“Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak: una ragazzina nella Germania nazista
“Più di ogni altra cosa, la ladra di libri desiderava tornare in cantina a scrivere, o a leggere per l’ultima volta la sua storia. Se ripenso al suo viso in quel momento, ne rivedo ancora chiaramente l’espressione: moriva per quel libro – per salvarlo, per la sua casa – ma non riusciva a muoversi. Inoltre, il seminterrato non esisteva nemmeno più: faceva parte del paesaggio straziato…”

Il contesto storico in cui si sviluppa il romanzo Storia di una ladra di libri di Markus Zusak, edito da Sperling & Kupfer editori nel 2005, è uno dei più oscuri e tragici del Novecento.
La protagonista del libro, ambientato nella Germania nazista, è Liesel, una ragazzina di dieci anni, messa a dura prova da un destino ostile.
Ma non è Liesel a far conoscere al lettore gli eventi raccontati nella trama, ma un narratore alquanto singolare: la morte, che si personifica ed entra a forza nella vita della giovinetta, con lo scopo di assistere allo svolgersi delle sue giornate. Giornate difficili, anche se accanto a lei ci sono Rosa e Hans Hubermann, suoi genitori adottivi, a cui la madre l’ha affidata prima di darsi alla fuga, perché considerata ‘comunista’.
Nel giovane cuore di Liesel è rimasto il triste ricordo della morte del fratellino, compiutasi durante il viaggio per raggiungere Molching, cittadina in cui la piccola trova rifugio e comprensione.
Superare quel dolore non è facile per la bambina, ma lo fa grazie alla passione che sviluppa per i libri e per la lettura in genere. Il suo primo libro è un manualetto, caduto dalle tasche di uno dei becchini, durante la sepoltura del fratellino. Liesel non sa leggere, ma a insegnarglielo sarà Hans, il suo amorevole padre affidatario, senza lavoro, in quanto non iscritto al Partito Nazista.
“Liesel scambiò una strizzatina d’occhio con Papà e finì di mangiare la minestra. Come sempre, aveva accanto uno dei suoi libri. Non poteva negare che la risposta alla sua domanda fosse stata più che esauriente…”
Ed è fra eventi quotidiani, vissuti in compagnia di Rudy, amico di avventura e suo vicino di casa, che le giornate di Liesel trascorrono ordinatamente, per quanto possibile, perché sulla vita della comunità di Molching, aleggia l’ombra, che non è soltanto un’ombra, del regime nazista.
Sono vari gli episodi che costellano la narrazione di Storia di una ladra di libri.
Uno per tutti: il vilipendio e i soprusi che deve subire un povero vecchio, colpevole soltanto di essere ebreo, che suscitano in Hans il bisogno di difenderlo, motivo per cui il suo nome sarà annotato quale nemico del nazismo.
In compagnia di Rudy, Liesel dovrà partecipare alle giornate dedicate alla Gioventù Hitleriana, cosa questa non troppo gratificante per la bambina, perché il suo tempo vorrebbe dedicarlo alla sua unica passione: la lettura.
Durante una cerimonia in onore di Hitler, i nazisti fanno un rogo di libri considerati ‘inquinanti’ per l’ideologia nazionalsocialista. Perché nella Germania del Fuhrer, un paese diviso fra coloro che seguono ciecamente il Fuhrer e fra quelli che vi sono costretti a farlo, è proibito leggere libri considerati ‘pericolosi’ per il regime.
“Ora si sentiva più a suo agio. Per qualche prezioso istante si aggirò nella stanza, in cerca di un titolo che la colpisse. Pensò persino di prenderne più d’uno, ma decise di non modificare ciò che era diventato una sorta di metodo: per ora, le occorreva un libro solo. Esaminò gli scaffali e attese. L’oscurità saliva dalla finestra dietro di lei. L’odore di polvere e di furto aleggiava in sottofondo, quando lo vide…”
In un momento di distrazione dei soldati, Liesel ‘ruba’ un libro che sopravvive alle fiamme, su cui appunta le parole nuove, imparate da un abecedario regalatole dal suo patrigno.
Nel frattempo, nella narrazione interviene un nuovo personaggio con cui Liesel stabilirà un legame autentico e profondo. Max è un giovane ebreo scampato alla violenza della Notte dei cristalli, e troverà rifugio nella cantina umida degli Hubermann. Tale gesto comporta un serio pericolo per la famigliola, ma Hans glielo deve al giovane ebreo, in quanto suo padre, durante la Prima guerra mondiale, gli ha salvato la vita.
Inevitabile, fra Max e Liesel nasce una bell’amicizia, arricchita dal comune interesse per la lettura, che si fa intermediario, al fine di alleggerire l’isolamento in cui Max è costretto per sottrarsi al controllo della Gestapo.
E, sempre attraverso la lettura, Liesel lo aiuterà anche a superare la difficile e perniciosa malattia, di cui Max rimane vittima.
