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FEFF 2017: Sezione Competition – “Siam Square” di Pairach Khumwan

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Incarnata dall’esordio alla regia di Pairach Khumwan, la Thailandia del terrore che al Far East Film Festival udinese Oubliette Magazine assaggia quest’anno grazie a “Siam Squarenon va oltre i risultati conseguiti da “The Forest” durante la scorsa edizione.

Siam Square di Pairach Khumwan

30 anni indietro nel tempo a Piazza Siam (Bangkok) una ragazza scompare senza lasciare traccia; ora in un palazzo attiguo c’è un’aula dove si dice appaia un fantasma che lega al polso delle sue vittime addormentate un filo rosso, presagio di morte.

Un gruppo di ragazzi intende far luce sul caso, andando a visitare di persona l’ectoplasma per riprenderlo con una videocamera e saggiarne le occulte capacità.

Non impiegano molto a constatare quanto pessima si riveli la loro idea; tuttavia fra loro c’è chi potrebbe entrare in contatto con l’ospite indesiderato approcciandosi in maniera totalmente diversa.

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Da qui nasce il lato migliore del lungo, un horror sui generis che intreccia con inattesa snellezza le visioni infernali a un non corrivo percorso di maturazione condotto dagli studenti, in larga parte slegato dal ceppo narrativo principale e sviluppato invece verso una direzione che riconosce nelle realtà digitali la propria ideale forma espressiva.

Nulla a che vedere perciò con le ricerche suicide alla “Blair Witch Project”, nonostante, trafficando il pugno di amici con i supporti tecnologici, si facciano notare certe apprezzabili intuizioni, come il dubbio sulla liceità insita nell’“allegare” uno spettro all’interno del proprio computer.

L’indagine più interessante riguarda piuttosto la trasparenza dei rapporti fra coetanei, slacciati da ogni ausilio proveniente dal mondo degli adulti, nessuno dei quali assurge a unico indiscusso protagonista, tant’è anzi che chi sembra spiccare in un primo momento finisce per passare in secondo piano e viceversa, dando origine ad una fabula di non comune intendimento.

Siam Square di Pairach Khumwan

Nella sua notevole estensione, il film concede spazio sufficiente all’avvicendarsi di invidie e gesti di cordialità, malevolenze e dimostrazioni di pietà, e tenendo questo progresso nelle relazioni affettive sempre unito sotto pelle alle inquietanti vicissitudini causate dallo spirito inquieto, giunge infine (esempio alquanto raro all’interno del genere) ad un epilogo a suo modo consolante, dal profilo più umano che ultraterreno.

Per il resto non si sente affatto la mancanza dei risaputi cliché di maniera, comprese vocine avernali e tonfi palesemente extra-diegetici, posti quasi a ricordare che quello cui si sta assistendo non è un teen drama qualunque: debolezze in ogni caso non dipendenti dalle carenze tecniche cui il film potrebbe anche soggiacere, quanto piuttosto dalla prevedibilità cronica che caratterizza le singole scene.

 

Voto al film

 

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

Info

Sito Far East Film Festival

Facebook Far East Film Festival

 

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