“Come respira una piuma” di Marcello Florita: la genitorialità vista tramite gli occhi dei bambini prematuri
“Non serve a nulla perché i miei figli arrivano a due chili se li peso insieme con le cannule, i pannolini pieni e la mascherina, quella stessa mascherina che fa sì che io non sappia a chi somigliano. Non serve a nulla perché i miei abbracci sono stati maldestramente ficcati in tasca, la mia schiena è ricurva di fronte all’incubatrice e una pacca sulla spalla mi scuote quel po’ che serve solo a scrollarmi qualche lacrima giù dal viso.”
Di frequente sentiamo parlare, tramite canali differenti, di bambini prematuri. Sappiamo che oggi la ricerca e le tecnologie sono andate avanti, tanto da permettere a bambini nati prematuramente di sopravvivere, cosa che una volta non era per nulla scontata.
Ma sapevate che le nascite premature superano le infezioni come prima causa di morte?
“Come respira una piuma” (Edizioni Ensemble, 2016) è la storia di due genitori e dei loro due gemellini, Francesca e Filippo, nati al sesto mese e mezzo di gravidanza. Sono prematuri gravi, è ciò che si sentono ripetere continuamente dal personale ospedaliero, e loro si sentono genitori irregolari.
La TIN (Terapia Intensiva Neonatale) diventa la loro seconda casa e le apparecchiature per la terapia respiratoria e nutrizionale per i nati pretermine saranno fondamentali, per un periodo piuttosto lungo, per la sopravvivenza dei loro piccoli.
Ma cosa accade realmente nella TIN? E qual è la vita dei genitori che attendono con speranza che i propri figli mostrino miglioramenti?
Marcello O. Florita, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista SIPRE, da anni consulente dell’Ospedale San Raffaele, autore di due saggi di psicoanalisi e collaboratore della nota rivista “Viversani & belli” (per le rubriche Sesso e Genitori e figli), racconta la sua esperienza di paternità che va al di là di ogni immaginazione.
O meglio, per chi ha vissuto la stessa esperienza si tratterà di una sorta di ripasso ma per chi non conosce la realtà della TIN sarà la scoperta di un nuovo luogo, o, come lo definisce l’autore stesso, un “non-luogo” in cui i figli non lo sono ancora completamente e i genitori neppure.
È una storia delicata, narrata con parole che cercano di sottrarsi dalla terminologia specifica, se non nei casi in cui è inevitabile, con protagonisti altrettanto delicati e teneri.
Disperati e teneri sono poi i genitori, i due in questione come tutti gli altri che hanno vissuto e vivranno qualcosa di simile.
Il lettore viene inserito in una realtà non certo semplice, né felice, una sorta di limbo in cui può accadere di tutto e così effettivamente avviene.
Ne scaturisce una sensibilità nuova, una differente immagine dell’essere genitori e dell’essere padre in particolare, una conoscenza prima forse ignorata riguardo ciò che accade ai piccoli nati prematuramente, la loro percezione, le loro sofferenze, i rischi che corrono durante questo percorso e talvolta ripercosso nel loro futuro.
Un libro da leggere, da scoprire, da condividere, una storia che ne racchiude altre, tutte molto forti, emozionanti e senza dubbio indimenticabili.
Written by Rebecca Mais
Info
Pagina Facebook Marcello Florita