“Chahrazad non è marocchina” di Fatima Mernissi: il difficile accesso delle donne al mondo dell’istruzione

L’arabo soggiogato, umiliato, disprezzato, subirà una metamorfosi e diverrà persona sovrana in grado di esercitare la sua sovranità, il giorno in cui sarà allattato da una madre sovrana. E la sovranità dell’individuo passa attraverso l’accesso al sapere valorizzante”.

Chahrazad non è marocchina

Con questa affermazione Fatima Mernissi ci catapulta nel nucleo centrale di questo suo lavoro, pubblicato in Italia da Edizioni Sonda  nel 1993.

Chahrazad non è marocchina” è un saggio attraverso il quale la studiosa magrebina analizza il problema della scolarizzazione femminile, delle enormi difficoltà di accesso al sapere che vivono le donne del suo paese e, in generale dell’area culturale araba e di come quella stessa area geografica potrebbe avere un diverso e maggiore grado di sviluppo se solo fosse aperta alla scolarizzazione femminile. E lo fa con il suo inconfondibile stile, graffiante e irriverente, ma anche minuziosamente scientifico.

L’idea geniale cui fa ricorso la Mernissi nell’impostazione di questo suo lavoro, è quella di ricondurre l’analisi del problema alle note vicende della protagonista de “Le mille e una notte”, quella Chahrazad che notte dopo notte riesce a posticipare il suo assassinio utilizzando lo strumento della parola e dunque della sua preparazione, del suo bagaglio culturale.

Per me, signore, leggere e scrivere non sono soltanto un passatempo; è una questione di sopravvivenza e al tempo stesso un piacere proibito per secoli ai dominati, ai poveri, alle donne e ai contadini”.

La tesi espressa dalla Mernissi è che esiste un rapporto molto stretto fra le donne con il sapere e, inevitabilmente, con il potere. Quanto più le donne riescono ad accedere all’istruzione, al sapere valorizzante, tanto più si compie la loro emancipazione da una situazione familiare di sottomissione, fino ad arrivare ad una piena partecipazione alla vita pubblica della nazione.

La storia della principessa Chahrazad diventa quindi metafora della figura del sottomesso, dominato, perdente, che con la forza della parola, inanellando le parole come perle di una collana, riesce a soggiogare il proprio carnefice e a conquistare la libertà (ovvero la sopravvivenza nel caso della storia narrata ne “Le mille e una notte”).

Ma come è possibile che Chahrazad, una donna, riesca in questo arduo compito? Può riuscirci perché lei è una aristocratica che ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a leggere, ad accumulare informazioni, nozioni, che le daranno gli elementi per inventare notte dopo notte, mille e una storia.

Secondo me – prosegue la Mernissi il fattore chiave delle diseguaglianze di classe, quello che con maggior attenzione deve essere analizzato da coloro che riflettono seriamente su di un avvenire migliore e su una prosperità più equamente condivisa, è l’accesso delle donne al sapere e al salario”.

L’accesso delle donne al mondo dell’istruzione è un elemento chiave sia per l’evoluzione delle classi meno abbienti, con la possibilità di percepire un altro salario nel momento in cui la donna istruita o quanto meno formata riesce ad entrare nel mondo del lavoro, sia delle classi più socialmente elevate, quella borghesia che potrà vantare figli e figlie nei settori in vista della carriera professionale.

Relativamente al suo paese, il Marocco, l’autrice sottolinea che lo Stato moderno, nato dopo l’indipendenza dal colonialismo, è stato il fattore che ha maggiormente contribuito alla liberazione delle donne perché ha favorito il loro accesso nella scuola e nel mercato del lavoro, scardinando quella visione secondo cui la donna è il simbolo della passività, dell’inferiorità, della marginalità, in quanto esclusa dal sapere e dal potere decisionale. Naturalmente la strada per arrivare a sanare questa situazione è stata irta di ostacoli, in primis da parte delle autorità religiose.

Fatima Mernissi

Ma già nel 1948, con la creazione della sezione femminile all’Università Quaraouiyine di Fez, si iniziò a intravedere un cammino positivo per le tante ragazze che manifestavano l’interesse per il proseguimento degli studi e per l’avvio di una carriera professionale simile a quella degli uomini.

Probabilmente a tale decisione non ci si sarebbe arrivati se nel 1947 a Tangeri il re Mohammed V non avesse presentato sua figlia Laila Aicha vestita all’occidentale, e se non le avesse fatto leggere pubblicamente un discorso ufficiale. Un atto simbolico attraverso cui la principessa doveva risvegliare la coscienza del paese che per secoli era rimasto chiuso nei suoi confini e aveva rifiutato di ascoltare le nuove idee che invece attraversavano le società vicine.

Questo libro della Mernissi, sebbene datato dal punto di vista cronologico, appare ancora di attualità se consideriamo che ancora oggi ci sono paesi nel mondo in cui alle donne è precluso l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro, e che ci sono paesi, come il nostro, in cui le donne patiscono una sperequazione salariale rispetto ai loro colleghi uomini.

Quindi questo “Chahrazad non è marocchina” assume una valenza di attualità ancora forte e diventa uno strumento che, mediante l’analisi del passato, ci permette di mettere meglio a fuoco il presente e definire le strategie del futuro.

La nostra sopravvivenza dipende dal nostro atteggiamento nei confronti del sapere: sapere tecnologico, banche dati, buona conoscenza non solo delle nostre capacità ma soprattutto delle nostre potenzialità. La nuova cultura ci impone di sbarazzarci completamente, come uomini e donne, delle vecchie tradizioni, per pensare da cittadino e cittadina”.

 

Written by Beatrice Tauro

 

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