“Fiabe di Natale” di Guido Gozzano e Francesca Sanzo: il senso del Natale e l’umana debolezza di ogni tempo

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Un piccolo libretto tutto bianco come la neve su cui si staglia un’immagine fanciulla, per fare spazio a due fiabe natalizie, una di Guido Gozzano (1883-1916), l’altra di Francesca Sanzo, autrice bolognese impegnata da tempo nel campo della scrittura e della comunicazione digitale.

Fiabe di Natale

Non nuova alle pubblicazioni, la Sanzo ha già dato alle stampe Narrarsi ondine, come fare personal storytelling, con Area51 nel 2014, poi nel 2015 102 chili sull’anima e nel 2016 A due passi dalla meta, editi entrambi da Giraldi. A novembre di quest’anno è uscito, invece, Fiabe di Natale, pubblicato da Graphe.it.

Nella stessa collana Racconti di Natale, sono finora stati pubblicati: Carlo Collodi-Eleonora Mazzoni; Grazia Deledda-Daniele Mencarelli; Camillo Boito-Patrizia Viali; Matilde Serao-Giulio Laurenti.

In apertura ci accoglie la Lauda del Natale, risalente al XIV secolo, di autore ignoto, di tenore popolaresco, subito seguita dalla fiaba Il Natale Di Fortunato, di Guido Gozzano, tratta da Adolescenza, I, 1, 25 dicembre 1910. Più ampia, poi, a seguire, la fiaba della Sanzo, intitolata Il Natale di Amalia.

Gozzano ambienta la sua fiaba universale in unOggi che l’ala della pace cristiana sembra sfiorare la terra”, quando un povero contadino di nome Fortunato, con tanti figli piccoli da sfamare, è disposto, infine, a violare la santità del Natale e accettare uno strano lavoro, pur di dare sostentamento ai suoi piccoli, pensando che, in fondo, Dio, che vede, perdonerà.

La vita grama conosce un insperato cambio di fortuna, così come delle abitudini e, infine, del carattere del contadino. Gozzano ci mostra come facilmente si può indurire il cuore, scordare il passato. Ma rapidamente cambia di nuovo la sorte di fortunato, incapace di tener fede alle sue promesse; ecco che l’autore pone di fronte al lettore un insegnamento di fondo: che nessuno mai scordi, nel bene, quanto è stato duro patire e sappia riconoscere il bisogno negli altri.

Questo accadeva quando Gesù compariva sulla terra in misteriosi sembianti e visitava la campagna e sostava alle soglie per ammonire gli uomini. E così accade ancora.

Francesca Sanzo ci racconta il Natale della signora Zaniboni, bolognese, moglie del noto e apprezzato medico soprannominato “il professore del ginocchio”. Un donna poco oltre la sessantina, tutta dedita alla famiglia e alla casa, attenta a ogni dettaglio, dotata di estremo senso del gusto e dell’armonia.

Madre di due figli dal brillante percorso accademico, entrambi, maschio e femmina, trasferitisi all’estero per lavoro. Lei li attende ogni anno, per Natale, per celebrare, secondo i suoi ritmi, schemi e riti, il “suo” Natale.

Le piace l’ordine e sceglie sempre la luce. Amalia, tra tutti i tipi di luce predilige e la luce che si moltiplica ovunque durante il periodo natalizio. Coi suoi preparativi e gli allestimenti scenografici elaborati e curatissimi, sente che anche lei fa parte di una tradizione e che Natale non sarebbe Natale senza il suo prezioso contributo di luce.

Guido Gozzano – Francesca Sanzo

Tutto sempre così, perfetto, ogni anno. Ma non quest’anno, quando una nuova famiglia del condominio, nella scala di fronte, osa rompere l’armonia coi suoi eccentrici, festosi, coloratissimi addobbi, altamente dissonanti con i suoi, preparati con estrema cura e attenzione all’ambiente circostante, all’armonia.

Disappunto, fastidio, rabbia che cresce. Ho lavorato tanto per il mio Natale che mi sembra giusto che possa godermelo. Aspetto. Accendo domani!

Così Amalia decide di affrontare gli sfrontati vicini affinché l’obbrobrio sia levato, parla di decoro condominiale, inquinamento visivo, riscontrando un giustificato disappunto e tornando a casa con un niente di fatto.

Cerca l’alleanza dei condomini, ma nessuno trova i decori della famigliola così offensivi, anzi, vengono considerati con simpatia e fatti a misura di bambini. Amalia non riesce proprio a trattenere la rabbia che continua a covare, mentre altri contrattempi continuano a ritardare l’accensione delle sue straordinarie luminarie, finché escogita un piano affinché nessuno la possa privare della sua personale e precisissima felicità, effimera e con beffa finale, ma comunque sua.

Una favola moderna con tutto il gusto del Natale e delle umane frenesie di ogni giorno, della normalità e delle piccole e grandi manie che, spesso, cercano di colmare i vuoti dell’animo.

Pagina anche garbatamente critica e ironica, quella della Sanzo, ma a tratti saggiamente bonaria, sempre godibilissima.

E allora, con queste fiabe non posso che augurare a tutti buona lettura e buon Natale!

 

Written by Katia Debora Melis

 

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