Cultura vs pirateria: l’eterno scontro tra essere e avere

Sin dalla notte dei tempi, cultura e pirateria, due “pilastri” dell’umanità, come bene e male si battono, in eterna contrapposizione l’una all’altra.

Wired

Wired, rivista di settore, annuncia: «L’industria della cultura italiana perde 24 miliardi all’anno per colpa della pirateria: gli incassi mancati potrebbero dare lavoro a mezzo milione di persone.».

Come al solito, la verità sta nel mezzo: se è vero che le perdite tra download illegali e copie contraffatte di film e serie tv incidono più di quanto si creda, è anche vero che, nel Belpaese, l’industria del cinema, senza i finanziamenti pubblici statali e delle film commission locali, sarebbe da tempo fallita.

Non è mia opinione ma i numeri, già in precedenza snocciolati nell’articolo dedicato a uno dei “campioni di incassi” italiani (“Cristian & Palletta contro tutti“), recensito per Oubliette, parlano chiaro.

Le parole riportate da Wired però, sono firmate Ernst & Young, società di revisione internazionale, che è stata chiamata a calcolare il valore economico di cinema, televisione, arte, musica, radio, informazione, editoria (quest’ultimo in realtà in ripresa), pubblicità, videogiochi e spettacoli della nostra penisola.

Secondo tale studio, l’intero settore (terzo in “classifica” con 880 mila occupati), ha guadagnato 47,9 miliardi di euro nel 2015, sì, ma le perdite importanti date dalla pirateria (furiosa per il comparto cinema) unite alle questioni relative al diritto d’autore e assommate al “value gap” ossia il divario tra quanto viene generato dai contenuti in rete e quanto viene restituito a chi li ha creati è feroce.

Pirateria

La mia domanda è: tale ricerca ha tenuto anche conto dei singoli investimenti profusi dalle Case di Produzione e dai singoli produttori o solo dei guadagni a cui sottrarre ipotetici (definitivi – certi?!) danni di dvd, blu-ray e download illegali?

Non si tratta di giustificare un atto bieco che tra l’altro, come detto, danneggia il singolo autore dell’opera in maggior ragione, rispetto alle major che invece continuano ad incassare sempre e comunque, ma di un conteggio che è privo della visione d’insieme e per questo, quantomeno anomalo e non del tutto convincente.

Insomma no alla pirateria ma si ad un po’ di sano criterio nella scelta di produrre film nel Belpaese: che questi ultimi siano si, d’interesse cultural nazionale… ma che non siano solo commedie che si limitano a mostrare le bellezze italiche in video – tra l’altro spesso inserite fuori contesto e quindi persino messe in “cattiva luce” o non valutate come meglio dovrebbero/potrebbero.

Dunque per citare il Re dell’italico scult: “Ocio, però!”

 

Written by Stefano Labbia

 

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