“Cattivissimo Me 3” di Pierre Coffin, Kyle Balda ed Eric Guillon: gli intermezzi anni ’80 meritano
Sei a un matrimonio e c’è un buffet prima del pranzo. Osservi il cibo: crocchette, olive, patatine, tramezzini, panini, pizza, torte salate, drink.

C’è di tutto e non puoi dire di non avere fame, allora inizi a mangiare, dicendoti “Solo una crocchetta”. Finisci per assaggiare tutto, fare il bis e sederti finalmente a tavola con un appetito pari a zero: ti passano davanti primi, secondi e dolci che hanno un aspetto meraviglioso, ma niente, è tutto troppo ormai.
Ecco, la terza puntata di Cattivissimo Me (diretto da Pierre Coffin, Kyle Balda ed Eric Guillon) è uguale: troppe sottotrame, troppe tematiche che si vorrebbero affrontare ma che si finisce con lo sfiorare appena.
Troppi personaggi e troppo poco pathos, per un film che inizia alla grande, ma davvero alla grande, e poi si perde. Scusate se vi deludo. Anch’io sono una fan accanita di film animati e dei fantastici Minion, ma questa volta non ci siamo.
Vorrei mettere i puntini sulle i: non sto dicendo di non aver apprezzato il film, ma mi aspettavo di più.
Gru e Lucy vengono licenziati dalla AVL: hanno fatto scappare, ancora una volta, Bratt, temuto cattivo in attività dagli anni ’80, e la AVL decide di tagliare le loro teste.
I due tornano a casa e trovano le bambine, sempre sorridenti e affettuose; insieme alle piccole, però, c’è anche un sedicente maggiordomo che annuncia a Gru l’esistenza di un fratello gemello.
Gru è dapprima incredulo, poi entusiasta: ha un fratello gemello! In breve, la famiglia si ritrova a casa del gemello di Gru, dove ne succedono di tutti i colori.
La trama è debole: dovrebbe parlare di un incontro tra due fratelli che si sono persi, ma non lo fa. Dovrebbe parlare del divorzio tra i genitori di Gru, ma non lo fa.

Dovrebbe parlare del fatto che il padre di Gru non è realmente morto, ma non lo fa.
In compenso, c’è Lucy che deve ancora imparare a fare la madre, c’è Agnes che scoprirà la non-esistenza degli unicorni, c’è Margot che sta crescendo e poi ci sono i Minion, stanchi di essere buoni. Però tanti interrogativi vengono lasciati aperti e tante risposte sono cliché.
Il vero pezzo forte del film è la musica: gli intermezzi anni ’80 meritano, come pure il cammeo dei Minion in carcere. Alcune scene suscitano risa spontanee, ma nessuna porta davvero a raggiungere quel pathos che invece non mancava nelle prime due puntate della saga.
Insomma, è un film che sono felice di aver visto, ma che rivedrei solo per gli spezzoni ballati. Al contrario, non mi stanco mai di vedere Cattivissimo Me e Cattivissimo Me 2.
Written by Giulia Mastrantoni