“Dentro l’acqua” di Paula Hawkins: generazioni di donne che portano guai nelle acque del fiume Beckford

Dentro l’acqua”, di recente edito da Piemme, è il secondo thriller scritto da Paula Hawkins, autrice del bestseller “La ragazza del treno”, dal quale è stato tratto un film.

Dentro l’acqua

Molte sono le aspettative che vertono sul romanzo su cui mi soffermerò, il quale segue il precedente, ossia un successo editoriale che ha fatto discutere, poiché molti lettori, e anche molti critici, non lo hanno ritenuto all’altezza della fama conquistata; mentre in molti, moltissimi, lo hanno amato.

Paula Hawkins scrive libri validi e ce li propone a sempre a giugno, quando le ferie si avvicinano, e un buon thriller psicologico, anche se non destinato all’aureo novero dei capolavori, può farci estraniare sia dal bordo di una piscina, che da una terrazza su colline verdeggianti, che dal nostro salotto, dove si può lo stesso essere in vacanza.

Basta viaggiare su le ali della carta, anche se si tratta di un ebook: la fantasia travalica limiti che fanno arretrare la logica e il raziocinio.

Dentro l’acqua c’è un mondo.
Un mondo di cui non abbiamo apparente memoria ma nel quale, prima di essere partoriti, abbiamo conosciuto buio liquido e caldo.

Un mondo a cui, talvolta, si vuole ritornare, da adulti, tirati da un cordone ombelicale che intossica l’anima, passo dopo passo, fino a scomparire nell’oblio del non essere che un mero nome e poi nemmeno più quello, inghiottiti nel ventre del tempo.

Un mondo a cui, altre volte, non si vuole tornare.
Perché l’acqua è verde, densa, sconosciuta. Non ci restituisce riflessa l’immagine che di noi siamo convinti di avere.

Perché l’acqua ha il sapore ferroso del sangue: quello sano, che rende le bambine donne, e quello blasfemo, che rende le donne cadaveri.

Nel romanzo della Hawkins, lungo il fiume Beckford, a nord dell’Inghilterra, scorrono vite su vite: l’acqua le raggiunge tutte, insinuandosi in ogni strada, facendosi largo in ogni crepa della roccia e della mente, fino ad annegare la verità e tentare di portarla negli abissi del segreto che tenta di riaffiorare in superficie.

Dove tale fiume si ferma e trova pace, sotto un promontorio fangoso che assorbe le impronte di quanti lo percorrono, c’è uno stagno definito delle “annegate”, poiché, in tempi lontani, vi si conducevano le streghe, ad affrontare le cosiddette “prove di Dio”, fino a dimostrare di essere innocenti, con la morte.

Paula Hawkins

E da quell’epoca ci si perde indietro nei secoli, per trovare Libby, la bambina annegata e capostipite di una generazione maledetta di donne che “portano guai”. Sono creature troppo libere, troppo insofferenti alle regole del patriarcato, troppo sensibili alla colpa che, da Eva in poi, tutte opprime, tutte ritenute, con errore e orrore, ree di sedurre e di uccidere. E di far uccidere. E perfino di farsi uccidere.

È stato sottolineato che il romanzo Dentro l’acqua” ha un numero elevato di personaggi e forse troppe storie che si intrecciano. È vero, ma l’arazzo che ne viene fuori è interessante, soprattutto se si analizzano i rapporti psicologici che si instaurano fra donne: fra figlie e madri, fra sorelle, fra amiche, fra nemiche.

Sono relazioni fluide, dove l’amore si mischia con l’odio, dove il segreto cresce negli anni come un’onda fino a abbattere i muri della famiglia, dove le lacrime e il sangue si bevono insieme, dallo stesso calice.

Sono relazioni dentro l’acqua, di acqua.

E gli uomini, in queste acque di donne, nuotano, poi si tuffano, fino a sentire i polmoni scoppiare nello sforzo, e ne riemergono, stropicciandosi gli occhi, dopo aver visto qualcosa o, meglio, qualcuna.

Una bambina? Una donna? Una strega?

Dipende da cosa, e chi, si vuole vedere. Dipende da cosa, e chi, cresce dentro a colui che cerca fuori di sé.

 

Written by Emma Fenu

 

 

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