“La crisalide e la croce” di Rosalba Vangelista: l’uomo può sopportare il dolore senza impazzire?

C’è questa cosa che mi riprometto sempre di non fare: leggere horror.

 

La crisalide e la croce

Stare lontana da tutto ciò che può farmi rimpiangere la scelta di vivere da sola, perché diciamocelo chiaramente: negli horror le cose non finiscono mica tanto bene per chi è in casa da solo di notte.

Ma finisco puntualmente per comprare un altro Jeffery Deaver, per acquistare l’ennesimo thriller dove tutte le vittime sono donne e vivono sole. Un po’ di tempo fa, dopo aver letto Quelle belle ragazze, mi ero ripromessa di non leggere mai più romanzi che facessero del male immotivato alle donne: la violenza di genere è diventata un espediente letterario facile e rapido per mandare avanti ogni trama, ma fa del male alla società.

Non lo dico io, ma Laura Tanner, autrice di Intimate Violence: Reading Rape and Tortune in Twentieth-Century Fiction. Però mi è capitato tra le mani un raccontino horror, in cui le vittime sono donne e la scrittura è divina: ho iniziato a leggerlo questa mattina, mentre cercavo disperatamente della caffeina in una dispensa vuota. Dopo poche righe, il (non) caffè è passato in secondo piano e la storia mi ha conquistata.

Jess è una detective che lavora con Connor. Stanno indagando su un caso particolarmente trucido, dato che il (o la) killer ha trovato un metodo a dir poco spiacevole di mettere in mostra le proprie vittime: le crocifigge e adorna il tutto con un paio di farfalle. Le vittime sono tutte sordomute e gli omicidi fanno venire i brividi. Occorre trovare un modo di porre fine a tutto questo, ma come fare i conti con un killer completamente fuori di testa?

In una quarantina di pagine, Rosalba Vangelista, autrice de La Crisalide e la Croce, sviluppa una storia fatta di sottotrame, percorsi di crescita interiore e personaggi complessi. In poche pagine fa quello che solo chi ha davvero letto una marea di libri può fare: creare un piccolo capolavoro che dimostra che Rosalba sa il fatto suo.

Le ferite interiori sono le vere protagoniste di questa storia: sì, c’è una trama, e sì, ci sono delle vittime il cui assassino è ignoto, ma non è questo il punto. Il punto è ben più articolato e profondo: fino a che punto l’animo umano può sopportare il dolore senza impazzire? E cos’è la pazzia? Quanto possiamo sperare di riappropriarci della nostra vita, dopo che un dolore immenso ce l’ha distrutta?

Rosalba Vangelista

Mi sembra importante sottolineare due cose: leggo molti autori selfpublished e ne apprezzo pochi. Non parto dal presupposto che se è un self sarà sicuramente una schifezza, eppure mi trovo spesso a provare un profondo disappunto nei confronti dell’editing che non c’è o di una trama senz’anima.

La stessa cosa, però, vale per tanti piccoli editori le cui pubblicazioni sono curate in modo discutibile, se non addirittura buttate in pasto agli stampatori senza alcun lavoro sul testo. In questo caso, però, il testo di Rosalba mi ha conquistata: un editing accuratissimo, un’impaginazione impeccabile e una notevole modestia nell’approcciarmi su Facebook per chiedermi se avessi voglia di recensire il suo racconto. Sono felice di aver avuto modo di imbattermi in questa bella persona e nelle sue storie, che continuerò a leggere.

Concludo dicendovi una cosa importante: il racconto può essere letto gratuitamente sia sul sito dell’autrice che su Amazon. Che dite, lo merita un download? La mia risposta è sì.

 

Written by Giulia Mastrantoni

 

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Recensione “Quelle brave ragazze”

Recensione Laura Tanner

 

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