Donne contro il Femminicidio #12: le parole che cambiano il mondo con Antonella Rizzo
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per “Donne contro il Femminicidio“, di Antonella Rizzo, scrittrice e poetessa romana molto attiva nelle tematiche contro la violenza e sulle donne, partecipando a eventi culturali di carattere nazionale e internazionale, cortometraggi, pièces teatrali. Scrive recensioni letterarie e musicali sui quotidiani di informazione e cultura on line “Giroma”, “Culturamente” e cura la rubrica “Indicazioni” sul periodico culturale “Diwali rivista contaminata”.
Femmina
Il termine è originario dell’ambito scientifico e viene grossolanamente impiegato nel linguaggio comune per definire un tipo ideale di donna a cui si attribuisce un ottimo funzionamento della sfera sessuale, riproduttiva e con caratteristiche psicologiche influenzate più dal fattore ormonale che dal ruolo dei neurotrasmettitori.
Femminicidio
La vigliacca uccisione di una femmina, così come viene identificata dall’autore del delitto che rientra nella categoria menzionata nella risposta precedente. Il termine continua ad affermare una rappresentazione che trova una idonea collocazione più nel lessico zoologico che in quello comune. La donna vive, malgrado l’uccisione della femmina.
Femminismo
È successo che l’evoluzione antropologico-culturale non è stata descritta storicamente nello stesso modo tra i due sessi, in modo da esercitare un controllo da parte dell’uomo. La censura si è sedimentata nell’inconscio collettivo dando origine alla diade uomo/femmina. Così le femmine, che invece hanno sviluppato un impianto psicologico e razionale complesso e sofisticato, si sono organizzate per cambiare i termini della questione, ancora irrisolta per tanti versi. Ma ci vuole pazienza e tenacia perché le conquiste alle volte sono seguite da periodi di regressione.
Educazione sentimentale
L’educazione sentimentale è lo strumento di guerra più efficace per condurre la diade alla sublimazione naturale: uomo/donna. Tutto parte da una coazione a ripetere stili emotivi e cognitivi che ancorano, trattengono il pensiero femminile e maschile a un modus vivendi improntato all’infelicità. È centrale in molte relazioni il culto del sacrificio come manifestazione ideale della capacità di amare e di accudire. Una moglie e madre solitamente va fiera della sua capacità di soffrire come qualità da ostentare socialmente e anche le donne apparentemente realizzate vivono dei conflitti feroci nel loro interno. L’educazione alla gioia, al piacere di dare e ricevere valorizzando l’altro deve sostituire il piacere perverso del possesso e della subordinazione.
Written by Emma Fenu
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