I libri, di cui Liesel entra in possesso, sono presi in prestito dalla casa della moglie del sindaco che, in un primo incontro fra le due, invita la piccola a visitare e a servirsi della propria biblioteca, un tempo appartenuta al figlio, ormai disperso in guerra.
Ma, quando il sindaco apprende del legame che la moglie ha intrecciato con la ragazzina, le proibisce la frequentazione; a seguito della quale, Rosa, la matrigna di Liesel, perde il posto di lavoro occupato presso l’abitazione del sindaco.
Ma la bambina, in gran segreto, continuerà a raggiungere ancora quella casa, per procurarsi nuovi libri.
Il suo, non è un ‘rubare’ fine a se stesso, il suo intento è quello di salvare i libri dalla distruzione e dalla negligenza di coloro che non apprezzano il piacere che si ricava dalla lettura.

Ma Liesel, il ‘vizio di leggere’, lo deve tenere ben nascosto, perché i controlli dei soldati nazisti sono capillari; un episodio, più di altri, è emblematico e ben evidenziato nel libro, al fine di mettere in luce il controllo assoluto messo in atto dalla Gestapo.
Accade che un gruppo di militari nazisti ispeziona la cantina degli Hubermann, naturalmente la tensione è alta in quel momento, per il timore che la presenza di Max venga scoperta: ma di lui, fortunatamente, non c’è traccia, perché nel frattempo si è nascosto in altro luogo della casa.
Percepito il grave pericolo, non solo per sé, ma anche per gli Hubemann, Max, per evitare di crear loro ulteriori rischi, abbandona l’abitazione.
Intanto, in seguito al drammatico sviluppo bellico, è inevitabile una maggior richiesta di uomini, pronti a combattere per il Reich, e Hans è fra questi.
Chiamato alle armi per raggiungere il fronte, sopravvivrà, ma ferito dall’esplosione di una bomba perde un braccio e viene rimandato a casa.
Inarrestabile, la guerra continua, e dopo poco, terribili bombardamenti si abbattono su tutta la Germania.
Anche la cittadina di Molching non è esente dalla distruzione, distruzione che annienta gran parte della comunità, fra cui alcuni componenti della famiglia Hubermann.
“Qualche giorno prima di Natale ci fu un’altra incursione aerea, ma sull’abitato di Molching non caddero bombe. Secondo i notiziari radio, la maggior parte erano finite in aperta campagna. L’evento più significativo accadde nel rifugio dei Fiedler. Arrivati gli ultimi, tutti sedettero con solennità, in attesa…”
Libro coinvolgente, in cui la storia di una nazione intera si intreccia a quella della protagonista, Storia di una ladra di libri è romanzo di cui assaporare ogni parola, senza abbandonare la lettura neppure per un istante.
Perché è proprio la lettura, come un mantra che scorre lungo il filo della narrazione, ad assumere grande valenza attraverso la figura di Liesel, una bambina che trova la salvezza nelle parole nascoste fra le pagine dei libri, parole che si fanno balsamo per la sua anima dolente.
In momenti tragici, come quello dello sterminio nazista, in momenti in cui è necessario andare oltre, la ragazzina utilizza le parole come un talismano, perché danno uno scopo sia alla propria vita come a quella altrui. È tramite la lettura, infatti, che tiene in vita un ebreo, il quale, grazie alla generosità dei genitori di Liesel, si salva dalla violenza nazista. Liesel si crea un proprio mondo fatto di quelle parole che le danno la forza necessaria per superare i momenti dolorosi della sua giovane esistenza.
In origine, il libro è stato pubblicato con un diverso titolo: La bambina che salvava i libri, in seguito, l’autore lo ha modificato, forse perché Storia di una ladra di libri colpisce maggiormente l’immaginario del lettore, oltre a essere indubbiamente più intrigante del primo.
Sono pagine struggenti, quelle rimandate dalla narrazione di questo piacevole ed educativo romanzo, arricchito da una veste grafica singolare, con inserimenti di disegni sottotitolati.
Romanzo originale, di sicuro impatto emotivo, è colmo di un pathos pronto a svelarsi ad ogni pagina.
È libro che aiuta a capire quanto le parole siano importanti nella vita, anche per dare spazio ai propri sogni, così come è stato per Liesel, al fine anche di trovare un po’ di sollievo di fronte alle brutture della vita.
Ma, il fine ultimo e prioritario del romanzo, in questi tempi difficili, dove le ingiustizie, legate all’inutile e inesistente concetto di ‘razza’, è fare memoria di ciò che è stata la Storia, e degli insegnamenti, pur nella drammaticità dei suoi risultati, che ne sono pervenuti.
Quindi, per non dimenticare: questa, forse, è la vera essenza del libro.
“La luce era ancora arancione, ma non più splendente come prima. Le mani di Liesel provarono la loro ultima stretta sul davanzale di legno, avvertì l’ultimo senso di vuoto allo stomaco e l’ultima fitta di dolore quando i piedi piombarono sul terreno…”
Written by Carolina Colombi