Intervista di Emma Fenu a Gavino Puggioni: il senso della parola e del verso del poeta e scrittore sassarese

“Avevo da bambino/ il cuore pieno di gioia/ che mi donava luci/ fin dal mattino/ […] Da adulto nell’orlo del tempo/ immerso nella vita e nel lavoro/ a consumare giorni, forse me stesso/ per adombrarmi di minimo decoro/ […] Ascolto e leggo di tragedie/ umane -quotidiane- / e allora ritorno a me/ a quell’io bambino/ quando il mio mondo/ era ancora un puntino/ e sognavo… ” – Quando e Ora, –  Gavino Puggioni

Gavino Puggioni

In un atomo intriso di male, un passero solitario sceglie di essere “usignolo di emozioni al tramonto“. In realtà, Gavino Puggioni, poeta e scrittore sassarese nato a Porto Torres, non sceglie, ma meramente esiste, lasciandosi creare e modellare dal verso.

Le piume dell’usignolo si tingono del blu del mare fino a diventare trasparenti, in un gioco fra l’essere e il non essere, fra il senso e l’oblio. Consapevole della tragedia consumata nella Storia, dell’ingiustizia e del disinganno che trucidano “fanciullini” immolandoli in infiniti olocausti, il poeta urla il proprio disperato canto.

Eppure, fra versi crudi, senza tentativi di eufemismo, la luce della speranza scalda il cuore in notti illuminate dalla luna, in cui ci si sente in bilico, fra “le falesie dell’anima“, in cerca della memoria, del tempo segnato dal fiorire dei mandorli. Perché “la memoria è vita“.

Non ho sotterrato la memoria/ che veglia su di me/ pegno d’amore/ per una vita semplice/ dedicata a tutto/ piena di niente” – Ho sotterrato pietre, Gavino Puggioni

Scrittore dalla giovanissima età di 18 anni, Gavino Puggioni ha pubblicato varie sillogi di racconti e poesie ed ha ricevuto numerosi premi nazionali ed internazionali, essendo inserito in famose antologie. Ha collaborato con quindicinale di politica e cultura “Il Sassarese” e con la  rivista “La Frisaia”. Ricordiamo due sue raccolte: “Nelle falesie dell’anima” e “Afonie indispensabili. Incontri di – versi“.

 

E.F.: Perchè hai bisogno di poesia?

Gavino Puggioni: Ho avuto sempre bisogno della poesia e, solo adesso, in età più che avanzata, mi sto accorgendo quanto lei, la Musa, abbia accompagnato questo mio viaggio terreno, comprendendo in questo anche il lavoro. Non che io scrivessi lavorando, ma posso affermare, conoscendo vita e costumi altrui, in una babilonia di contatti umani e sentimentali, che quell’immergersi quotidiano nei fatti e misfatti non gravi di altre persone, quali clienti, capi area e direttori commerciali, mi ha permesso, a posteriori, di ripensare a quelle essenze, incontrate per lavoro, in chiave poetica. Quest’ultima, secondo me, sa aprire tantissime porte, sfiorarne l’accessibilità e godere di colloqui che, da materiali, divenivano, pian piano, immateriali. Ecco, quel bisogno si è impadronito di me, anche per i motivi sopracitati e non solo, ovviamente.

 

E.F.: Come è nata questa tua passione?

Gavino Puggioni: Non credo alla poesia come passione, ho sempre creduto che la poesia, tutta, sia nata con l’uomo, col suo pensare, con la sua predisposizione alla natura, alle cose belle, alle cose tristi, per cui, per me, è “cosa” naturale. Fin dalle scuole medie, e non è che ne abbia frequentate molte altre, dopo, ho letto tantissimi libri di autori italiani e stranieri i quali, ne sono convinto, mi hanno lasciato “segni” profondi e di questi, il mio Alter Ego, si è impadronito facilmente, obbligandomi, quasi, a dargli risposte, tramutate, poi, bene o male, in poesia.

 

E.F.: Quindi, a tuo avviso, l’uomo ha, da sempre, bisogno di poesia, quale connotato imprescindibile della sua stessa natura?

Gavino Puggioni

Gavino Puggioni: La poesia tonifica e trasforma l’animo dell’uomo, gli dà quel coraggio che ad altri manca, lo rende umano, gli dona libertà, lo fa viaggiare in luoghi che altri nemmeno sognano, gli restituisce, se mai ne avesse bisogno, quell’Amore per l’Infinito, per il Senso della Vita, ormai sperduti in deserti di ignoranza civile e di crudele indifferenza. La Poesia fa crescere l’Uomo e l’Umanità!

 

E.F.: La poesia è anche rivoluzionaria?

Gavino Puggioni: La poesia è anche rivoluzionaria, perché no? Mi viene in mente, subito, quel famoso acronimo di Gabriele D’annunzio, MAS, “memento audere semper“, quand’anche lui, con le sue liriche, ne sfidava la classicità, andando a rivoluzionare stili e componimenti, parole e versi, che a molti apparivano “strani”, mentre essi contenevano e contengono il suo spirito ribelle, eppure delicato, quando li dedicava alle sue donne amate.  Sono molti i poeti rivoluzionari: Olindo Guerrini, i Futuristi, il cubano Nicolàs Guillen, la poesia negra e afroantilliana, il nostro Paolo Dorigo, P.A.Bertoli, con il suo dolore rivoluzionario, e non può esser dimenticato Hazim Hikmet, la cui poesia è intrisa di rivoluzione dell’anima e del corpo, dove ogni verso diventa un urlo.  Sì, la poesia è rivoluzione… senz’armi, ma tale è!

 

E.F.: Credi che le parole cambieranno il mondo?

Gavino Puggioni: Senza la parola il mondo è vuoto, simile ad un immenso cratere dentro il quale nulla più è, e quel silenzio fa e farà tanto rumore. La parola, come quella spesa oralmente dagli antichi aedi greci, è servita sempre ad avvicinare l’uomo alla realtà, a coinvolgerne sentimenti e propositi, siano essi stati buoni o cattivi, ma è servita eccome! E oggi serve di più. Se non si parla non si comunica, si perde fiducia e stima reciproca, non si crea: non servono più gli splendidi isolamenti albionici. Bisogna guardarsi negli occhi, stringersi la mano, abbracciarsi e… la parola sarà il nostro mondo.

 

Written by Emma Fenu

 

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