Donne contro il Femminicidio #40: le parole che cambiano il mondo con Agnese Coppola
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Agnese Coppola, nata a Nola (Na) e oggi insegnante in provincia di Milano dove organizza eventi nei quali si coniuga e fonde l’impegno civile con l’arte. In particolare, presso IIS Alessandrini di Abbiategrasso, cura il progetto Io sono Lilith per la liberazione storica-artistica della donna come soggetto e non oggetto letterario. Ha pubblicato sillogi poetiche e un romanzo, Strisce Pedonali, nei quali scandaglia l’universo femminile.
Femmina
“Ogni parola è un essere vivente, ogni poesia è femmina.” Parto da questo versi di Hamda Khamis per sottolineare che le differenze non sono solo fisiche ma sono soprattutto legate alla parola. Il mondo è una nostra rappresentazione e, quindi, siamo noi che abbiamo creato categorie e differenze. La natura in sé è inconsapevole. Semplicemente si accetta per quella che è e ci accetta per quello che siamo. L’uomo, con il suo allontanarsi da essa, crea limiti e discriminazioni. Sono le sovrastrutture create dalla “civiltà” e dal cammino della storia ad aver allargato le differenze, soprattutto in un’ottica religiosa. Io credo nella forza della parola, della poesia e della cultura come un’infezione che deve e può cambiare il mondo.
Femminismo
Non amo le parole che finiscono in -ismo. Se esiste una lotta, esiste una differenza. La differenza è data dalla storia. Io partirei dalla riforma dei programmi scolastici che non danno il giusto spazio alle voci femminili le quali hanno contribuito al progresso dell’umanità e hanno fatto storia, vita, letteratura e arte in ogni forma. Nel 2014, partendo da queste riflessioni, ho scoperto la figura di Lilith, la prima donna creata libera e alla pari, e da lì è iniziata un’avventura fantastica con i miei alunni dell’IIS Alessandrini di Abbiategrasso (MI). La nostra missione è eliminare, dalle origini, la discriminazione. Ogni anno scaviamo nelle pieghe della storia recuperando donne che hanno speso la propria vita in ogni campo dello scibile umano. Ogni anno torniamo alla luce con nuovi nomi e nuove emozioni. Quest’anno, in collaborazione con la Casa Museo Alda Merini, siamo partiti dalla poetessa dei Navigli per mettere in evidenza il suo essere diversa, il suo essere unica. I ragazzi hanno scoperto che la sofferenza può essere un allenamento alla forza e che una donna può attraversare la clinica dell’abbandono per giungere ad essere una dorata cupola di stelle.
La violenza è una dipendenza alla quale la donna è stata abituata soprattutto attraverso la parola. Sono le parole che entrano come lame e sedimentano e scalfiscono la stima e l’equilibrio di una donna. Io partirei da qui. Solo educando le donne alla non giustificazione della violenza verbale si può giungere allo sradicamento di quella fisica. Io osservo le donne che incontro per strada e presto ascolto agli altri ed è da qui che è nato un mio lavoro poetico che ha come titolo Ho sciolto i capelli. In quest’atto attivo la donna deve liberarsi da ogni vincolo reale o psicologico. La vittima deve manciparsi rispetto al proprio carnefice e giungere, prima dell’irreparabile, a dire basta. Non bisogna aver paura di una società che rimanda tutto a noi, come un boomerang, come quando dicono che le donne hanno grande responsabilità nell’educazione dei figli maschi. Anche no. È vero che gli uomini sono diventati liquidi nell’educazione dei figli, ma non è “naturale” delegare tutto all’universo femminile.
Educazione sentimentale
Questo è per me un nervo scoperto che ho cercato di curare attraverso la lettura e la scrittura. Nel mio primo romanzo Strisce pedonali, attraverso le storie di Alba e di Viola, scavo nei labirinti della psiche femminile che viene ingabbiata dal contesto familiare e sociale. È una liberazione dal male che si insinua in noi e infetta il nostro sangue, rendendoci pronte al sacrificio. Si parla sempre della sottomissione della donna nel mondo arabo ignorando o tacendo volutamente la sudditanza familiare ed economica di molte donne in Italia, nel 2018. Ne conosco di storie sconcertanti che si consumano in un sottobosco familiare e sociale indistintamente da Nord a Sud. Bisogna educare le donne al rispetto della propria felicità, della propria indole, dei propri sogni. Noi dobbiamo essere più cariatidi del mondo o della casa ma dobbiamo essere esploratrici del mondo, senza rimpianti e pianti per gli sbagli commessi.
Written by Emma Fenu
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Credo che se le “femministe” non tornano a coinvolgere l’uomo, non come essere da usare (come lo slogan afferma…: la vagina è mia e la gestisco io (mai cosa più vera e sacrosanta)) ma come essere al suo pari… ha perso il suo tempo…
L’uomo è in grado di monopolizzare anche le più infamanti questioni e la donna, in quanto tale, rimane sempre al terzo (se non al quarto) livello…!!!
Essere donna non è facile. Nel Mondo, non solo in Italia. Ma – si deve anche ammettere – non è facile diventare adulti responsabili e consapevoli sia maschi, sia femmine. C’è molto di incompleto e di sbagliato nell’educazione che le famiglie offrono (o NON offrono) ai propri figli. La famiglia Italiana continua ad introdurre nella Società Italiana adulti ambosessi che non sono adeguatamente preparati alle difficoltà superabili, alle sfide continue ed agli ostacoli insuperabili che la vita sociale opporrà loro. Questi giovani adulti sono viziati, abituati a condiscendenza e commenti benigni, impreparati al rifiuto e quindi socialmente disadattati nella realtà. Avranno spesso reazioni abnormi, di fronte a difficoltà anche banali, che però non erano “previste”, nella loro culla dorata d’origine… L’ambiente scolastico e quello religioso non li aiuta affatto, semmai anzi peggiora il loro stato, confermando e rinvigorendo una visione distorta ed errata, che andrebbe invece corretta e molto migliorata. Anche l’ambiente di lavoro non porta alcun aiuto: piuttosto peggiora il contrasto tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è nella realtà. In molti soggetti – maschi e femmine – spesso qualche cosa si rompe. Lo stile con cui questo accade è ormonalmente dipendente, secondo le leggi “di genere”, tuttora imposte dalla società locale: ecco perché maschi e femmine reagiscono diversamente. Ecco perché il “problema” sembra essere solamente maschile. Eppure, quei maschi che uccidono le femmine, sono stati educati dalle loro madri…