Donne contro il Femminicidio #11: le parole che cambiano il mondo con Rita Angelelli

Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.

Contro il Femminicidio – Grottaglie

Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.

Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.

Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.

Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.

Oggi è il turno, per “Donne contro il Femminicidio“, di Rita Angelelli, marchigiana,  ricamatrice di professione, creativa per passione, scrittrice, poetessa. Dal 2016 è Direttore editoriale di le Mezzelane casa editrice, attenta alle problematiche della violenza di genere.

 

Femmina

Il termine femmina viene usato quasi sempre in termini dispregiativi se si fa riferimento alla natura umana, eppure è una distinzione necessaria, che esiste da sempre. È un termine che racchiude una miriade di qualità se pensiamo alle estensioni femminile/femminilità e si distingue nettamente dalla parola maschio/maschile. Non me la sento di bocciarlo totalmente. Dipende sempre in quale contesto viene usato, da quale “bocca” esce e in che modo.

Femminismo

Rita Angelelli

È un movimento politico/sociale a cui ci “attacchiamo” quando riteniamo di essere state discriminate. Le lotte valgono poco quando sono usate come scudo. La vera lotta la dobbiamo fare con noi stesse, rispettando quello che siamo. Poi potremo veramente emergere e farci rispettare per quello che valiamo, per quello che la nostra mente produce, per le idee. Sono una femminista atipica.

Femminicidio

Riporto un breve pezzo da un mio scritto: “[…] Un femminicidio anche oggi, un’altra donna uccisa da un amore malato. Una donna! Qualsiasi cosa dicano i giornalisti e chi la conosceva, era una donna, con le sue buone e anche con le sue cattive maniere. Ho sentito una cosa immonda uscire dalla bocca di un uomo intervistato da uno dei soliti giornalisti cacciatori di notizie per fare audience. Il vero giornalismo non è questo. Ditemi che non è così! E quelle parole mi hanno ferita, sono entrate dentro di me come una lama affilata. Hanno detto di quella donna che era un “essere semplice”, un pochino malata e forse anche drogata. E per questo allora la sua vita aveva meno valore? Per questo la sua vita poteva essere troncata a poco più di trent’anni? Ed è per questo motivo che il marito le ha usato violenza e poi l’ha uccisa? No! Sono ragioni che non possono essere seriamente prese in esame. Un uomo che ama la sua donna non la stupra, che sia ella una donna normale o meno (in questo caso a maggior ragione: non ci si approfitta di un essere semplice). Un uomo che dice di adorare la sua donna non ha bisogno di tirare calci e pugni. Un uomo che uccide in nome di un amore non è un uomo sano. È lui che deve essere incolpato. È banale dirlo, chi non lo direbbe… lo so. Ma pare non sia entrato nel cervello della gente (neanche in quella dei giudici, magistrati e legiferatori). E non è entrato nella testa dell’uomo violento. Sono esseri che non possono essere inclusi nella razza umana […]”.

Non mi piace molto il molto il neologismo, perché quando una donna resta uccisa da un amore che non è amore, ma solo un narcisistico potere del maschio (qui sono femminista), è un omicidio a tutti gli effetti e come tale deve essere considerato e punito. E invece: no!

Educazione sentimentale

Si parte sempre dall’infanzia, dall’ambiente famigliare, dalla cultura. Ai piccoli bisognerebbe insegnare l’amore per le piccole cose, l’amore per l’ambiente, per gli animali, per la lettura. E forse… avremo messo al mondo un futuro uomo o una futura donna. Dico forse, perché poi la mente umana nessuno mai potrà conoscerla alla perfezione o dirottarla verso un’educazione sentimentale prestabilita.

 

Written by Emma Fenu

 

Info

Sito Le mezzelane

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