FEFF 2017: Sezione Competition – “Survival Family” di Shinobu Yaguchi
La 19esima edizione del Far East Film Festival udinese, seguito anche quest’anno passo passo da Oubliette Magazine in qualità di web media partner, ha preso avvio nella serata di venerdì 21 aprile presso la sede storica costituita dal Teatro Nuovo: protagonista, la nuova esilarante commedia firmata Shinobu Yaguchi.

“Survival Family” è un titolo d’apertura meno aggressivo di quanto non lo fosse 12 mesi or sono il roboante “The Tiger” di Park Hoon-jung, ma allo stesso tempo di certo più conciliante, più mirato ad accontentare i diversi pubblici attraverso una vicenda emblematica di rapida intesa.
Il fatto è il seguente: di punto in bianco l’elettricità smette di esistere, ogni macchinario alimentato a corrente cessa di funzionare, dagli elettrodomestici ai treni, dalle automobili agli ascensori, dalle celle frigorifere ai telefoni.
Il mondo (che nell’economia del racconto coincide col Giappone) è progressivamente messo in ginocchio, e se dapprima l’inspiegabile evento per molti assume il carattere di una colossale bizzarria da ricordare, man mano che se ne appura diffusione ed entità per ognuno diviene una scomodità insostenibile, alcuni cominciano addirittura a lasciarci le penne. Una trama da blockbuster apocalittico, ma non siamo di fronte a un disaster movie, se non altro come tradizionalmente si è soliti intenderlo.
Non assistiamo ad alcun grande coinvolgimento di schieramenti politici (né tantomeno mediatici), il mood dominante non è affatto da drammone angoscioso, perché invece tutto è descritto seguendo le vicissitudini, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, di una famigliola qualunque, padre madre figlio figlia, ciascuno con le proprie caratterizzazioni tipiche e, naturalmente, i propri lati più spassosi, perché l’autore ha scelto ancora una volta il genere che meglio gli si confà, quello grazie al quale ha esordito nel 1990 alla Berlinale con l’oggi completamente dimenticato “The Rain Women”.
Dalla quotidianità più imbambolata ai piccoli e grandi disagi prima e dopo il cataclisma, Yaguchi intrattiene i suoi spettatori ideando una lunga peregrinazione a cavallo di bicicletta dall’affollatissima Tokyo alla meridionale Kagoshima, dove risiede (e forse resiste) il vecchio nonno, pescatore incallito.
Fantasioso nel proporre numerose e diversissime tattiche di sopravvivenza, suggerite qui e lì da deliziose macchiette, “Survival Family” è un on the road come di consueto sia a livello geografico che spirituale, un percorso di maturazione che illumina le esistenze del quartetto protagonista educandolo a quei fondamentali valori affettivi che la routine nel tempo ha corroso, o magari semplicemente sedato.

È anche il risultato di un’abile fusione di forme e qualità, che muovendo da uno spunto fantascientifico si innesta saldamente nei toni della commedia, offrendo non rare parentesi drammatiche e, peculiarità maggiormente distintiva, di ascendenza grottesca.
Una simile agilità narrativa, che invita i fortunati fruitori a stupirsi delle avventure e disavventure come se ne stupiscono i Suzuki stessi (i quali potrebbero serenamente corrispondere ai nostri “Rossi”), non può che incontrare accoglienze benigne, ma più che per l’appeal comico, costante e tuttavia non così cardinale, in motivo invece della limpidezza, dell’illusione di spontaneità che distingue la realizzazione da ogni punto di vista.
Attori davvero credibili nella loro leggerezza, un’ambientazione sociale mai sopra le righe, un montaggio assai funzionale e rassettato, un copione (tutto escogitato dal regista) anche più raffinato di quanto si possa percepire di primo acchito: se una simile freschezza arriva a conquistare, ci riesce non solo obbedendo alle logiche del sano entertainment, ma anche perché innesca sottopelle una riflessione più che valida, culminante nello spesso profetizzato “ritorno alla natura”, su una realtà meno assurda di quanto l’uomo medio possa percepire.
Voto al film
Written by Raffaele Lazzaroni
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