Selfie & Told: NicoNote racconta il nuovo album “Emotional Cabaret”

Nicoletta Magalotti (1962) autrice, cantante, performer della scena indipendente, nel 1997 crea la sigla NicoNote. Italo/austriaca con base nella felliniana Rimini propone un linguaggio tra voce suono spazio e clima d’insieme, teatro e musica si rincorrono trovando una forma di dialogo sotterraneo.

NicoNote – Foto by Enrico De Luigi

NicoNote è una voce fatta di performance, dj set, invenzione di spazi. Inizia a farsi sentire attraverso l’underground indipendente degli anni ’80, complice il gruppo “Violet Eves”, in un’avventura sonora condivisa con altre formazioni come i Litfiba o i Diaframma. Ma è anche un richiamo, che l’ha portata sulle scene più diverse della sperimentazione vocale, musicale e teatrale, fino a partire in giro per il mondo con la “Societas Raffaello Sanzio”.

Poi una sosta al “Cocoricò” di Riccione dove, negli anni ’90 ed insieme a David Love Calò, dà vita al “Morphine”: un ambiente musicale d’avanguardia, unico in Italia, dove NicoNote cresce come entità di suono, presenza e condivisione al di là del mercato, mossa dal desiderio di vedere l’effetto della sua voce sulle persone. Un legame costruito attraverso percorsi di suono e luce, in una intimità data e ricevuta grazie ad un linguaggio scenico e compositivo che contraddistingue ogni sua esibizione.

Ed ancora, collaborazioni con dj producer della scena clubbing o contaminazioni in chiave jazz di influsso pulp, manifestandosi nei luoghi più diversi: dai bar sgangherati alla prestigiosa “Fondazione Cartier Per L’Arte Contemporanea” di Parigi, NicoNote è sempre in divenire. La sua è una ricerca di vibrazioni, basata principalmente sull’accoglienza, la sorpresa, l’incontro. Ecco perché per parlare di NicoNote è necessario incontrare i suoi mondi ed entrarci nella misura in cui è consentito a chi ascolta.

Dagli anni 80 ad oggi Nicoletta Magalotti ha collaborato con musicisti di estrazione molto diverse da Patrizio Fariselli degli Area a Mauro Pagani, dai producer house Mas Collective a Teresa De Sio, da Dj Rocca a Mauro Sabbione (Matia Bazar) da Stefano Pilia (Massimo Volume, Afterhours, In Zaire) al jazz di ricerca di Roberto Bartoli, da Piero Pelù e Andrea Chimenti all’elettronica di Wang Inc a Enrico Gabrielli (Calibro 35, Der Maurer, PJ Harvey) e altri. Come attrice è stata diretta più volte da Romeo Castellucci / Socìetas Raffaello Sanzio, Maurizio Fiume, Patricia Allio, Francesco Micheli, Fabrizio Arcuri e altri.

Ha all’attivo tournée musicali e teatrali in Italia e in Europa, Israele, Canada, Argentina, Brasile.

Emotional Cabaret, è il titolo del suo nuovo album che raccoglie materiali sonori del concerto omonimo, in uscita a giugno 2017 per DocLive records e distribuito da Audioglobe.

Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!

 

N.: Attrice, Cantante, Autrice, Performer, come ti definiresti?

NicoNote

NicoNote: Sono un po’ tutte queste cose insieme. Lavoro con il corpo, la voce, la presenza, la creatività. Scrivo, canto, recito, compongo. Le definizioni servono agli altri per identificarti ma l’artista in sé non ne ha bisogno. Di me si potrebbe dire che sono un’attrice perché ho recitato con alcuni grandi registi come Romeo Castellucci, Francesco Micheli solo per fare degli esempi, ma non ho una formazione in senso accademico. Nella categoria di cantante forse mi sento più a mio agio, perché la mia ricerca in tal senso è più chiara. Quello che mi interessa è assecondare la mia unicità, la mia cifra stilistica, my way.

 

N.: Cos’è Emotional Cabaret?

NicoNote: È il titolo del mio nuovo album, che contiene materiali e mondi sonori del concerto omonimo. Esce il 27 giugno 2017, per Doc Live e distribuito da Audioglobe, l’ho prodotto insieme a Alfredo Nuti Dal Portone e Dani Marzi, inoltre ho invitato alcuni ospiti Roberto Bartoli, Enrico Gabrielli, Stefano Pilia, Bartolomeo Sailer aka White Raven. In essenza Emotional Cabaret è il risultato di un progetto nato come spettacolo musicale, in progress dal 2013.

