Festival del Cinema Spagnolo 2017: “A cambio de nada” di Daniel Guzmán
Treviso, Decimo Festival del Cinema Spagnolo. In rassegna è stata inclusa l’opera prima di Daniel Guzmán, “A cambio de nada”, che letteralmente sta a significare “Nulla in cambio”.
Più commedia drammatica che dramma tout court (lo si appura dal tono complessivo nonché dall’impianto della morale conclusiva), è un piccolo solido romanzo di formazione costruito attorno alla figura del sedicenne Darío (Miguel Herrán, miglior attore rivelazione ai Goya 2016), uno studente svogliato che vive di espedienti, riempiendo le giornate di furtarelli e altre bravate spesso e volentieri condivise col pingue Luismi (Antonio Bachiller), unico amico per la pelle, compagno di conversazioni scollacciate e sogni ad occhi aperti dove i due divengono tigri dall’appeal sessuale irresistibile.
Alle spalle una realtà dura da accettare, due genitori separati e anaffettivi (Luis Tosar e María Miguel) che stentano a stabilire un dialogo col figlio: risultato, quest’ultimo mente spudoratamente sui progressi scolastici e se in fondo risente di questa menzogna protratta, al tempo stesso non riesce a dichiararla temendo la reazione di entrambi.
Quando durante un colloquio a quattro con uno dei professori viene a galla la necessità di ripetere l’anno in un altro istituto, non vede altra via che quella della fuga, dalla casa della madre e dalla scuola stessa; va a rifugiarsi presso quello che ne diviene il padre putativo, Justo (Felipe García Vélez, candidato in qualità di non protagonista), un meccanico sulla sessantina, uomo di vita che vanta una certa abilità nel destreggiarsi nell’ambiente suburbano, senza peraltro esitare a imboccare le vie della corruttela.
Grazie a questi Darío giunge a respirare la freschezza di una seconda possibilità, anche una simile conquista significasse perdere peso e mettersi alla ricerca di una qualche altra fonte di sostentamento, quantunque umile: se infatti i due fuorilegge si mettono in affari, occupandosi di un esile mercato che sembra pure decollare, ma unicamente per poi d’improvviso mettere a nudo i propri lati marci, parallelamente nasce l’amicizia fra il giovane e la vecchia Antonia, (Antonia Guzmán, nonna del regista nominata alla veneranda età di 93 anni come miglior attrice rivelazione), creatura sola al mondo che si occupa ancora di un minuscolo traffico di spazzatura riciclata.
Istintivamente ella accetta di colmare quel posto rimasto vacante negli affetti del protagonista, ricevendone a sua volta i frutti più autentici maturati nella condizione di estremo bisogno in cui versa, trattasi dei servigi in appartamento come del fresco supporto morale. Nonostante ogni buona intenzione, questo e quel contesto sono destinati a svanire nella loro natura effimera a favore invece della presenza fantasmatica e minacciosa di papà e mamma che (fortunatamente) tornano in campo, braccio teso in direzione di un possibile ritorno redentore.
Sulla carta come dietro la macchina da presa Guzmán raggiunge indubbiamente una buona resa in primis dei connotati di irrequietezza e fragilità di un adolescente agonizzante dietro una maschera da duro, emblema della tangibile problematicità nell’accettare uno stato scomodo e doloroso, la reazione anestetica al quale non si eleva oltre i puri voli pindarici, le evasioni da spartire con i coetanei nella carne o nello spirito.
“A cambio de nada”, nonostante non vi emergano intenti autoriali dichiarati, fluisce però in ogni parte, nella sua castità diverte, nel buon ritmo di montaggio intrattiene, avanza una lettura moderatamente critica di una vicenda di gioventù altrove sviluppata secondo codici ben più tragici: una scelta che in fondo potrebbe anche concedere un accesso maggiormente diffuso ad un lungo che ha il piacevole sapore dell’educazione alla retta condotta.
Voto al film
Written by Raffaele Lazzaroni