Intervista di Emma Fenu a Laura Onofri: una delle fondatrici del movimento Se Non Ora Quando? di Torino
Laura Onofri, nata a Roma, ma torinese fin da bambina, è laureata in Giurisprudenza e ha sempre fatto politica, se per politica s’intende occuparsi della cosa pubblica e mettersi al servizio degli altri.
Convinta che le donne non debbano più sottrarsi alla responsabilità politica, perché non si può parlare di democrazia quando metà della popolazione rimane esclusa dalle scelte e dalle decisioni che riguardano l’intera collettività, ha militato come femminista. Ha fatto parte dell’Associazione “Di Nuovo” ed è tra le fondatrici del movimento “Se Non Ora Quando?” a Torino e la referente locale del Coordinamento dei Territori.
Laura Onofri è stata, inoltre, Consigliera del Comune di Torino e Presidente della Commissione Consiliare Diritti e Pari Opportunità della Città nella passata Consiliatura. Fa parte della Commissione Regionale del Piemonte per la realizzazione delle Pari Opportunità fra uomo e donna e del “Tavolo Più donne” nei CdA e nelle posizioni apicali. Collabora con “Amnesty International”, è socia della Camera minorile di Torino, ha fatto parte del Comitato “Firma con noi” che ha promosso la Legge Regionale d’iniziativa popolare sull’Istituzione dei Centri antiviolenza con case protette nella Regione Piemonte. Fa parte del Coordinamento cittadino contro la violenza alle donne del Comune di Torino e del Collettivo civico delle donne di Torino.
In merito al suo impegno con il movimento “Se Non Ora Quando?” la intervistiamo oggi, per conoscere le premesse da cui la sua passione nasce e gli obiettivi che persegue.
E.F.: Come e quando nasce “Se Non Ora Quando?”, il movimento femminile di cui è tra le fondatrici?
Laura Onofri: Non tutti sanno che il movimento “Se Non Ora Quando?” nasce in seno a “Di Nuovo”, un gruppo di donne di Roma, Milano e Torino che aveva elaborato un documento “La nostra Libertà” che iniziava così: “siamo un gruppo di donne diverse per età, professione e provenienza politica. Facciamo parte di quel vasto movimento di opinione femminile che ha reagito indignata al torbido intreccio di sesso e politica rivelato dai casi del presidente del consiglio e del presidente della giunta del Lazio. Si tratta di un movimento composito che si è manifestato nei modi più vari (appelli, documenti, lettere, blog) esprimendo giudizi anche contrastanti sullo stato attuale dei rapporti tra i sessi in Italia.”
E.F.: Cosa si evince principalmente dal documento da lei citato e dai primi incontri di gruppo?
Laura Onofri: Risulta chiara l’idea che l’Italia non è un Paese per donne e che le donne italiane hanno pagato in prima persona la stagnazione economica e politica degli ultimi decenni. Lo spreco sociale che la loro esclusione comporta è una questione nazionale di primaria importanza. Da queste riflessioni ed incontri nacque lo spettacolo “Libere” scritto e diretto per “Di Nuovo” dalle sorelle Cristina e Francesca Comencini e con due attrici eccezionali: Lunetta Savino e Isabella Ragonese. Questo spettacolo è un manifesto, una fotografia lucida e vera della condizione delle donne in quegli anni (2010). La forza del dialogo fra una donna che ha percorso le fasi del femminismo e una giovane è assolutamente dirompente.
E.F.: Quali furono le prime tappe di un movimento allora nascente?
Laura Onofri: Il 20 gennaio partì un appello che invitava uomini e donne a mobilitarsi per riportare al centro il tema della rappresentazione femminile e i diritti delle donne. Il 13 febbraio ci fu la più grande manifestazione degli ultimi 20 anni. Circa 200 piazze coinvolte in Italia, un centinaio in tutto il mondo: persone di ogni età e di schieramenti politici diversi, persone che, ci hanno confessato, non erano mai scese in piazza in vita loro, tutte insieme per dire basta ad una politica offensiva per le donne.
