Rock Contest 2017: l’intervista al direttore artistico Giuseppe Barone
“La musica infine, l’unificatrice – niente di più spirituale, niente di più sensuale, una divinità, eppure completamente umana – che avanza, prevale, occupa il posto più alto; capace di dare, in certe contingenze e campi, ciò che null’altro saprebbe dare.” – Walt Whitman

La 29^ edizione del concorso nazionale per gruppi musicali emergenti “Rock Contest” ha prorogato la data di scadenza dal 30 settembre al 6 ottobre.
Il Rock Contest è organizzato da Controradio e Controradio Club in collaborazione con Comune di Firenze, Regione Toscana e SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori, e la new entry Sugar Music new che si è distinta come importante realtà discografica ed editoriale indipendente italiana che lo scorso anno ha firmato uno dei finalisti in gara: i Manitoba.
Il concorso si svolgerà a Firenze il primo novembre e la finale è prevista per il mese di dicembre presso l’Auditorium Flog.
Oggi ho il piacere di intervistare il direttore artistico del Rock Contest, Giuseppe Barone (1966). Musicista e produttore, Barone è voce e chitarra in The Subterraneans e Subterraneans Beatnik Club; basso, sintetizzatori e chitarra in Valvola e Dj Spectra.
Dal 1994 al 1998 è stato il fonico e produttore presso il ‘Bunkerhaus Studio’ (Firenze). Dal 1996 al 2006 è stato il fondatore, direttore artistico, produttore dell’etichetta discografica ‘S.H.A.D.O. Records’. Dal 1998 al 2004 – Socio e produttore con Giacomo Fiorenza nel Centro di Produzione Musicale “Alpha Earthbase”. Dal 1999 ad oggi responsabile della programmazione musicale dell’emittente radiofonica Controradio (FI). Dal 2002 ad oggi direttore artistico (con Ernesto de Pascale fino alla sua scomparsa) del Rock Contest di Controradio.
A.M.: Ciao Giuseppe, ti ringrazio per la disponibilità e… benvenuto su Oubliette Magazine. Siamo giunti alla 29 esima edizione del Rock Contest e possiamo affermare che sia uno dei contest di musica indipendente più longevi in Italia. Com’è nata l’idea?
Giuseppe Barone: Negli anni in cui nacque (1984) a Firenze si viveva il boom del Post Punk e della New Wave, gli albori della attitudine “do it yourself”. C’era un gran fermento, un gran numero di band e pochi locali per esibirsi. A Controradio, sulla scia delle “battle of the bands” dei college americani venne l’idea di lanciare questo concorso che in una seconda fase divenne nazionale. Da quegli anni tutto è cambiato, tranne la necessità dei musicisti esordienti di trovare palchi qualificati su cui esibirsi e l’esigenza di giungere nel modo più veloce possibile alle orecchie degli addetti ai lavori.
A.M.: Le iscrizioni del Rock Contest ormai sono in scadenza, puoi fare una stima delle partecipazioni? Hai notato un numero maggiore rispetto alle edizioni passate?

