“Lo stupido che canta” de Il dEli: debutto da cantautore per il poliedrico artista piemontese trapiantato in UK
Lo Stupido che canta è il nuovo disco de Il dEli. Un lavoro estremamente variegato sia dal punto di vista dei temi trattati che della tecnica, oltreché della musica e degli strumenti utilizzati. I generi toccati fanno parte di un ampio ventaglio musical-culturale che propone un viaggio verso molte destinazioni sonore.
Piemontese trapiantato in UK, musicalmente e artisticamente per Il dEli, la “chiamata” arriva leggermente in ritardo, anche se c’è da dire meglio tardi che mai… L’avvicinamento totale, folgorante, quasi divino alla musica arriva nel 1992 con l’amore artistico spassionato per Roger Waters. Il cantautore, compositore e polistrumentista britannico ex Pink Floyd è mentore e guida per Roberto. Da quel 1992 le esperienze lavorative e artistiche si susseguono arricchendone il bagaglio oltremanica.
Dal 1995 in poi si annoverano le prime scritture musicali con il gruppo Atti di Vita, seguite dalle collaborazioni con Federico Sizzano, Les Enfants Sadique, Cyrus Gabrysch e Benjamin Bloom per arrivare al 2014, dopo circa due anni di stop per motivi lavorativi che non lasciano spazio alla musica, in cui Il dEli partorisce l’idea del Lo Stupido che canta.
Ad un concerto degli onnipresenti Gazzè-Fabi-Silvestri arriva l’illuminazione! Non c’è tempo di farsi domande né di cercare risposte, solo la voglia di Roberto di rendere reale la sua idea. Lo aiuterà il Maestro Alberto Brigandì, co-produttore dei brani, con il quale lavora due anni coadiuvato da un team di videomaker, musicisti, tecnici e molte altre figure che partecipano alla realizzazione del disco.
Che diciamolo, già dal titolo incuriosisce… Per l’analisi di questo lavoro voglio però partire dalle parole del diretto interessato:
“La scrittura di questo album è stata frutto di una necessità spontanea. Lavorando come musicista, mi sono trovato a mettermi sempre a disposizione delle band o degli artisti con cui lavoravo. A ottobre 2014 ho toccato il punto di saturazione e ho preso la decisione di comporre qualcosa solo per me. Ci ho messo dentro tutte le influenze che ho avuto fin da quando, da piccolo, ho iniziato ad apprezzare la musica.”
Queste parole racchiudono già tanto. Innanzitutto l’aver “messo dentro tutte le influenze che ho avuto” spiega la varietà di genere che tocca davvero dal pop all’indie, per poi passare al funk e molto altro. Ma leggendo questa dichiarazione tra le righe, viene da pensare come Roberto, solo dopo una grande somma di attività, esperienze, influenze abbia deciso di intraprendere un progetto così importante per un artista. Insomma non c’è stata fretta di voler subito un album personale, bensì un’attesa condita da studio, lavoro ed esperienze.
Un aspetto preponderante che emerge dall’ascolto dei testi è la non intenzione di voler affrontare e schierarsi su tematiche “importanti”. La passione, le emozioni che Roberto prova sono ciò che si tramuterà in parole per i suoi brani. Non c’è una ricerca certosina e dettagliata dei temi, ma una ricerca interiore di sensazioni.
Come lui stesso dichiara: “Creare qualcosa anche di facile ascolto, con melodie semplici”. Non c’è una volontà di strafare, di stupire, ma con la spontaneità della musica centrare il bersaglio.
Lo stupido che canta propone 11 brani, più una bonus track.
L’opener Viaggio sulla terra (The Earth) ha il sapore del rock anni 70, con una parte in italiano e una in inglese.
Ritmo incalzante e salto in una disco dance con il pezzo Crash.
Il contagioso reggae di London Sun è adatto ad una spiaggia con amici. Il relax di sapor latino di Una meta non ho apre alla successiva Blues d’amore, brano particolare che mixa blues e rock con elettronica, con un risultato intrigante da ascoltare con attenzione.
La bonus track Una sera invece chiude il disco e racchiude anche le parole de il dEli, essendo un brano piacevole, melodicamente semplice, fresco ma che fa sicuramente centro.
Menzione doverosa per il singolo di presentazione Stefania. Brano dedicato alla sorella, malinconico, struggente, mirato, ne è dichiarazione e descrizione in tutto il suo essere:
Il dEli, lo stupido che canta, tanto stupido non è. Il suo prodotto è l’addizione del suo lavoro, della sua voglia, delle sue passioni. Mescolare insieme tutto questo e riuscire a creare un buon album non è facile, ma sembra proprio che Roberto Deliperi ci sia riuscito.
Written by Riccardo Seghizzi