Torcello: la bella e magica isola della laguna veneziana

Nelle giornate luminose il campanile della cattedrale si impone in tutta la sua magnificenza, esplodono i colori del viola e del rosa della vegetazione rigogliosa e l’acqua salata riflette i placidi raggi solari e l’ombra delle barche che si avvicinano alla bella isola della laguna veneziana: Torcello.

Torcello

Facilmente raggiungibile con il vaporetto dalle Fondamenta Nuove di Venezia o dalle isole limitrofe, Torcello è forse l’isola più incantevole e poetica tra quelle che circondano la Serenissima.

Approdati sulle sue sponde si gode di un meraviglioso paesaggio naturale, a tratti incontaminato; dovunque esplodono i colori viola, come i carciofi qui coltivati, il fucsia e l’indaco dei fiori del cardo e il rosa del limonium, il fiore di barena che in agosto tinteggia le rive della laguna.

Proseguendo sullo stretto viale che costeggia il rivo d’acqua, ci si imbatte in un’isola magica, capace di trasportare i suoi visitatori in un’altra epoca, l’epoca del tempo perduto.

A catturare la curiosità dei visitatori di Torcello è la casa-museo di Paolo Andrich. Se il paradiso esiste, Andrich è una delle dieci persone che ci vive e che ogni giorno gode della magia di albe e tramonti attraverso i vetri di una casa piena di arte.

Sì, perché quella di Andrich è una storia che inizia da lontano quando già suo zio, l’artista Lucio Andrich, decise di evadere dalla mondanità per rifugiarsi nella lentezza dell’isola.  La casa di suo nipote Paolo è oggi un museo che rende onore e memoria alle sue opere, e alla domanda sul perché vive a Torcello, risponde semplicemente “perché è il più bel posto al mondo”.

Proseguendo sul cammino alla scoperta dell’isola, a catturare l’attenzione è il Ponte del Diavolo, il cui nome è stato fatto oggetto di numerose leggende.

Alcuni raccontano che nel periodo della dominazione austriaca a Venezia, una giovane fanciulla si fosse innamorata di un aitante soldato nemico. La famiglia di lei, tuttavia, restia all’unione, lo uccise. La giovane, in preda alla disperazione, decise di rivolgersi ad una maga, la quale in accordo col diavolo riportò in vita l’amato.

Torcello

Nella magica sera della ricongiunzione tra i due amanti, Belzebù in persona si presentò presso il celebre ponte chiedendo in cambio alla maga per sette anni l’anima di un bambino morto, la notte della Vigilia di Natale, quando le forze del bene sarebbero state occupate altrove.

Per cause naturali o semplicemente per sventura la maga morì, non potendo onorare il patto stabilito. Ancora oggi, si narra di un gatto nero che durante la notte della Vigilia appaia sul ponte: è il diavolo che puntuale aspetta la maga ad onorare l’accordo.

A coronare la bellezza dell’isola è l’inaspettato complesso architettonico che vi sorge. Torcello, infatti, non è solo un’oasi di naturale bellezza, ma presenta anche edifici storici e un museo visitabile dal martedì al sabato, che raccoglie e custodisce i reperti archeologici rinvenuti sull’isola e risalenti all’età tardo-antica, bizantina e medievale.

La cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, fondata nel 639, risale all’epoca dell’imperatore Eraclio. Merita una visita anche la torre campanaria, dalla quale si gode di un’inedita vista della laguna veneziana.

Al centro, tra i resti archeologici, spicca il ‘cattivo’ trono di Attila, sul quale si dice si sia seduto il famigerato re unno, dopo aver invaso la suddetta isola e messo in fuga i tanti abitanti del tempo.

Fuor di leggenda, si sa con certezza che il trono di pietra risale al V secolo dopo Cristo e su di esso sedeva il governatore dell’isola di Torcello, quando amministrava la giustizia e durante le riunioni assembleari.

Un trono che oggi attrae quei turisti che per pochi minuti, quanto basta per uno scatto fotografico, vi si siedono e sognano di detenere il potere in quel piccolo Eden a misura d’uomo, come tempi addietro accadeva veramente.

Non manca in quest’isola una tappa obbligata per le anime letterarie, sognanti: la locanda Cipriani. Proprio in questo suggestivo luogo, nel 1948, si rifugiò Hemingway, il celebre scrittore americano, per scrivere alcuni passi del romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi“.

Torcello

Una storia che all’epoca suscitò tanto scalpore, ma con la quale oggi possiamo comprendere la magia che questa misconosciuta isola è in grado di trasmettere in ogni tempo e ad ogni anima.

Ci avviamo così alla conclusione della nostra giornata, mentre i tanti gatti che abitano l’isola si riappropriano di spazi che i turisti villanamente tolgono loro durante il giorno; mentre i numerosi e rari uccelli che qui nidificano, attirando appassionati di birdwatching, fanno ritorno a rifugi sicuri.

I colori intensi e fulgidi del tramonto colorano le pareti delle poche case rimaste, le acque di un’isola che non vuole annegare, il verde della vita che qui è restia a morire.

E poi, pian piano, quando anche l’ultimo, melanconico turista, ha rimesso piede sul battello, i pochi, ancora tenaci, abitanti dell’isola vengono fuori dalle loro dimore.

Godono di un tramonto che è solo il loro; ascoltano le anime degli antenati rimaste imprigionate nei rami degli alberi; osservano le sirene che, sott’acqua, intonano melodiosi e ammalianti canti sulla bellezza dell’isola, un invito a rimanervi che non può essere declinato.

 

Written by Maria Cristina Mennuti

Photo by Maria Cristina Mennuti

 

 

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