“Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro: un diario unico e struggente delle scelte della vita
“In questi mesi, vagando nella solitudine della casa, gli anni di incomprensioni e malumori della nostra convivenza sono scomparsi. I ricordi che ci sono intorno a me sono i ricordi di te bambina, cucciolo vulnerabile e smarrito…”

Nel romanzo Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, quello compie Olga, attraverso uno scritto dedicato alla giovane nipote, è un viaggio nel passato. Un viaggio che la porta a riflettere su ciò che di giusto o sbagliato ha compiuto nelle sue scelte di vita.
In un diario, unico e struggente, Olga si mette a nudo, soprattutto per ciò che concerne i propri sentimenti.
Racconta del proprio matrimonio, non propriamente felice, ma rimasto in piedi comunque, in virtù delle convenzioni dell’epoca.
Fa memoria dell’unico uomo di cui sia stata innamorata, e della passione che l’ha legata a lui, e che ha soffocato perché troppo intrisa di perbenismo.
Racconta dell’amore nutrito per la figlia, madre della ragazzina destinataria della missiva, ma con cui ha sempre avuto difficoltà a relazionarsi.
Rivelando la parte più nascosta di se stessa, Olga contravviene a una tacita legge della buona borghesia, la quale prevede che, certi scottanti argomenti vengano nascosti sotto il tappeto della polvere del tempo che tutto sbiadisce.
“L’idea del destino è un pensiero che viene con l’età. Quando si hanno i tuoi anni generalmente non ci si pensa, ogni cosa che accade la si vede come frutto della propria volontà. Ti senti come un operaio che, pietra dopo pietra, costruisce davanti a sé la strada che dovrà percorrere…”
È un viaggio quindi nel proprio sé, quello che la nonna compie attraverso il rapporto epistolare con la giovane nipote. Svelando anche segreti inconfessabili.
È un gesto coraggioso quello di Olga, che apre il proprio cuore alla giovane, anche a costo di essere spietata con se stessa. Ma l’intento non è quello di scaricarsi tardivamente la coscienza.
No, nulla di tutto ciò fa parte dei moti dell’anima di cui la donna è preda. E non è neppure un rigurgito del passato dovuto alla tarda età.
Il suo scopo è soltanto far partecipe la nipote dell’importanza dei sentimenti, della loro concretezza, così come la donna li percepisce.
Li racconta e si racconta senza falsi moralismi, come in una narrazione liberatoria, dopo aver visto passare davanti a sé quasi un secolo di storia, e aver assistito a un radicale cambiamento dei costumi e a un totale capovolgimento dei valori.
Desidera ricordare alla nipote che non ci sono nemici peggiori di quelli annidati all’interno del proprio cuore; e che l’unico viaggio che vale la pena di fare è al centro di se stessi, alla ricerca di quella voce originaria che ognuno custodisce nella profondità del proprio io.
“Non avevo un centro dentro di me…”

Ricorderà a un certo punto la donna, ripensando al proprio travagliato percorso giovanile, di ragazza appartenente alla buona borghesia.
“Con il passare del tempo, la corazza che sviluppiamo attorno, comincia a logorarsi e si strappa. Sei convinta che la corazza ti avvolge ancora interamente, finché un giorno, all’improvviso, davanti a una cosa stupida, ti ritrovi a piangere come un bambino. E vedi cose che non avevi mai visto…”
Va’ dove ti porta il cuore è dunque un testo intimista, dove la protagonista riferisce di un cammino difficile, ma obbligato, solo per incontrare ancora, attraverso lo scritto, quella problematica ragazza che l’ha rifiutata, fuggendo lontano da lei.
La chiave di lettura di questo romanzo è semplice, nonostante il contenuto sia esplicitato con l’intensità di parole e frasi, forti e colme di significato. Il tutto per evocare la figura di una ragazza, di un’adolescente come tanti, a cui, nonostante l’incomunicabilità, la nonna si senta legata nella profondità delle sue viscere.
Il registro narrativo di cui l’autrice si è servita è fluido, scorrevole, immediato, tale da consentire un facile approccio a qualsiasi tipo di lettore.
“È mezzogiorno, c’è il sole e la neve si sta sciogliendo. Sul prato davanti a casa a chiazze compare l’erba gialla, dai rami degli alberi una dopo l’altra cadono gocce d’acqua. È strano, ma con la morte di Augusto mi sono resa conto che la morte in sé, da sola, non porta lo stesso tipo di dolore…”
Written by Carolina Colombi