“I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”: fino al 14 gennaio 2017 al Palazzo Roverella, Rovigo
Un dettaglio di “Tre teste di donne bretoni” del pittore francese Emile Bernard, opera del 1888, è l’immagine che appare sul manifesto della suggestiva mostra allestita a Rovigo, al Palazzo Roverella.

“I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, inaugurata il 17 settembre 2016, terminerà il 14 gennaio 2017, quando si spegneranno i riflettori sul fantastico “viaggio” dei moti dell’animo compiuto attraverso il colore.
Si tratta di un percorso che vede coinvolti diversi pittori di fama mondiale, articolato in cinque sezioni: La Bretagna di fine Ottocento; Alle origini del Sintetismo: Emile Bernard e Paul Gauguin; Profeti e pellegrini. La poetica dei Nabis; Burano-Bretagna e ritorno; L’estetica della semplicità tra seduzioni borghesi e intimità domestiche.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione col Comune di Rovigo e L’Accademia dei Concordi. Giandomenico Romanelli ne è il curatore.
Il centinaio di opere – alcune popolari, altre meno conosciute – parlano al visitatore di anime in fuga ed in cerca della loro strada; appagate dall’approdo ad un intimo rifugio, seppur momentaneo, in riva al mare della Manica oppure, più alla nostra portata, nella laguna veneziana. Senza dubbio, la grande “star” dell’esposizione è Paul Gauguin, che a Pont-Aven, sulle coste della Bretagna, era giunto nel 1888.
Rotto il sodalizio con Van Gogh – l’olandese aveva scelto il sud della Francia e nelle lettere al fratello Theo lo dava per perso nei suoi viaggi in Martinica –, Gauguin aveva privilegiato questo piccolo lembo di terra, dove si era formata una comunità internazionale di giovani artisti.
Essi condividevano esperienze e soprattutto desideravano giungere ad un nuovo tipo di arte, il più possibile semplice.

In loro si avvertiva un rifiuto della verosimiglianza e del naturalismo, espresso da colori piatti e forti, delimitati da linee scure. Anche le forme e i colori si semplificano, in quello che sembra un frammento di mondo colto nella sua immobilità e nel suo silenzio.
E a testimoniare questo, basta osservare “Bretagna”, l’acquerello su carta del 1889 di Gauguin, oppure “Paesaggio estivo con tre alberi” del 1905 dello svizzero Cuno Amiet. Si entra così nel vivo della rassegna, con quel gruppo di “profeti” – dall’antico ebraico chiamati “Nabis” –, che tramite l’esperienza parigina hanno dato vita all’arte moderna.
Sono artisti come Paul Sérusier, Emile Bernard, Paul-Elie Ranson, Maurice Denis e gli svizzeri Cuno Amiet e Félix Vallotton, che, liberi dall’imitazione della realtà, si chiudevano nel loro studio e cercavano di mettere sulla tela tutto ciò che ricordavano di quel che avevano osservato.
Scaturiva così una pittura sintetica, dai colori intensi e dal profili marcati; con pochi dettagli, perché la mente molto dimentica, caratterizzata da una semplificazione fino all’essenziale – da qui il nome di “Sintetisti”.
Nella mostra di Rovigo, Paul Gauguin si “scontra” con Gino Rossi: due artisti agli antipodi, eppure in grado di sintetizzare la pittura ad una purezza primigenia. Mentre il primo si lascia conquistare dai paradisi tahitiani, il secondo ci offre un’opera come “Barene a Burano”, in cui nel turbinio di blu cobalto e gialli aranciati si legge un inno alla gioia, che più tardi andrà scemando nei toni cupi della disperazione.

L’estetica della semplicità allarga i suoi orizzonti ed ingloba la nuova idealità borghese.
L’ultima parte dell’esposizione è dedicata a protagonisti italiani quali Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di San Pietro, Mario Cavaglieri. Artisti in grado di affacciarsi al palcoscenico dell’arte internazionale senza alcun complesso d’inferiorità.
La luce “gioca” sui corpi di figure, molto spesso donne, ritratte in ambienti domestici ristretti, intente in attività quotidiane. Si riflette su una camicia bianca, uno scialle giallo, un corpo nudo.
Col biglietto della mostra, che intero costa 11 euro, il visitatore può accedere anche all’attigua Pinacoteca, dove si trovano preziose opere di Tiziano Vecellio, Palma il Giovane, Dosso Dossi, Giambattista Piazzetta, Jacopo Tintoretto e Giambattista Tiepolo. Nonché due capolavori di Giovanni Bellini, quali la “Madonna con Bambino” e il “Cristo portacroce”.
Written by Cristina Biolcati