FEFF 2017: Sezione Competition – “Bluebeard” di Lee Soo-youn
Far East Film Festival, Day 3: ospite principale della serata, seguita da vicino da Oubliette Magazine web media partner accreditato, la regista Lee Soo-youn, salutata come l’autrice dell’horror sud-coreano più spaventoso di sempre (“The Uninvited”, 2003), suo unico lungo di finzione fino allo scorso marzo, quando è uscito nelle sale “Bluebeard”, titolo applaudito con moderazione al Teatro Nuovo di Udine.
Il plot ci introduce alla visione di un cadavere di donna decapitato alla deriva lungo il fiume Han, in prossimità di un quartiere famoso per i numerosi ed insoluti omicidi seriali che hanno in passato terrorizzato la popolazione.
La notizia del ritrovamento si sparge velocemente, raggiungendo anche Seung-hoon, medico divorziato che paga gli alimenti alla moglie lavorando in una clinica specializzata in colonscopie.
Appassionato di racconti del mistero ma di temperamento quieto, egli si trova in breve a collegare, senza desiderarlo in alcun modo, una confessione “involontaria” pronunciata da un vecchio mentre si sottoponeva ad una visita e un sacco nero riposto nella macelleria sotto casa dentro il quale gli è parso di intravedere una testa umana.
Da quel momento, la visione di quel corpo reciso non gli lascerà pace, acuita nella sua carica orrorifica da una serie di elementi incriminanti che lo porteranno a sospettare con sempre maggior fermezza del boia suo vicino e del di lui anziano padre.
Che entrambi questi negozianti siano effettivamente i Barbablù uxoricidi a lungo ricercati e di recente tornati a mietere vittime, il pubblico è liberissimo di crederlo fin dall’inizio, nel bel mezzo dello sviluppo della fabula così come dopo la risoluzione finale; allo stesso tempo gode anche della facoltà di porsi in ascolto delle terrificanti convinzioni del protagonista, suggestionato al punto da confondere (e una fascia di spettatori sicuramente gli andrà dietro) la realtà dall’incubo, così come delle contrastanti teorie sviluppate dalla polizia criminale.
Lee Soo-youn dal canto suo adora mettere alla prova i propri ammiratori e neofiti, ponendoli di fronte uno scenario ambiguo sotto ogni aspetto, al centro del quale si dimena indifeso un omuncolo allucinato impersonato da un ottimo Cho Jin-woong, in grado di delineare attraverso un processo di estenuazione progressiva un profilo sfibrato dalle turbe psichiche, inghiottito dalla micidiale tenebrosità dell’ambiente che si trova ad attraversare giorno per giorno (ammirevole in questo frangente il lavoro di fotografia e scenografia).
Complessivamente “Bluebeard” è un thriller ben costruito, solido nella messa in campo della suspense e delle multi-interpretabili eventualità che si palesano sullo schermo.
Possiede tuttavia un neo strutturale che dovrebbe suscitare qualche lecita riserva: è il sovraccarico della sceneggiatura, eccessivamente macchinosa proprio dove s’intrica maledettamente, ovvero in vicinanza della “vera” verità risultante dalle versioni dei medesimi fatti reinterpretati, per accedere alla quale si appare costretti (ma in realtà questa è solo una delle possibilità che il mezzo cinematografico sa sperimentare) ad allontanarsi dal primo piano del dottore per dar voce a delucidazioni esterne.
Certo già anche in “Psyco” si registrava un fatto simile, riscontrando però un esito drammaturgico più memorabile. Si preferisca o meno una ricostruzione corale piuttosto che individualista, l’inanellamento conclusivo rischia senza dubbio di zavorrare più del necessario il lavoro di cesello compiuto fino a tal segno.
Voto al film
Written by Raffaele Lazzaroni
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