 

N.: Come definiresti il suono di Emotional Cabaret?

NicoNote: Un suono multiplo, improvvisativo-kraut soul e dal sapore dada-noise.

 

N.: Ci racconti il concerto?

NicoNote: Emotional Cabaret è una suite musicale, è un concerto attraversato da attese, sospensioni, improvvisi sbalzi d’umore, è un linguaggio sonoro e scenico alquanto essenziale che in qualche modo segue il filo di un humor sottile sotterraneo del primo cabaret Dada. Cut remissaggi in diretta e attenzione allo spazio della scena che diventa suono e attraverso molti mondi musicali apparentemente molto distanti molto lontani, cerco un filo intimo che lega tutto senza rispettare un genere musicale codificato e preciso.

 

N.: La copertina, come mai i cavoli sulla scena?

NicoNote: La foto di Eric Minette, scattata la sera del debutto della creazione al Theatre La fonderie di Le mas nella primavera 2014.  Seguendo il filo del Cabaret Dada, l’assurdo dissacratorio e proto-punk novecentesco. Ironico e sarcastico. Cercavo una suggestione plastica da inserire in scena, così sulla scia dell’Enigma di Isidore Ducasse, che Man Ray descrive bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e un ombrello sul tavolo di un obitorio”, ho seguito questa idea di “fuori luogo” ed è uscita questa forma vegetale. Una digressione surreale tra pop-dada e fluxus estremo, espressionismo surreale.

 

N.: Come nasce Emotional Cabaret?

Emotional Cabaret

NicoNote: Dai nostri stati emotivi ed emozionali (nostri di noi umani). L’idea che tutto è un teatrino di luci e ombre, movimenti esistenziali differenti.  Sincronici.  Come in una drammaturgia surreale, galattica. E siamo (noi umani) tutti interdipendenti. Questo progetto arriva arriva dopo Alphabe Dream del 2013 uscito per Cinedelic e sempre Audioglobe, album lunare ed evocativo, dove ho esplorato dimensioni umorali, dell’alterità e dell’onirico. Album dai suoni liquidi e dai mondi rarefatti. Molto intimi, quasi mistici in senso pagano. Dopo questo momento così interiore avevo voglia di esplorare le dimensioni della natura umana, fenomenologia del fuoco, della terra. Mi è venuta voglia di suonare con musicisti e non solo con macchine elettroniche e misurarmi nuovamente con la potenza elettrica del rock e della scena. Il suono della batteria è stata la prima suggestione che ho avuto. Il suono della chitarra ha seguito come un lampo la prima intuizione, etc. etc.

 

N.: Visto che è nato prima lo spettacolo, che differenza c’è, se ce ne sono, tra il concerto e l’album Emotional Cabaret?

NicoNote: Sono Opere diverse. Sono “formati” linguaggi differenti diversi, dunque hanno impianti forme corpi diversi. Lo spettacolo è un rito condiviso, nello spazio, il suono è nell’aria, permea lo spazio, la luce la condivisione dei corpi i nostri sulla scena ma anche del pubblico che è con noi. Il disco è un’opera a sé, l’ascolto è individuale. Il rapporto è con le orecchie di chi ascolta. È uno spazio di ascolto più intimo, un dialogo personale con chi l’ascoltatore. Ho voluto mantenere sempre forte e chiaro l’energia e l’impianto dell’essenza drammaturgica, l’up and down di Emotional Cabaret. Nella suite si è creata l’estetica, il suono e i brani. Nel disco con la produzione abbiamo fermato su disco l’energia in essenza di ciò che zampilla dal vivo. La produzione l’abbiamo curato step by step sempre tutti e tre insieme. Mi piace molto lavorare in equipe.

 

N.: Chi sono Alfredo Nuti Dal Portone e Dani Marzi e come li hai incontrati nel tuo percorso?

