“Via dalla pazza folla” di Thomas Hardy: il romanzo dalla trama intrecciata che ricorda le ballate popolari
“Quando il fittavolo Oak sorrideva, gli angoli della bocca gli si dilatavano fino ad arrivargli quasi alle orecchie, gli occhi gli si riducevano a due fessure e tutt’intorno gli spuntavano certe rughe divergenti che si spargevano sul suo volto come i raggi di un rudimentale abbozzo di sole nascente.”

È il celebre incipit di “Via dalla pazza folla” di Thomas Hardy (1840- 1928), uno dei più grandi scrittori e poeti inglesi dell’età vittoriana.
Per l’esattezza, il suo quarto romanzo e il suo primo grande successo letterario, dato che nel 1874 è apparso anonimo e a puntate sul periodico “Cornhill Magazine”, ma già qualche giorno dopo l’ultimo episodio era già stampato in volume con tanto di firma.
Si tratta di un’opera che ha visto diverse correzioni ed edizioni, prima fra tutte quella del 1895, in cui Hardy ha apportato delle modifiche al testo, e scritto una prefazione in cui osservava come il suo termine “Wessex”, utilizzato per definire quella ristretta zona rurale in cui sono ambientate le scene, fosse divenuto di uso comune.
Così come una recente trasposizione cinematografica, ne ha dato una nuova versione alle stampe. Nell’ottobre del 2016, è uscita l’edizione della Fazi, di cui vi parlo, con traduzione e note a cura di Enrico Mistretta, e in copertina il suggestivo quadro del pittore John Everett Millais “The Black Brunswicker” del 1860.
È un romanzo romantico, senza dubbio, dove l’amore trionfa sebbene in seguito a molte vicissitudini, com’era d’uopo, e la perseveranza trionfa. Hardy è un abile creatore di eroine femminili – passionali, capricciose, vanitose –, che si delineano per fissarsi nella memoria del lettore ed arrivare ad essere indelebili.
Il suo linguaggio, sebbene appartenente ad un altro secolo, non è obsoleto né particolarmente ricercato, e la lettura scorre fluida, naturalmente in linea con la moda del momento, ovvero molte descrizioni particolareggiate e pochi dialoghi – l’esatto contrario della nostra narrativa contemporanea, invece più diretta.
Chi, come me, ha studiato letteratura inglese, ricorda i vari brani che solitamente si analizzano alla voce di questo romanzo, e la storia per sommi capi; quindi la lettura integrale che la Fazi ci offre, risulta senza dubbio necessaria per riscoprire quelle sfumature, quei modi di dire, oppure quei piccoli gesti occorsi fra i personaggi, che sicuramente ci erano sfuggiti.
Le 466 pagine non sono pesanti, credetemi, soprattutto perché la struttura della storia è semplice, se ci pensiamo: non mancano neppure i cori che, nei momenti clou, echeggiano in effetti che rasentano il comico.
Il tempo che caratterizza questi romanzi, immersi nella campagna inglese, dove grande risalto viene dato ai paesaggi e al cambiamento della luce come effetto sulla natura, è senza dubbio lento, rilassante. Un ritmo affatto serrato, che accelera appena nei momenti di maggior tensione. Per quanto riguarda la trama, be’, forse questa è parte nota.

Il fittavolo Gabriel Oak s’innamora della bella Bathsheba, una ragazza nullatenente, giunta in quelle terre sconfinate della campagna inglese per andare ad abitare con la zia. Presto la chiede in sposa, ma lei rifiuta, adducendo al fatto di non amarlo. In una notte di tempesta, il giovane perde ogni suo possedimento, e si ritrova nella condizione di doversi cercare un lavoro.
Ma ecco che le parti si capovolgono, perché è proprio Bathsheba ad assumerlo, dopo avere ereditato la fattoria dello zio. L’effetto che questa donna fa agli uomini è impressionante. Oak, che rimarrà sempre innamorato di lei e la proteggerà a distanza, deve fare i conti con ben altri due pretendenti che perderanno tempo a combattersi fra loro. E, senza volervi rivelare di più, sappiate che in amore non vince chi fugge né chi si dispera. Semplicemente, ha la meglio chi sa aspettare.
“Una cosa farò in questa vita, una sola cosa di sicuro e cioè amarvi e sospirarvi, e continuare a desiderarvi finché non muoia”.
Più di così. “Via dalla pazza folla” è un classico della letteratura inglese che bisognerebbe leggere, almeno una volta nella vita, per imparare che è nella natura, lontano dalla “pazza folla”, che l’uomo riesce a mettere a nudo la sua anima, rivelando se stesso in ogni sfumatura.
Written by Cristina Biolcati