“Figli di un Dio Minore” di Randa Haines: solo gli uomini stupidi pensano che i sordi siano stupidi
“Credi che riusciremo mai a trovare un luogo dove io e te potremo vivere uniti al di là dei suoni e del silenzio?”
Film d’esordio della regista Randa Haines, Figli di un Dio Minore è pellicola del 1986.
Tratto da una pièce teatrale di successo di Mark Medoff, dal titolo Children of a lesser god, è racconto di sentimenti forti, quali l’amore e l’amicizia.
James Leeds (William Hurt) è un insegnante che raggiunge il New England, dove, in un istituto per ragazzi audiolesi e affetti da deficit di linguaggio, è chiamato a prestare la sua opera. E lo fa, impegnandosi oltre misura e stabilendo con i ragazzi, attraverso un metodo innovativo, una relazione efficace e spontanea, che è per loro motivo di crescita e di recupero.
Il suo approccio con gli studenti, pragmatico, è tale da suscitare le critiche del direttore della scuola, il quale non apprezza i suoi modi disinvolti. Ma James crede fino in fondo nella sua professione, e prosegue con il suo metodo educativo senza piegarsi a suggerimenti di altri.
Sarah Norman (Marlin Matlin), invece, è una ragazza sorda e muta rimasta nell’istituto, e dopo aver terminato il suo percorso di studi si dedica alle pulizie. Ostinata, la giovane rifiuta in maniera categorica di esprimersi, cosa che gli altri studenti cercano di fare.
In seguito all’atteggiamento astioso di Sarah i rapporti fra lei e James danno adito a una serie di incomprensioni. Nonostante ciò, fra i due la scintilla dell’amore scoppia quasi nell’immediato. Ma, costellato da evidenti difficoltà di comunicazione, il loro rapporto si trasforma in scontri e conflitti che certo non fanno bene alla loro unione.
Quella di Sarah è una personalità complessa; il suo punto fermo è non volere suscitare negli altri un sentimento di pietà per la propria condizione di donna diversamente abile. Il suo orgoglio le impedisce di sentirsi vittima della situazione, ed è con un atteggiamento di durezza, verso se stessa e anche nei confronti del compagno, che si consuma il suo rapporto d’amore con James.
Da qui, ecco i due fronteggiarsi in continue sfide, che in breve si trasformano in una forma di animosità che non avrebbe motivo di esistere: se solo l’orgoglio non spingesse Sara a essere tanto severa.
Perché il disagio, insito nel proprio cuore, per la menomazione di cui è vittima fin da fanciulla, è un malessere che si manifesta nel suo legame con l’uomo di cui è innamorata, legame affatto sereno, come dovrebbe essere quello fra i due giovani.
Il loro percorso di coppia sarà duro e doloroso, irto di difficoltà, anche se entrambi hanno desiderio di incontrarsi e congiungersi nella parte più profonda del loro io.
Confezionato con abilità, Figli di un Dio Minore è film intenso e intriso di acuta sensibilità. Oltre a essere pellicola che fa riflettere sulle differenze tra persone abili e disabili.
È con bravura che la regista guida i protagonisti in una trama ben costruita, per offrire al pubblico una visione fuori dagli schemi tradizionali, che spesso mostra il disabile obbligato a essere un perdente.
In questo caso invece Sarah è una figura combattiva, la quale vuole essere accettata in tutta la sua interezza, soprattutto come donna. E maschera la sua sensibilità dietro a un’esasperata irruenza.
I suoi segnali, che si sostituiscono al silenzio, custode di segreti lontani, sono ben espliciti e James li raccoglie e li codifica con grande pazienza.
È senza inibizioni che il film mette in luce le difficoltà delle persone disabili, in questo caso coloro che hanno seri ed evidenti problemi di comunicazione, esplicitando con chiarezza che dietro a un comportamento disinvolto, o disinibito sessualmente, a volte si nasconde il male di vivere. Male provocato da una situazione di disagio fisico, come accade a Sarah, pronto però a trasformarsi in un malessere psicologico.
Grazie all’interpretazione eccellente dei due protagonisti, come degli altri interpreti della struggente pellicola, le figure, tutte, sono rappresentate sullo schermo con esuberanza, tanto da apparire persone realmente affette dalla disabilità.
Completamente calati nei ruoli affidati loro dalla regista, si dice che i due protagonisti abbiano intrecciato davvero una storia d’amore sfociata poi nel matrimonio, finito in seguito in modo burrascoso. A causa, forse, del reale handicap della protagonista femminile, che sorda e con incapacità di esprimersi, lo è per davvero.
Ad accompagnare la pellicola uno struggente e melodioso brano di musica classica di Johann Sebastian Bach, arrangiato da un eccellente musicista, il quale sottolinea i momenti emotivamente più coinvolgenti del film. Un pezzo dolce e forte al contempo, che ben si combina con la storia d’amore raccontata sullo schermo; un’eccellente colonna sonora che pone in risalto le scene più salienti.
Figli di un Dio Minore ha conseguito notevoli riconoscimenti; uno dei quali è l’affermazione della Maitlin che ha ottenuto il primo Oscar per la sua magistrale interpretazione. Sia la Matlin sia William Hurt si sono rivelati essere attori di prim’ordine, da meritare per davvero tale appellativo.
“Solo gli uomini stupidi pensano che i sordi siano stupidi.”
Written by Carolina Colombi