NicoNote: Alfredo, filosofo, grande conoscitori della sintassi linguistica ed apologetica del reale, fa letteralmente cantare la sua chitarra e nello tesso tempo sviluppa percorsi estremi, approda a luoghi lontanissimi pur nella reverenza ai grandi delle origini. La sua band di world-music romagnola si chiama Supermarket, qualcuno senz’altro ricorda i suoi Jang Senato, collabora anche con Mirco Mariani (Saluti da Saturno) e con altre formazioni. Ogni concerto è una festa e non si risparmia un misto di spirito manouche alla Django Reinhard e ricerca estrema alla Marc Ribot. Dani suona la Vibe. Il suo approccio è basato sulla ricerca dell’istante. La sua intuizione ritmica e sonora si espande con la batteria arrivando ai suoni processati ed elettronici. Grande conoscitore del jazz ha una vastissima esperienza live con molte formazioni. I suoi studi e la sua ricerca nella ingegneria del suono, lo hanno portato a creare lo studio di registrazione il Marzi Recording Studio, dove abbiamo “fermato” i nostri brani. Ovviamente giocando e sperimentando molte soluzioni sonore. Alfredo e Dani, grandi improvvisatori e immensi talenti, tecnica sopraffina ed energia vibrante unita a conoscenza del suono. Sono in ottima compagnia!

 

N.: Come avete lavorato per la composizione, la creazione?

NicoNote

NicoNote: Tanta ricerca e sperimentazione. Tanto lavoro di confronto e improvvisazione. Trovare un sound di combo e una estetica un linguaggio condiviso, per creare in forma collettiva. Fondamentale l’Interplay tra di noi, è tutto basato su questo. Posso parlare di creazione collettiva, con molti ascolti e revisioni, strutture narrative quasi teatrali, motivanti l’intervento sulle partiture. Le prime session di creazione, sono iniziate con residenze in teatro, alla fine del 2013, all’Arboreto Mondaino e infine nel 2014 la creazione finale alla Fonderìe di Le Mans, diretto da Francois Tanguy. Il concerto è molto empatizzante. Pensato per spazi protetti. Un po’ espressionista e assai scarno, la luce è super minimale, evoco e mi ispiro un po’ all’UberBrettel il primo Kabarett tedesco con testi miei e tratti da Wedekind a Stravinsky, brani originali e cover da Kurt Weill a Grauzone ai Crauti di Monica Vitti.

 

N.: Quindi è un progetto del 2013, ci avete messo quattro anni?

NicoNote: Tra il 2013 a oggi è passata mola acqua… nel mezzo ho fatto altre cose, collaborazioni varie come Sweet Home Europa, al teatro India di Roma sul testo di Davide Carnevali, curando le musiche in scena, create con Luca Bergia (Marlene Kuntz) e Davide Arneodo. Poi tra il 2015 e fine 2016 c’è stata la mitica Orestea, ripresa dello spettacolo del 1995. È stato molto intenso lavorare di nuovo con Romeo Castellucci, e riprendere un mio personaggio di vent’anni fa. La tournée è stata molto lunga e abbiamo girato tutta Europa. È stato molto ricca e piena di ispirazione per il mio progetto Emotional Cabaret, già in progress… Durante questo periodo nel 2015, ho coinvolto anche con Dani e Alfredo in un progetto teatrale performativo, prodotto dalla biennale Festival der Regionn, in Austria. Un lavoro site specific in cui entrare in relazione con lo spazio di un Mattatoio in disuso, dove la relazione Uomo /Animale /presenze si facesse vibrante. Per me è importante manifestarmi più in una visione di mondo, più che di musica tout court. Per me è stato importante coinvolgerli e credo sia stato interessante anche per loro…

 

N.: Tante collaborazioni e ospiti sono importanti per te?

