“Terroristi del cinema”: uno sguardo sul cinema di genere italiano, 22 febbraio 2017, Corato

Terroristi del cinema: è questo il titolo del piccolo ciclo di proiezioni cinematografiche organizzato dall’associazione di promozione sociale Harambè sita a Corato (Bari).

Harambè

Un breve quanto stimolante percorso alla riscoperta del cinema italiano di genere, un’etichetta di cinematografia popolare, che faceva uso di elementi amati particolarmente dalle masse popolari ma disprezzati dall’élite colta.

Questo genere mobilitava un grande pubblico di modesta cultura cinematografica ma i suoi prodotti venivano stroncati dalla critica, che li riteneva triviali e dozzinali, di scarso pregio artistico.

Tuttavia, la vena di originalità e di inventiva e il raccontarsi dei registi nei loro film hanno portato nuova luce su questo genere. Molti di questi prodotti autoriali sono stati rivalutati, divenendo vere e proprie opere di culto e capolavori.

La volontà di fornire un quadro generale sul panorama cinematografico italiano del passato e di guidare alla sua riscoperta costituisce lo stimolo portante di questa iniziativa culturale.

Una riscoperta che si situa nell’assenza di cinema di genere in Italia in questi anni, ma che risulta imprescindibile per apprezzare le opere di registi contemporanei come Tarantino, Burton, Raimi che si ispirano a questo genere senza nasconderlo.

Gli appuntamenti prevedono la proiezione de La maschera del demonio di Mario Bava; Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci; Milano Calibro 9 di Fernando Di Leo e, infine, Django di Sergio Corbucci.

Un programma che volontariamente non comprende registi come Leone e Argento sui quali spesso si sofferma lo sguardo divulgativo sul cinema italiano, mettendo in ombra maestri dalle notevoli abilità tecniche, come Bava e Fulci, sprovvisti al tempo di un adeguato budget per acquistare fama e fortuna.

Mario Bava - Lucio Fulci

Sta proprio in questo paradosso la loro grandezza: i budget limitati li hanno costretti ad ingegnarsi per rendere credibili scene che richiedevano particolari effetti visivi o speciali, che hanno poi costituito nel tempo una loro peculiarità.

Il film d’esordio di Bava La Maschera del Demonio, ispiratosi al racconto Il Vij di Gogol’, tratteggia la figura del vampiro in maniera inconsueta e diversa dal Dracula cinematografico.

La storia racconta dell’incontro di due medici con una strega, Asa, arsa viva due secoli prima ed ora pronta a compiere la sua vendetta. Il suo scopo è tornare in vita, succhiando la linfa vitale dalla sua discendente Katia e coinvolgendo la sua famiglia in una serie di peripezie fatali.

I medici si ritroveranno invischiati in prima persona in questa faccenda, cercando di fermare l’ira di Asa ma rimanendo essi stessi vittime del piano vendicativo dei vampiri. Fermarla non sarà facile, l’orrore prenderà vita e risucchierà lo spettatore in un vortice di paura e suspense.

La fotografia del film, curata dallo stesso Bava, crea uno stile gotico personalissimo e un’atmosfera orrifica che contribuiranno a delineare le regole del genere gotico italiano, per i cineasti che vi si ispireranno successivamente.

Dunque, la fotografia macabra, il clima gotico, gli straordinari effetti speciali e la tensione suscitata nello spettatore da questa atmosfera horror inusuale per il cinema italiano degli anni ’50, decretano Bava maestro indiscusso di questo genere e fanno di questo film uno strepitoso esordio, nonché necessario punto d’inizio.

Il pubblico della rassegna ha accolto positivamente il film, riservandosi una piacevole sorpresa! Non resta che attendere il 22 febbraio per scoprire cosa ci riserverà il giallo di Fulci e farci coinvolgere da una nuova storia! I prossimi appuntamenti saranno annunciati a breve!

 

Written by Maria Cristina Mennuti

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *