“La prima chitarra non si scorda mai” di Roberto Baronchelli: i nuovi racconti in chiave ironica
“Avevi immaginato l’inferno. Così come lo immaginano tutti con quell’iconografia classica e ortodossa del fuoco e delle fiamme. Poi l’avevi vissuto ed era tutta un’altra cosa: era freddo, neve, fame, fatica, umiliazioni e annientamento. E non era certo meno atroce dell’altro. E migliaia di dannati come te a cercare di sopravvivere.”
Roberto Baronchelli, classe 1958, nativo di Farfengo Bresciano, frazione di Borgo San Giacomo, nella bassa pianura bresciana, torna con la terza raccolta di racconti dopo “Il dubbio del tarlo” (Prospettiva Editrice, aprile 2013) e “La sorte dell’ironia” (Angolazioni, 2014).
“La prima chitarra non si scorda mai” (Angolazioni, 2016) raccoglie trentatré nuove storie, una diversa dall’altra, la prima dall’omonimo titolo del libro.
Protagonista di ogni narrazione resta sempre l’ironia, o meglio l’ironia è la chiave con la quale la maggior parte di esse vanno lette ed interpretate, e gli argomenti trattati sono diversi: si va dai problemi dei giorni nostri ai flashback nel passato, dalla malinconia per ciò che sarebbe potuto essere all’amore per i libri e per la vita stessa.
Quella chitarra che apre la raccolta è foriera di bei momenti dei giorni andati, quella chitarra che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di tanti ragazzi, così come quella dell’autore, tra canti religiosi, canti tradizionali e cover di successi intramontabili italiani e non.
La saggezza contadina riporta poi alle origini dell’autore che non dimentica i racconti ascoltati da piccolo, i detti della tradizione, le canzoni, le voci popolari. A tal riguardo troviamo un racconto in dialetto bresciano, “Na cartô arzentadô”, con successiva traduzione.
Un’occasione per approcciarsi, da parte di chi non lo conosce, ad un dialetto differente, per tanti nuovo, cogliendone inoltre alcuni particolari segni grafici.
Anche in questa raccolta, come nelle precedenti, è presente l’aspetto religioso, mistico, quello più profondo e misterioso che va dagli angeli al ricordo di chi non c’è più.
Voci udite per caso, situazioni quotidiane, conversazioni amichevoli, altre meno, aneddoti tramandati nel tempo, sagre paesane, natura incontaminata, a volte da salvaguardare, sono alcuni dei temi che si incrociano nella narrazione, sempre curiosa e attenta ad apparire interessanti e talvolta divertenti.
Un Baronchelli inesauribile che siamo certi tornerà presto con un altro suo scritto, con nuovi piacevoli racconti dai suoi luoghi di origine tutti da scoprire.
“Si riguardò nello specchio e vide un vecchio con gli occhi umidi dalla commozione, e il bambino che era rimasto in lui si mise a piangere copiosamente. Si stupì, non lo credeva più capace di questo. Era la seconda volta che gli succedeva quel giorno. Cosa gli stava capitando? E il vecchio e il bambino si confondevano e si consolavano a vicenda.”
Written by Rebecca Mais
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