NicoNote: Sì mi piace, assolutamente sì. Le collaborazioni ritengo siano fondamentali per evolvere. Per me creare è immaginare mondi, mi piace creare insieme a nuove persone, portatori di universi. In realtà indicare il percorso e tenere la barra sulle motivazioni essenziali non è facile soprattutto perché il percorso avviene” nel processo. Sì! È nel processo che trovo gli elementi per definire i mondi, brano per brano. Non è facile portare questa mia modalità quasi da drammaturga performativa” nella composizione musicale. Ogni progetto ha le sue linee, chiede il suo suono e la sua direzione estetica. Per esempio con AND, il progetto del 2003 con Andrea Felli e David Love Calò (Fashion Victims / KFM Materiali Sonori) la ricerca, il gioco era Trip-Hop, fuori dalla forma song. La suite Regola con i MAS collective, ho riattraversato il repertorio di Ildegard von Bingen rivisto in chiave elettronica e viscerale insieme. Poi Rhapsody (o alfabeto in sogno) con Mikael Plunian che ha dato vita all’album precedente, nato anch’esso da una materia performativa, fino a Emotional Cabaret desiderio di energia, fuoco, marte, energia postrock quasi a ripercorre le tracce della scena dei miei esordi. Le mie collaborazioni hanno tutte un filo con esperienze belle, incontri nel suono che mi hanno parlato nel profondo, è così che parto per i progetti. Ascoltandomi. Nella sinergia tra Nicoletta, Dani e Alfredo abbiamo dedicato molto tempo a trovare un suono specifico, un linguaggio condiviso e caratterizzante. Con Gabrielli, esperienza top l’ Unità di sonorizzazione alla Leopolda Firenze, 2015. Con White Raven ci conoscevamo dal morphine anni 90, la nostra prima session è del dicembre 2014, in studio da Dani, improvvisazione Limbo Session da urlo. Con Pilia, musicista con cui sono in contatto profondo nonostante rari momenti di ensemble, ho collaborato con Cagna Shiumante suo progetto con Immaginisti Chicco Bertacchini e Xavier Riondo, per Immaginsiti cantai una voce nell’album del 2015. Con Bartoli ci siamo conosciuti nel suono, senza prove facemmo appena conosciuti una session d’ambiente nel 2007, meraviglia!  e quando iniziai il mio percorso nuovo con musicisti attorno al 2012, verso sperimentazione postrock- pup-jazz, ci trovammo volevo rielaborare alcune cover un progetto si chiamava Possible Songs, canzoni possibili da Monk a Donna Summer passando da Tenco a Leonard Cohen, in quella occasione cercai musicisti tra cui anche Alfredo e Dani… appunto…

 

N.: Cosa mi dici sul pubblico?

NicoNote: Ognuno ha il suo gusto e le sue attenzioni. Mi interessa evocare, parlare nel profondo, toccare, anche disturbare a volte. Se vieni a vedere un mio lavoro e senti che ti ho mosso una riflessione o una emozione o ti ho suggerito qualcosa allora il mio scopo l’ho raggiunto, perché qualcosa nel bene o nel male è cambiato”.

 

N.: Sei sempre in movimento, hai nuovi progetti in programma?

NicoNote

NicoNote: Bollono nel gorgo nuovi progetti musicali e performativi, però preferisco non raccontarti nulla fino a che non prenderanno forma. Per ora ti dico che a In luglio sarò al festival ICE, in Bretagna con un mio concerto dedicato a Sylvia Plath e un workshop sulla voce. Poi a luglio collaborerò con MOTUS in teatro al Festival di Santarcangelo. In autunno inizierò un percorso di ricerca sul tema del paesaggio “In the mood for Landscape” con la compositrice contemporanea Elisabeth Harnik, austriaca di grande talento con cui sono felice di intraprendere un cammino al femminile.

 

N.: Come ti sembra sia cambiata la questione femminile dai tuoi esordi coi Violet Eves ad oggi?

NicoNote: La presenza delle donne artiste è decisamente cresciuta dagli anni 80. Siamo di più! ma purtroppo devo dire… che certi meccanismi di potere, forme di maschilismo sotterraneo, inespresso, permangono. È sovente un maschilismo inconsapevole, si avverte e colpisce a tutti i livelli del lavoro, coinvolgendoci tutte, forse ancora di più chi non rispecchia certi canoni imperanti. È un problema che viene da lontano… ho letto da poco ‘Ave Mary’ di Michela Murgia, illuminante a proposito. È importante che cresca la presenza femminile nell’arte. Donne dalle scelte consapevoli anche oppositive. Io intanto sono qui! Oh yeah!

 

N.: Prossimi appuntamenti in calendario?

NicoNote: 21 giugno a Milano, in piazza XXV Aprile per la Festa della Musica alle ore 18.00 e poi è con grande gioia che annuncio la presentazione del disco il 26 giugno Emotional Cabaret Launch & Show Case Party a Rimini alle ore 21,15 presso la Sala Pamphili del Teatro degli Atti. Siete tutti invitati!

 

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