Donne contro il Femminicidio #35: le parole che cambiano il mondo con Paola Minussi
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno per “Donne contro il Femminicidio” di Paola Minussi, comasca, fondatrice e presidente della “Women in White – Society” associazione che si occupa di fare rete tra donne per valorizzare la cultura e il pensiero femminile nella società; musicista concertista; docente di chitarra presso la Musikakademie di Basilea. Da sempre attiva nel volontariato, è stata per anni responsabile della sezione di Como dell’associazione “Genitori si diventa“.
Femmina
Uno dei due sessi, insieme al maschio, nelle specie che utilizzano la riproduzione sessuata. Femmine e maschi sono diversi. La loro diversità è biologica. Le bambine hanno la patatina e i bambini il pisellino, alle ragazzine cresce il seno, ai ragazzini cresce la barba. Siamo diversi uomini e donne. Ma questa diversità biologica non deve diventare una gabbia di genere dal quale fare derivare tutta una serie di considerazioni che associno necessariamente il genere a gusti, atteggiamenti, comportamenti, professioni, modo di relazionarsi e caratteristiche già definite.
Femminismo
Una parola, un movimento che ha segnato una tappa fondamentale nel cammino per la parità di genere e per i diritti delle donne. Grazie al femminismo noi donne abbiamo fatto sentire le nostre voci e abbiamo reclamato i nostri diritti in un momento storico ben preciso, che è stato di rottura e che ha aperto una nuova era. Sono e mi sento profondamente grata al termine femminismo e al movimento femminista. Sono figlia di quel movimento. Tuttavia, penso che oggi, grazie a quello che è stato il femminismo storico, possiamo proseguire nel cammino intrapreso e guardare avanti, forti delle conquiste ottenute, ma sempre vigili e presenti nel percorrere la strada per quella che chiamerei ora una battaglia di civiltà. Reclamo pari diritti e pari dignità per ogni essere umano, mi sento non più solo femminista ma paladina dei diritti di ogni donna, di ogni uomo e di ogni essere umano. E mi piace credere che, forse, superando tale definizione, potremo coinvolgere ancora di più donne e uomini in una società più giusta: perché solo uniti e insieme potremo davvero cambiare il mondo e perché non ritengo che le etichette (alla lunga) abbiano mai allargato prospettive e orizzonti.
Parola odiosa che, entrata nel nostro linguaggio solo negli anni ’90 con l’accezione contemporanea, discrimina anche nella violenza, ancora un volta, donne e uomini, ponendo l’accento e l’attenzione sul genere e sulla profonda asimmetria dei rapporti, in un dualismo vittima-carnefice inaccettabile. Trovo questo termine orribile.
Educazione sentimentale
Qui la parola chiave è, secondo me, educazione, certamente ai sentimenti e alle emozioni ma, soprattutto, alla diversità e al rispetto della differenza, quale essa sia. La chiave di volta per combattere la violenza di genere, ma non solo, è educare bambine e bambini, ragazze e ragazzi e persone adulte di ogni età (mi piace pensare che non sia mai troppo tardi!) al rispetto delle differenze, di cui la differenza di genere è solamente una, la più visibile ma non l’unica. Tutti i nostri sforzi educativi dovrebbero essere volti ad accettare ogni singolo individuo, femmina o maschio che sia, come un essere unico, irripetibile e imprevedibile e, quindi, non etichettabile nel suo essere solo per il fatto di essere femmina o maschio. Certo, questa cosa rende le nostre vite e i nostri rapporti più complessi e meno prevedibili? Facciamocene una ragione e abituiamoci a essere sorpresi. La vita è sorprendente.
Written by Emma Fenu
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