“La bella addormentata nel bosco”: l’antica Rosaspina e la comunione tra universo e psiche
Il Principe, aveva sempre sentito parlare della Bella Addormentata, condannata a dormire in eterno dopo essersi punta un dito con la spina di una rosa. Ma non ci credeva sino a quando non la vide.
Neppure i corpi dei principi che lo avevano preceduto, intrappolati nei rosai che avvolgevano il bosco, lo avevano convinto. Eppure, la vide e dopo un sonno durato un secolo, la Bella Addormentata aprì gli occhi al bacio del principe, ritrovandosi corpo e cuore, sotto il dominio del suo liberatore.
“Miriam, hai paura?”
“No! Babbo.”
“Svegliati allora e apri gli occhi!”
Forse non tutti sanno che l’origine della fiaba de “La bella addormentata nel bosco”, si perde nella notte dei tempi e che prima di essere riveduta da Perrault e dai più famosi fratelli Grimm era diffusa in tutta Europa con il nome di “Rosaspina” un vocabolo che per assonanza richiama ai Rosacroce.
La spina aveva un alto valore simbolico per i Templari poiché veniva associata alla corona di spine di Gesù; la Madonna era ed è chiamata “Giglio tra le Spine”, attributo derivante dal Cantico dei Cantici di Re Salomone. Il mago Merlino definiva la spada, “spina dorsale del drago”.
La rosa invece a livello simbolico ha molti significati ma probabilmente a livello esoterico sono: la morte, il sacrificio, il segreto (nei riti iniziatici si usa lasciare sul tavolo una rosa a indicare appunto il segreto) e la forza. Ricorderete la celebre frase finale del “Il Nome della rosa” (Il segreto) di Umberto Eco:
“Stat rosa pristina nomine nomina tenemus”. (“La rosa esiste solo nel nome e il nome che possediamo è nudo”)
Ritornando alla fiaba di “Rosaspina”, essa proietta la natura dell’uomo in comunione con l’universo e la psiche, la giovane Aurora (metaforicamente rappresenta la luce, dorata e rosea, che appare nel cielo poco prima del sorgere del Sole), diviene la metafora dell’addormentarsi della terra in inverno e del suo risveglio a primavera.
Aurora divenuta adolescente (il periodo più critico dell’uomo), si punge con la spina di una rosa cadendo nel buio interiore, tutto allora si chiude nel buio e nel gelo dell’inverno.
L’attesa del risveglio che dura per centinaia di anni, rappresenta la pazienza che i puri di cuore devo avere prima dell’illuminazione.
La pazienza che gli iniziati devono avere prima di conoscere la verità. La parola pazienza ha origine dal latino “patire” (cfr. il greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale).
La pazienza è la qualità di chi è in grado di accettare i contrattempi, le avversità, le difficoltà e il dolore con animo fiducioso.
Il principe rappresenta la primavera che con il suo bacio risveglia la bella principessa. Il bacio come simbolo di comunicazione tra interno ed esterno assume il significato di comunicazione spirituale e di sottomissione all’autorità divina; usato spesso anche tra gli esoteristi per riconoscersi e sottomettersi al divino (i “Fratelli d’amore” di cui faceva parte Dante, usavano baciarsi sulla bocca a simboleggiare il trasferimento dell’anima tra gli iniziati).
Il bacio tra il principe e Aurora è la psiche stessa che si risveglia nella vita, quello che avviene dentro di noi si riflette all’esterno. Dall’incontro tra l’energia dormiente ed l’energia viva nascerà il risvegliarsi. Non a caso questa fiaba è chiamata anche “Risveglio”.
Nonostante dentro e fuori la nostra anima ci sia solo freddo e desolazione, una rinascita può sempre avvenire; che oltre il dolore c’è sicuramente la gioia del nostro risveglio.
“… Quando ho piantato il mio dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità…” (Khalil Gibran).
Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.
Written by Vito Ditaranto
… a mia figlia Miriam con infinito amore…