E.F.: In particolare, come si sviluppa “Se Non Ora Quando?” di Torino?
Laura Onofri: Anche a Torino, il piccolo gruppo di donne che aveva aderito a “Di Nuovo”, decide di fondare un Comitato: le adesioni di singole donne sono massicce, mentre decidono di non aderire associazioni storiche del territorio. Il lavoro di questi 6 anni è stato intenso, continuo, spesso molto faticoso e portato avanti con pochissime risorse economiche (le donne sanno creare cose eccezionali dal nulla…).
E.F.: Quali sono le principali iniziative che avete portato avanti?
Laura Onofri: “Adesso senza le Donne non si governa – Se crescono le donne, cresce il paese”: è una campagna sociale multimediale che ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Pubblicità Progresso ed è stata pianificata sulle emittenti nazionali e su molti media locali. Lo spot, nato da un video di Cristina Comencini, ricorda in modo semplice e diretto che “senza le donne non si governa”. Patti Smith ha regalato la sua canzone più bella “People have the power”, Claudia Pandolfi e Valentina Lodovini sono state le testimonial. La campagna, ideata e coordinata da Elena Rosa, è stata realizzata a Torino dalla “3D comunicazione” e dalla “Action Produzioni”, con la direzione creativa di Margherita Trezzi. “Se non le donne chi?”: è la manifestazione, in piazza Castello, per affermare che non c’è crescita, né democrazia, senza le donne: i loro interessi sono gli interessi del Paese. “Women’s Corner”: è la manifestazione, in piazza Carignano, per dare voce a tutte le donne inascoltate e per condividerne i problemi o per raccontarne le storie… e per dire che l’Italia non è un paese per donne e noi vogliamo che lo sia! “Gener-azioni”: è un progetto ideato per stimolare momenti di discussione e confronto sul tema della conciliazione e condivisione tra il lavoro extradomestico e quello di cura famigliare. “Donne con la A”: è una campagna con la quale abbiamo affrontato il tema del linguaggio come forma di discriminazione. Vorremmo che il linguaggio si adeguasse ai cambiamenti avvenuti nella società usando correttamente le “parole di genere” e riconoscendo l’importanza della differenza nel definirle.
E.F.: Siete stati presenti anche al Salone del Libro: a cosa ha portato tale esperienza?
Laura Onofri: Quest’anno abbiamo portato avanti due programmi: Il primo, dal titolo “A che punto siamo con gli stereotipi di genere nei libri di testo?”, proponeva una riflessione per verificare la presenza di stereotipi di genere nei libri di testo per la scuola primaria. Il secondo, dal titolo “Potere al Web Amico”, aveva come obiettivo quello di proporre un uso consapevole e corretto del web nel rapporto fra i generi. L’obiettivo e quello di catturare l’attenzione mostrando e dimostrando che diverse modalità di interazione non aggressive e paritarie tra i generi sono possibili e appaganti.
E.F.: Ovviamente non avete mancato di prendere posizione e di attivarvi concretamente contro la violenza di genere. Quali sono state le vostre principali iniziative in merito?
