“Raffaello, il principe delle arti” di Luca Viotto: un salto nel tempo per scoprire uno dei più grandi pittori mai esistiti

“Visse come un principe più che come un artista…”

 

Raffaello, il principe delle arti

Così si pronunciava Giorgio Vasari nel suo Vite de’ più eccellenti pittori, raccontando di Raffaello Sanzio.

Se Leonardo, Michelangelo e altri rappresentanti del mondo dell’arte sono stati celebrati attraverso il cinema, Raffaello, al contrario, non è stato mai ricordato dal potente mezzo di comunicazione.

Nel 2017 lo ha fatto Sky 3D in collaborazione con i Musei Vaticani, Magnitudo film e Nexo Digital, nel film documentario Raffaello, il principe delle arti, realizzato dal regista Luca Viotto (deceduto nel febbraio 2017 a soli 55 anni) e il cui interprete è l’attore Flavio Parenti, nei panni di Raffaello.

Dopo Musei Vaticani in 3D, Firenze e gli Uffizi in 3D e San Pietro e le basiliche papali non poteva quindi mancare una pellicola dedicata a Raffaello, genio senza tempo e pittore simbolo del Rinascimento.

La biografia e la documentazione sulla vita di Raffaello sono alquanto scarne, a differenza delle sue opere, da sempre celebrate come capolavori che resistono allo scorrere del tempo.

“Apprendere, interpretare e superare. Questo è quel che ho compreso dai grandi maestri: ognuno ha qualcosa da lasciarti e ognuno ha qualcosa che tu, di loro, puoi migliorare”.

Raffaello, il principe delle arti è dunque il primo film sulla vita e sulle opere dell’artista nato ad Urbino nel 1483.  Ed è proprio da Urbino, città che l’ha visto muovere i primi passi ed è stata di impulso alla sua formazione, che prendono il via le scene iniziali.

Dal proprio padre, Giovanni Santi, ruolo interpretato da Enrico Lo Verso, Raffaello apprese i primi rudimenti artistici; abbandonato poi il luogo che gli diede i natali si mosse verso l’Umbria, quindi a Firenze, città nella quale ebbe occasione di accostarsi a Leonardo.

Raggiunse poi Roma che lo consacrerà a mito, culmine ed epilogo, al contempo, del suo percorso di uomo e di pittore.

“Non ricordo giorno in cui l’arte non sia stata parte della mia vita. Fin da piccolo tele, colori, pennelli furono il mio compagno di gioco. Mio padre era a capo della bottega più prolifica in città. Tre queste mura la mia vita scorreva dolcemente…”

Raffaello, il principe delle arti

È la voce fuori campo dell’attore Marco Cocci, nel ruolo di Pietro Bembo, a scandire nel film i principali momenti della vita di Raffaello.

Anche se ricostruire il vissuto di Raffaello non è stato lavoro facile, come viene sottolineato dalla produzione Sky, la pellicola risponde all’esigenza del regista di mostrare il maestro nelle diverse fasi della sua esistenza: da bambino, da adulto e nell’ultimo periodo della sua vita.

Per dare la corretta valenza ai suoi dipinti è stata ricreata fedelmente la realtà storica che gli apparteneva, e che ha generato la giusta ambientazione in cui si è consumata la sua breve vita.

Aspetto messo in luce anche grazie alla scelta delle location: riprodotte con dovizia di dettagli perché specchio dell’epoca in cui Raffaello visse.

Si è presa in prestito la reale abitazione del pittore, i vicoli della sua città, rimasta inalterata nel tempo, e ricostruite fedelmente anche le botteghe di Leonardo e di Michelangelo.

E così è stato pure per gli oggetti di scena e i materiali in uso ai pittori: il tutto rigorosamente simile a quello utilizzato in quei giorni lontani.

Anche per i costumi indossati dagli interpreti del film si è applicato lo stesso principio: ciascuno, duplicato secondo la moda dell’epoca.

Il pittore Marco Romano ha realizzato dipinti ottocenteschi che ritraggono Raffaello in momenti essenziali della sua esistenza.

Assistere alla rappresentazione di Raffaello, il principe delle arti è come fare un salto indietro nel tempo appartenuto al genio urbinate, e scoprire che Raffaello è un personaggio avvincente, consegnato all’universo artistico come uno dei più grandi pittori al mondo.

Un salto nel passato, quindi, che permette allo spettatore di immergersi nel clima storico di cinque secoli fa, per celebrare un uomo il cui nome, scolpito nel tempo, ha superato il passato per farsi icona del presente.

