è un volume che nasce per cercare di dare una spiegazione ai conflitti generazionali odierni, partendo da un punto di partenza che ci riconduce agli albori di una grande civiltà: quella greca.

Eva Cantarella ha pubblicato saggi sul diritto e su aspetti sociali del mondo greco e romano. Dal 1990 al 2010 è stata professore ordinario di istituzioni di diritto romano e di diritto greco antico all’Università statale di Milano.

Questo volume: Non sei più mio padre” è il primo di due libri. Insieme, l’altro si intitola “Come uccidere il padre”, compongono un’analisi sui rapporti personali, giuridici e civili tra padri e figli all’interno di due grandi civiltà passate: la greca e la romana.

La nostra cultura è figlia di coloro che ci hanno preceduto, i conflitti generazionali sono sempre esistiti anche se, nei tempi antichi, nascevano da norme scritte e non, che presupponevano un adattamento statico allo scorrere del tempo e alla legge proferita direttamente dai propri avi.

L’autrice non si pone come obbiettivo quello di fornire una risposta ultima alla questione ma semplicemente di analizzare le fonti per poter, infine, ottenere un quadro chiaro di come due grandi civiltà del passato abbiano gestito il problema dei rapporti padre-figlio.

Per quanto riguarda la cultura greca, analizzando i secoli che la caratterizzano come moralmente prevalente sulle altre, il discorso parte dall’epoca in cui la tradizione e la legge greca venivano trasmesse oralmente dalla poesia e dagli aedi.

“Presomi per un piede mi gettò dalla soglia sacra; e tutto un giorno piombai: ma col tramonto del sole caddi in Lemno e poco avevo ancor di respiro…” ‒ Il, I,vv. 591 – 593

Per molto tempo, gli esperti hanno pensato o asserito che ogni nostra arte o religione fosse la diretta erede di quello che fu l’influenza greca sul mondo. Ma cosa sarebbero stati i greci senza le numerose influenze e la vicinanza delle altre culture a lei vicine e responsabili, quanto le geniali menti che popolavano la Grecia, della grande eredità che ci è stata tramandata.

Senza i Fenici probabilmente non si sarebbe mai parlato di scrittura, senza i Babilonesi e gli Egizi le basi per l’astronomia sarebbero state poste molte più tardi.

Un enorme insegnamento: nessuna cultura si è generata da se stessa, nessuno nasce olimpionico senza aver prima imparato a camminare.

Ma quando sono stati posti i fondamenti della famiglia Greca?

Come accennato, le origini si trovano nei poemi. La società ha un forte stampo patriarcale e questo viene più volte ribadito dalla famiglia che vive sull’Olimpo.

Zeus è il padre che sorveglia e amministra la giustizia agitando la folgore anche nei confronti della moglie.

“… t’appesi in alto e dai piedi/ Ti feci pender due incudini, una catena ti gettai sulle braccia,/ d’oro,/ infrangibile? E tu nell’etere fra le nubi/ pendevi…” ‒ Il. XV, vv.18-21

Nessuno deve contraddire il padre, figuriamoci se a mettergli i bastoni tra le ruote è sua moglie Hera, come appunto fece costringendolo a fare l’amore con lei per impedire che i troiani sopraffacessero i greci.

Eva Cantarella

La tradizione insegnava che si vuole essere uomo si deve essere forti e nobili, rispondere all’onta con la vendetta, solo allora si potrà essere considerati uomini e non ephebi. L’Iliade, se ricordiamo, ci mostra mostri scatti d’ira dei protagonisti, la stessa guerra di Troia si fonda su di una questione di onore.

In epoca storica si ha la prima regolamentazione in ambito ai rapporti generazionali. I padri avevano ogni diritto sui figli, anche se non si è concordi sulla possibilità che i genitori disponessero anche del diritto di morte sulla prole.

In Grecia, la famiglia era un sistema organizzativo molto più ampio di quello odierno. Gli eredi potevano liberarsi del gioco giuridico del padre raggiunta la maggiore età (forse 16 o 17 anni) ma questo non comportava la libertà economica dalla famiglia.

Le nuove generazioni rimanevano legate alle vecchie e questo spesso creava conflitti e situazioni che dovettero essere più volte arginate ma, per fortuna, furono pochissimi o nulli i casi in cui si arrivò a liberarsi del patriarca per poter ereditare.

Difatti, in casi estremi e con l’unico scopo di salvare le proprietà e i patrimoni familiari, la legge permetteva ai figli di chiedere che l’egemonia economica del padre fosse interdetta ma, al contempo, erano vincolati ad occuparsi del sostentamento dell’anziano genitore.

Le tragedie e le opere comiche posero in posizione rilevante quelli che erano i problemi della società, evidenziando come le leggi scritte differissero con le leggi della tradizione in merito ai diritti e doveri all’interno delle famiglie.

“La tua arroganza è incredibile, mi accusi di cose che non hanno senso. Ti ho dato la vita e allevato, non avevo il dovere di morire per te, non ho ricevuto dai miei antenati una legge che mi impone di farlo. Farlo non è usanza greca. Quello che dovevo darti te l’ho dato: governi su molti sudditi, ti lascerò un grande patrimonio, quello che ho ricevuto da mio padre. Io non ti chiedo di morire per me. Pensi, forse, che non mi piaccia più vivere? La vita è breve ma dolce. Tu stesso hai lottato per non morire, per questo hai fatto morire tua moglie. Ma bravo davvero, vivrei certamente a lungo se una dopo l’altra convincerai tutte le tue mogli a morire al tuo posto.” ‒ Ademeto e Ferete, Alcesti ‒ Euripide

Nonostante tutto il tempo che è passato, molti problemi generatori del conflitto tra padre e figlio sono rimasti gli stessi, anche se la nostra società è più moderna e meno imbrigliata, anche se abbiamo ottenuto molta più eguaglianza di diritti che ci classificano come persone e non come beni.

Siamo in parte uomini nuovi e in parte figli di culture che costituiranno sempre il substrato della nostra società.

 

Written by Altea Gardini

 

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