Selfie & Told: la band We Fog racconta il primo disco “Float”
We Fog è un progetto musicale di stampo post – rock anni 90′ nato a Verona nel novembre del 2015, dopo l’incontro tra Donato Fusco (chitarra) e Giulio Corradi (batteria).

Dopo aver suonato per circa 6 mesi come duo, abbiamo sentito l’esigenza di riempire il suono che si era creato con l’aggiunta di un basso, per completare la parte ritmica e avere più presenza sonora. In più ci ha sempre affascinato l’idea di diventare un trio.
Verso maggio 2016 si è aggiunto alla formazione Victor Bittencourt, e così una volta al completo abbiamo deciso di rivisitare i pezzi che avevamo realizzato fino a quel momento, dandogli forma e coerenza ben precise. Per 2 mesi in sala prove ci siamo concentrati su come volevamo che uscisse il lavoro, finché non abbiamo individuato le vere e proprie basi del nostro primo Ep, “Float“: pezzi brevi, perlopiù strumentali, in cui si alternano fasi di puro noise rock a fasi più tranquille e melodiche. Il tutto condito da arrangiamenti fondamentalmente minimali.
Ci piaceva l’idea che ci fossero “poche cose” ma ognuna perfettamente incastrata con tutto il resto e al suo preciso posto. Una volta affinate le idee ci siamo recati in studio di registrazione e abbiamo dato vita al nostro primo disco, che abbiamo deciso di registrare in analogico e su nastro, per mantenere quelle sonorità calde e pastose proprie della scena dei primi anni ’90 .
Il disco (prodotto da Sergio Carlini dei Three Second Kiss) è stato pubblicato il 20 aprile 2017, ed è stato preceduto da due singoli.
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told.
W.F.: Come nasce il progetto We Fog? Il nome ha un significato particolare?

We Fog: Il nostro progetto a livello ideologico nasce soprattutto da una sostanziale passione per la musica. Più precisamente per gli anni 90′. Non è sempre facile capire cosa si vuole suonare, specie quando si ascolta tanta musica e ci si crea un certo tipo di cultura. Noi dopo esserci incontrati ci siamo accorti piano piano che nonostante le diverse influenze ed esperienze musicali precedenti che ognuno aveva avuto, quello che veniva fuori in sala prove e che di conseguenza ci sentivamo di esprimere era molto simile ai primi gruppi noise/post rock anni 90′ e la cosa ci ha coinvolto fin da subito. Per quanto riguarda il nome la risposta è no, nel senso che sono state due parole venute fuori totalmente a caso durante una prova, le abbiamo unite assieme e ci siamo accorti che ci piacevano. Ci sembrava un nome breve, diretto, potente e minimalista. Come la nostra musica.
W.F.: Come mai la scelta di suonare pezzi prevalentemente strumentali? E come mai così brevi?
We Fog: La risposta è semplice. Strumentali perché crediamo che la musica sia molto più coinvolgente, soprattutto a livello emotivo, rispetto alle parole. Certamente anche la voce e i testi lo sono, tant’è che i nostri pezzi non sono sempre privi di linee vocali; ma abbiamo scelto di mettere sotto i riflettori prima la musica. Ci piaceva l’idea che fossero i suoni al centro degli arrangiamenti, far risaltare le nostre capacità compositive più che testuali nel vero senso della parola. Brevi perché crediamo siano più di impatto e forse anche perché annoiano meno. I concerti con gruppi strumentali che non cantano e fanno pezzi che iniziano a durare più di 6/7 minuti li troviamo un po’ noiosi. Non essendoci molto testo o non essendoci proprio, abbiamo pensato che fare pezzi di 2/3 minuti massimo fosse più coinvolgente, oltre che diretto. Ti arrivano in faccia come un treno e non hai neanche il tempo di accorgerti cosa sta succedendo che il pezzo è già finito e ne è cominciato un altro: è una specie di continuo fluttuare all’interno della nostra musica.
W.F.: Interessante. Come nascono i vostri brani, qualcuno li compone e li propone o è più un lavoro d’insieme?

We Fog: In realtà non abbiamo un metodo preciso. O meglio non inizialmente. Ci troviamo in sala prove e spesso ci piace riscaldarci con qualche jammata prima di iniziare seri. È lì che nascono la maggior parte dei brani in verità, sembra strano ma è così. Sono quei momenti in cui non abbiamo particolari pensieri e scadenze da rispettare, c’è soltanto la voglia di suonare, improvvisare, vedere cosa esce fuori. Ci piace pensare che siano quelli i momenti più genuini, quelli che non sono programmati, ma si vivono sul momento. Molto spesso capita che dopo un po’ che suoniamo viene fuori qualcosa che pensiamo essere veramente interessante, un riff di chitarra, un giro di batteria o qualcosa del basso. Li inizia la vera e propria fase compositiva, in cui prendiamo quello come spunto, e poi attorno ci costruiamo il pezzo, ma tutti e 3 assieme. Ognuno apporta il suo contributo e poi oggettivamente, tre teste al lavoro sono meglio che una sola.
W.F.: Avete appena pubblicato il vostro primo disco. Quali sono i prossimi obiettivi?
We Fog: Sicuramente ora che abbiamo il nostro primo lavoro in mano ci piacerebbe promuoverlo con delle date, anche perché dobbiamo farci conoscere e abbiamo tanta voglia di suonare. Ci stiamo già muovendo in tal senso, e abbiamo già fissate un paio di uscite, ma sono ancora poche. Dobbiamo starci sotto tutti assieme e impegnarci per poterci presentare al meglio e aumentare così le nostre chance di ottenere date live. Siamo in questa fase ed è forse quella un po’ più noiosa perché il lavoro è finito e bisogna stare continuamente dietro alla ricerca di concerti. In questo senso ormai è risaputo che i contatti non sono mai abbastanza, ma non bisogna mollare, anche se oggi è diventato piuttosto difficile suonare live per un gruppo emergente. Nel frattempo comunque stiamo già lavorando su nuovi brani: attualmente ne abbiamo già 5/6 e dunque durante le ultime prove ci stiamo occupando di questi nuovi arrangiamenti. Volendo ci sarebbe già il materiale per un nuovo disco, ma non abbiamo nessuna fretta e vogliamo fare le cose bene e con calma. Adesso è appena uscito questo Ep ed è giusto che abbia il suo spazio. Il secondo disco è sicuramente un altro degli obiettivi, ma se ne parlerà per il 2018.
Written by We Fog
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