 “Nulla vale di più pe me di questa madonna. Ho incontrato molte donne che mi hanno amato, ma questa è casa, origine della mia esistenza, rifugio della mia anima…”

Raffaello, il principe delle arti

Ma cosa aggiungere ancora di Raffaello che il pubblico non conosce?

Comunemente, in relazione allo studio della luce, nelle raffigurazioni pittoriche, si prende a riferimento il Caravaggio, maestro indiscusso. Ma, come affermato da più parti, Raffaello, in tale aspetto, fu superiore al Caravaggio, superando anche Michelangelo e Leonardo.

Ancora, a proposito dell’abilità tutta raffaellesca di saper rendere gli incarnati, il maestro di Urbino ne fu il maggior esponente, conferendo alle figure una singolare luminosità e un’assoluta verosimiglianza. Tale da consegnare al pittore, e con lui al Perugino, suo maestro, la connotazione di massimi esponenti del cromatismo.

In Vaticano, Raffaello raggiunse l’apice del suo percorso creativo realizzando opere immortali, per tramandare infine la sua fama all’eternità, tramite la “Trasfigurazione”, una delle sue opere più maestose. La fornarina. Che dire di questa figura di donna che ha ricoperto un ruolo di primaria importanza nella vita di Raffaello?

Personaggio interpretato dall’attrice Angela Curri, è stato scelto con particolare cura, affinché la giovane rispecchiasse i canoni di bellezza dell’epoca.

“Non posso sopportare nemmeno un’ora lontano da lei e dal suo viso che mi infonde serenità…”

Avrà da dire Raffaello per manifestare il sentimento che lo legava alla donna amata.

Per concludere, un film avvincente che racconta l’arte attraverso l’uomo, e l’uomo attraverso l’arte.

Le scene di finzione sono state realizzate grazie anche a notevoli rappresentanti del mondo del cinema: lo scenografo Francesco Frigeri e il costumista Maurizio Millenotti. Presenze importanti per riproporre l’atmosfera di cinque secoli fa, e permettere allo spettatore di immergersi in un’epoca lontana, che lascia però intravedere in Raffaello una figura nuova e di assoluta attualità. Collaboratori validissimi e persone di lunga esperienza cinematografica, oltre che di un cast di attori che hanno dato in prestito non solo i loro volti, ma anche le loro voci: nel film, infatti, trovano ampio spazio scene raccontate, e non soltanto dialogate.

Inoltre, per raccontare del talento di Raffaello ci si è serviti del supporto di illustri storici dell’arte. Digressioni, affiancate da minuziose ricostruzioni storiche e artistiche di pregio, tali da consentire allo spettatore di tuffarsi nello spazio pittorico ed emotivo di Raffaello.

Alto aspetto interessante del film è il singolare taglio narrativo che gli è stato impresso. Non una lezione accademica, ma un insieme di sequenze che coinvolgono la platea fin quasi a commuoverla. Perché è sì l’abilità pittorica di Raffaello a colpire di più, ma anche la manifesta umanità di cui era dotato.

Raffaello, il principe delle arti

E il regista, con limpidezza e panoramiche di largo respiro, evidenzia quest’aspetto focalizzando l’attenzione sulle figure ispiratici di Raffaello: suo padre, la fornarina, i pontefici Giulio II e Leone X che gli lasciarono completa libertà creativa nella decorazione degli ambienti vaticani da lui affrescati. Viene, inoltre, messa in risalto la gentilezza di Raffaello, contrapposta alla brusca personalità di Michelangelo.

“Sentivo di poter competere con lui e quella era la mia grande occasione. Michelangelo scolpiva coi pennelli…”

Che dire della scelta di abbinare a un rappresentante della tradizione pittorica l’uso del 3D? Scelta vincente, in quanto la tridimensionalità evidenzia i gesti, il portamento dei personaggi, trasportando il pubblico in una nuova e altra dimensione, fin quasi a fargli toccare con mano i muri dove Raffaello ha impresso i suoi affreschi.

Le opere raffaellesche, quelle più note, che vengono citate nel film sono: Madonna con bambino, soggetto iconografico caro a Raffaello, Lo sposalizio della Vergine, gli Affreschi delle quattro stanze vaticane e quelli delle Logge, gli appartamenti del Cardinal Bibbiena, gli Arazzi destinati alla Cappella Sistina, la Velata.

Il tutto da ammirare estasiati. 

Pietro Bembo, nel 1520, al momento del commiato da Raffaello in seguito alla sua morte, così scrisse nel suo epitaffio.

“Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette di essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire”.

 

Written by Carolina Colombi

 

 

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