Laura Onofri: Il Comitato di Torino di “Se Non Ora quando?” ha sempre indirizzato la sua azione di contrasto alla violenza sulle donne partendo dal presupposto che questo dramma ha ragioni precise: prima di tutto una cultura sessista e maschilista che continua ad alimentare l’idea che una donna sia una cosa che possa essere posseduta o una funzione: madre, moglie, sorella, fidanzata, ma non una persona libera, che si autodetermina. Abbiamo iniziato ad occuparci di violenza contro le donne tanti anni fa, indirizzando la nostra azione sui modelli culturali e lasciando l’accoglienza e il sostegno alle donne vittime di violenza a tutte quelle realtà piccole o grandi che da anni affrontano questo fenomeno. Nell’ottobre del 2012 abbiamo organizzato la manifestazione “Mai più complici – Fermiamo la violenza sulle donne” che, oltre ad un convegno ampio ed articolato ed un ciclo di letture nelle piazze, ha avuto il suo momento più alto nella prima dell’atto unico di Cristina Comencini “L’amavo più della sua vita”. Successivamente, insieme al Salone Internazionale del Libro di Torino, abbiamo creato il progetto “Potere alla Parola”, che è nato dall’esigenza di recuperare il valore della parola e di farla diventare mezzo efficace per sensibilizzare i giovani e lavorare con loro sul tema della violenza contro le donne; progetto che è ormai giunto alla V edizione. La parola come strumento, come antidoto per restituire dignità e autorevolezza al linguaggio che spesso, quando si parla di violenza, o quando questo tema è oggetto della comunicazione dei media, è pieno di stereotipi, preconcetti e luoghi comuni che trasmettono una visione della realtà parziale o distorta. E la parola, nella sua veste poetica è stata il motore per cui, nel maggio del 2015, ha visto la luce la prima raccolta di poesie pubblicata dal nostro Comitato, dal titolo “Ma l’Amore No – Frammenti di un percorso amoroso”, curata da Maria Antonietta Macciocu e Stefano Vitale, con le illustrazioni di Albertina Bollati e la prefazione di Bianca Pitzorno.
E.F.: Quali progetti sono in fieri?
Laura Onofri: Per il prossimo anno abbiamo l’idea di realizzare un’iniziativa a largo respiro sul tema della maternità come libera scelta da punti di vista differenti: quello giuridico, quello culturale, quello psicologico e sociologico.
E.F.: Come vede, Laura, il futuro per le donne?
Laura Onofri: In Italia, ma un po’ in tutto il mondo (anche se con significative differenze da paese a paese), dopo un periodo particolarmente positivo per le battaglie legate alla conquista della parità e di pari opportunità in molti campi, stiamo assistendo ad un rallentamento se non ad un arretramento della forza propulsiva di quelle battaglie. Temi come la violenza domestica, la libertà di scelta sull’aborto, la prostituzione, la disoccupazione femminile la democrazia paritaria, hanno ancora bisogno di battaglie per affermarsi ed anzi per non perdere diritti che pensavamo acquisiti. Nella pièce “Libere” di Cristina Comencini, una giovane donna dice: “Ci avete educato alla libertà, al rispetto di noi stesse, siamo andate nel mondo piene delle vostre aspettative. Solo che fuori non ne sapevano niente e tutto andava nel solito vecchio modo.” Ecco la libertà femminile e l’autodeterminazione sono, finalmente, concetti che si sono affermati come assolutamente normali, naturali, specialmente fra le giovani, ma si scontrano ogni giorno con la società ancora pervasa da maschilismo, da discriminazioni e autoritarismo che non sono un retaggio del passato, ma dominano di nuovo il presente.
E.F.: Abbiamo ancora bisogno del femminismo?
Laura Onofri: Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti nel loro saggio “Libere Tutte” si chiedono se ci sia ancora bisogno di femminismo e rispondono che questa parola, che alcuni hanno archiviato troppo presto, ritrova oggi il suo significato di battaglia per la libertà. Per tutte le donne. E per tutti gli uomini che vogliono camminare con loro. E se la sociologa Chiara Saraceno afferma che “il maschilismo è sdoganato e la battaglia è sempre più difficile perché si nutre della presunzione che in fondo alle donne vada bene così. Che per il fatto di essere libere di agire, di vestire, di determinarsi, in fondo accettino come del tutto normali comportamenti maschilisti: “Non facciamo drammi che sarà mai” è l’atteggiamento che si sta facendo strada. Come dire: sarebbe bello che certe cose non accadessero, ma le vere tragedie sono altre.” dobbiamo crederle e attrezzarci per continuare le nostre battaglie!
Written by Emma Fenu
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