“Il deserto dei Tartari” diretto da Paolo Valerio: Dino Buzzati al Teatro Niccolini, dal 25 al 29 gennaio 2017, Firenze
La storia della lunga attesa di qualcosa che verrà, quando ciò che aspettiamo è proprio ciò a cui abbiamo rinunciato: la vita.

Dal 25 sino al 29 gennaio 2017, presso il Teatro Niccolini di Firenze andrà in scena l’adattamento teatrale del libro di Dino Buzzati “Il deserto dei Tartari” diretto ed interpretato da Paolo Valerio.
Il libro, affrontato alla Pergola nel 2015 con una lettura integrale e collettiva a cura di Andrea Macaluso, è il romanzo italiano per antonomasia dell’illusione e dell’ossessione, e trova nella messinscena di Paolo Valerio l’occasione di sospendersi in un ‘altrove’ lontano nello spazio e nel tempo. È un corpo a corpo a più voci, evocativo di tutta la potenza conturbante del testo.
“Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.”
Inizia così uno dei più celebri e misteriosi romanzi del Novecento italiano. Scritto nel 1939 in Eritrea, dove Dino Buzzati era corrispondente per il Corriere della Sera, e pubblicato nel 1940, Il deserto dei Tartari – che avrebbe dovuto intitolarsi La Fortezza ed è stato trasposto al cinema da Valerio Zurlini nel 1976 – racconta con uno stile semplice e asciutto la dimensione dell’‘oltre’, quella da cui scaturiscono angosce, paure, tormenti.
Valerio crea uno spettacolo che sottolinea il linguaggio fortemente allusivo e la mancanza di precisi riferimenti spazio-temporali del romanzo, tenendo la vicenda come sospesa in un quadro interpretato da lui stesso con Alessandro Dinuzzi, Simone Faloppa, Emanuele Fortunati, Marco Morellini, Roberto Petruzzelli, Stefano Scandaletti, e reso ancora più ‘mitico’ dalle musiche originali di Antonio Di Pofi eseguite dal vivo da Aldo Gentileschi alla fisarmonica e Marina La Placa al theremin. Premio ‘Le Maschere del Teatro Italiano 2016’ per migliori scene ad Antonio Panzuto, i movimenti di scena sono di Monica Codena, le immagini e le proiezioni (video: Raffaella Rivi) sono tratte dai quadri di Dino Buzzati, i costumi sono di Chiara Defant, le luci di Enrico Berardi. Lo spettacolo è dedicato ad Almerina Buzzati.

Il regista Paolo Valerio racconta il suo spettacolo: “In passato ho già avuto modo di realizzare altri spettacoli tratti da testi di Buzzati, tra i quali Sette Piani e Poema a Fumetti, oltre alla fiaba La meravigliosa invasione degli orsi in Sicilia e alcuni racconti. Ora, con questa nuova produzione del Teatro Stabile del Veneto è arrivato il momento di portare in scena il suo capolavoro. La mia scelta è stata quella di non avere un unico protagonista: tutti gli attori saranno Drogo, seguendo non solo l’invecchiamento del protagonista, ma anche le emozioni che il passare tempo si modificano in Drogo come in ognuno di noi: dalla partenza fiduciosa alle delusioni, e poi al sorriso del finale. Il mondo di Dino Buzzati è affascinante e misterioso e ne Il deserto dei Tartari, il romanzo che segnò la sua vera consacrazione tra i grandi scrittori del Novecento italiano, sono presenti tutte le sue tematiche principali, oltre al suo immaginario onirico di paesaggi e personaggi. Il tema portante è quello della fuga del tempo”.
Giovanni Drogo, un giovane e speranzoso tenente, viene mandato in servizio presso un non meglio identificato distaccamento militare ai confini del mondo, la Fortezza Bastiani, relegata in cima a un’impervia montagna e che da subito appare come sospesa tra sogno e veglia. La Fortezza, un tempo scenario di grandi battaglie, è ora un avamposto abbandonato e pressoché dimenticato, ma vincola a sé tutti i militari del battaglione per il senso di perenne attesa di un nemico che ci si aspetta giunga dalla frontiera e che rappresenta il sogno di una gloria da conquistare e di un destino su cui riporre la propria fiducia. Quando Drogo giunge alla Fortezza è convinto di trascorrere in quel luogo desolato solo qualche mese, per poi tornare alla vita normale. Dopo poco, però, la pacata e monotona vita della Fortezza, la disciplina militare, gli orari dell’esistenza comunitaria e la convinzione o illusione che di lì a poco il nemico arriverà, fanno presa su Giovanni Drogo che, senza rendersene conto, trascorre in quel luogo remoto tutti gli anni della sua esistenza.
Paolo Valerio su Drogo: “Tutti gli attori aspetteranno e affronteranno i loro Tartari, e così anche tutti gli spettatori saranno Drogo. Avrà un ruolo importante anche la parte più letteraria de Il deserto dei Tartari, con l’intenzione di portarne in scena i momenti più descrittivi e poetici, attraverso le parole meravigliose di questo testo, e le immagini del pittore Dino Buzzati”.

Per Drogo, così come per i commilitoni, la speranza di veder comparire un nemico all’orizzonte si trasforma a poco a poco quasi in un’ossessione metafisica, in cui si fondono il desiderio di eroismo e la necessità dell’uomo di dare un senso alla propria esistenza. Mentre trascorrono i decenni, e mentre si seguono le vite degli altri soldati della Fortezza, Drogo rimane fatalmente incatenato a questa condizione tra speranza e disillusione; quando, per una breve licenza, potrà rientrare nel mondo reale, percepirà tutto il senso di irreparabile distacco rispetto agli amici di un tempo e alla fidanzata. L’arrivo del nemico, si rivela infine un momento simbolicamente unico: quando finalmente i Tartari, a lungo attesi, avanzano verso la Fortezza, Drogo, precocemente invecchiato, ammalato, viene frettolosamente congedato e trascorre la sua ultima notte in un’anonima locanda, sulla via del ritorno. Il momento della morte diventa però per il protagonista una vera rivelazione: dopo un’esistenza spesa e sfumata ad aspettare qualcosa che dia un senso alla propria vita, Drogo capisce, guardando la sua piccola porzione di stelle, che la vera vittoria è la sua.
Paolo Valerio su Lucia Bellaspiga: “Dice Lucia Bellaspiga autrice di una biografia su Buzzati in occasione del centenario della nascita: “il Deserto è un libro da leggere due volte: la prima per non capire nulla fino all’epilogo e lasciarsi sorprendere (l’effetto che Buzzati ricercava), la seconda per ricucire le trame e riconoscere a ritroso le tante premonizioni. La vicenda è circolare e alla fine tutto torna”. Io vorrei che questo spettacolo fosse una terza lettura possibile dell’infinito Dino Buzzati”.
25 – 29 gennaio | Teatro Niccolini di Firenze
(dal mercoledì al venerdì ore 21; sabato ore 19; domenica ore 16:45)
Teatro Stabile del Veneto
Costi biglietti
Interi
I° Settore € 24
II° Settore € 20
Ridotti (over 60, under 26, soci UniCoop Firenze martedì e mercoledì, abbonati Teatro della Toscana (Pergola / Teatro Niccolini / Teatro Era), possessori di PergolaCard)
I° Settore € 21
II° Settore € 18