Donne contro il Femminicidio #19: le parole che cambiano il mondo con Valentina Cardellini

Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.

Femminicidio

Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.

 Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.

Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.

Oggi è il turno, per “Donne contro il Femminicidio“, di Valentina Cardellini, nata nel 1990 a Bologna, ha sviluppato un forte interesse per le materie storiche e sociologiche. Al momento di sviluppare il progetto di Tesi di Laurea in Giurisprudenza ha optato per un lavoro che mirasse a sviscerare, giuridicamente e sociologicamente, un argomento di grande rilevanza attuale, ossia la violenza contro le donne. Ha deciso di rielaborare il testo rendendolo un saggio, intitolato “La Guerra dei generi” e edito con Elister Edizioni.

 

Femmina

Lei che ha le forme di donna, lei che ha un carattere tutto suo. A volte più dolce e delicato, altre più forte e fumantino. Desiderosa di spiccare il volo e vedere il mondo dall’alto, desiderosa di curare i propri affetti e costruire il proprio nido. Desiderosa di realizzarsi come persona, come professionista, come membro di una famiglia o di un altro gruppo – in certi casi scegliendo una strada su tutte, in altri invece cercando di conciliare ogni singolo percorso in un viaggio globale. Femmina è tanto, tutto insieme, mescolato, disgiunto, contraddittorio e lineare, talvolta anche connotata da elementi comunemente più maschiliFemmina è lei, ma potrebbe essere pure lui. Perché anche lui può avere un lato più femminile, a dispetto di tutto ciò che si potrebbe pensare a livello di storpiature e pregiudizi. “Femmina”, infatti, sono tante caratteristiche, ma così come nelle donne può esserci qualcosa dell’uomo, anche nell’uomo è possibile ritrovare sfumature femminili.

 

Femminismo

Valentina Cardellini

Credere nelle potenzialità delle donne difendendole strenuamente agli occhi della società. Rivendicando diritti e doveri, non necessariamente uguali a quelli degli uomini nel senso più stretto del termine, ma parificati nel loro riconoscimento e nella loro attuazione. Appoggiare una visione che non considera le donne “altro” rispetto all’uomo, ma che prende in esame donne e uomini insieme, come elementi biologici differenti ma uguali come soggetti inseriti nel tessuto sociale. Aprire le possibilità del mondo a tutti, non solo agli uomini ma anche alle donne – alle donne tutte, nelle loro estreme differenze di volontà, età, inclinazioni individuali, provenienze geografiche… Difendere le conquiste ottenute e lottare nel quotidiano battaglie di eguaglianza sociale per tenere sempre alta l’attenzione, fino a che, forse, un giorno, tali conquiste saranno finalmente assodate, e non ci sarà più bisogno di considerarle come fatti straordinari, spesso al limite, sul filo del rasoio, non ancora del tutto radicate.

 

Femminicidio

L’omicidio della donna perché donna. Perché madre, perché figlia, perché sorella, perché moglie, compagna, fidanzata, partner più o meno occasionale. E perché la donna – madre, figlia, sorella, moglie… –  ha detto “No”, perché è andata controcorrente… o, per meglio dire, contro la corrente del “proprio” uomo, cercando di dimostrare la propria persona e il proprio pensiero, solitamente in contrasto con quello dell’assassino. La prevaricazione ultima e finale, retaggio di una tragica “tradizione” storica, della presunta supremazia fisica e caratteriale dell’uomo sulla donna. La “rivalsa”, il “riscatto” criminoso, da parte del soggetto maschile ferito nell’orgoglio, trovatosi improvvisamente ostacolato e, conseguentemente, risoluto nell’eliminare definitivamente l’inatteso soggetto che a lui si è ribellato, come se l’omicidio potesse essere l’unica soluzione per dimostrare a se stesso di serbare ancora una qualche autorità sulla “propria” donna.

 

Educazione sentimentale

Avere rispetto dei sentimenti. Propri e altrui. Trattare l’altro come vorremmo essere trattati noi, nel bene e nel male, “nella buona e nella cattiva sorte”. Spiegarsi, anche a costo di perdere la voce. Moderare gesti e parole, perché le mani feriscono, ma anche una frase, un appellativo, un imperativo, un divieto o un diniego possono fare male. Passeggiare fianco a fianco senza tirare per un braccio né farsi tirare, ma camminando un po’ al proprio passo e un po’ al passo del compagno di viaggio, fino a trovare un ritmo condiviso. Utilizzare ragione e sentimento insieme, mai disgiunti, perché non c’è niente di più sentimentalmente educato di un cuore che sa e che riesce ad amare con pura intelligenza.

 

Written by Emma Fenu

 

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