Giuseppe Barone: Abbiamo prorogato il bando fino al 6 ottobre per le numerose richieste che abbiamo ricevuto. Sai, la partecipazione è sempre molto, molto numerosa (di solito siamo sugli 800 iscritti). È un segnale che, in barba alla crisi della discografia, la scena musicale è davvero molto, molto attiva.
A.M.: Qual è la regione italiana che maggiormente partecipa alle selezioni? La Toscana?
Giuseppe Barone: La Toscana è ovviamente ben rappresentata, come anche il resto del nord e del centro Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Lazio). Il meccanismo del contest è comunque strutturato in modo di non agevolare oltremisura i partecipanti toscani, basta guardare le finali delle scorse edizioni.
A.M.: Quali sono i criteri di scelta della Giuria del Rock Contest? Originalità? Orecchiabilità? Presenza scenica?
Giuseppe Barone: In una prima fase (da demo), le canzoni, l’efficacia delle composizioni, la coerenza della proposta artistica, la riconoscibilità del concept. Poi c’è la fase live, lì si tratta di avere le capacità di portare le canzoni sul palco, non tanto la tecnica quanto l’efficacia nel comunicare, il carisma sul palco. Poi sai, le variabili sono tante…
A.M.: Puoi spendere qualche parola per le band che in tutti questi anni sono state scartate dalla giuria? Ed è mai capitato che una band indie da voi scartata abbia poi ottenuto riconoscimenti alternativi?
Giuseppe Barone: In realtà la scelta dei 30 che accedono ai live non ha mai visto esclusioni “pesanti”, ed anche le fasi live riescono a selezionare bene le band rispetto alla maturità artistica, poi è chiaro che il meccanismo impone una selezione e serate particolarmente difficili possono lasciare indietro qualche progetto valido. Fino ad oggi i semifinalisti ed i finalisti sono sempre stati una buona fotografia dello stato dell’arte.
A.M.: Non voglio addentrarmi in polemiche varie sui Talent Show presenti in Italia e nel Mondo. Però vorrei chiederti quali sono i punti di distacco tra il Rock Contest ed un Talent Show a caso?

Giuseppe Barone: I talent creano più che altro personaggi televisivi, mentre non riescono a scoprire e supportare artisti che abbiano un qualche riscontro nelle sale da concerto o nella discografia. In più il rischio per l’artista di essere snaturato e “bruciato” da quel meccanismo è enorme. Non è un caso se proprio i talent ora stiano inseguendo la “nostra” scena cercando di ricostruire una credibilità.
A.M.: Il Rock Contest 2016 è stato vinto dalla band Handlogic: questa importante vittoria è stata di supporto per la loro carriera musicale?
Giuseppe Barone: Beh, con il premio hanno realizzato due videoclip promozionali e stampato l’ep d’esordio. Grazie a quello ed alla visibilità data dal contest sono stati ospiti di importanti trasmissioni radiofoniche (RAI Stereonotte, Babylon e molte altre) e hanno intrapreso un lungo tour che li ha portati da Trento a Siracusa, hanno partecipato al MI AMI Festival 2017, oltre ad aprire per band storiche come i Primal Scream. Direi che non è poco. Dalla stessa edizione i Manitoba sono stati accolti nella scuderia di Sugar Music (l’etichetta di Motta, M+A, ma anche Negroamaro o Malika Ayane). Da questa edizione l’attenzione che Sugar dedica alla manifestazione è sancita da una vera e propria partnership.
A.M.: In chiusura mi piacerebbe sapere quali sono le novità sui Premi dell’edizione 2017.
Giuseppe Barone: Per questa edizione il monte premi in palio è davvero interessante, ai consueti premi del contest (2.000 € al primo classificato, 5 giorni presso il Sam Recording Studio al secondo e la menzione Premio Ernesto de Pascale per la miglior canzone in italiano) si aggiungono 3.000 € per il Premio Fondo Sociale Europeo (offerto da GiovaniSì di Regione Toscana alla canzone che meglio fotografa istanze giovanili), 2.000 € alla migliore composizione tra gli iscritti SIAE, più gli EPK per i finalisti offerti da Indie-Eye. Ma quello che è molto importante, oltre ai premi, e l’enorme visibilità di cui i gruppi o i solisti godono partecipando al contest, saperla sfruttare è un ottimo volano per l’inizio di una seria carriera musicale.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Giuseppe Barone: “Some people, they like to go out dancing/ other peoples, they have to work/ Just watch me now!” – Lou Reed, Sweet Jane
Perché anche la musica è lavoro.
A.M.: Giuseppe ti ringrazio per questa breve conversazione, e ricordo alle band e cantautori che ci leggono che la scadenza per partecipare al Rock Contest è stata prorogata al 6 Ottobre. Ti saluto con le parole di Leonard Cohen tratto da “Beautiful Losers”: “Do not be a magician – be magic!”
Written by Alessia Mocci
Info
Un pensiero su “Rock Contest 2017: l’intervista al direttore artistico Giuseppe Barone”