Oscar 2017: L’aria che tira – Pronostici sulle future nomination #1
Mancano 119 giorni all’89a Notte degli Oscar. Anche quest’anno è giunta l’ora di approcciarsi al vasto mare dei pronostici che già da mesi stanno farcendo i siti dai più vari profili, da Pianeta Donna a Ciak Magazine, interrogandosi su chi si rivelerà protagonista al Dolby Theatre di Hollywood.
Il qui presente contributo mira a tirare qualche somma, tenendo costantemente ben a fuoco la suscettibilità di sviluppi futuri (anche profondamente contrastanti) che molto probabilmente interesseranno le liste a seguire. Necessitando come consuetudine di fonti attendibili, specializzate e autorevoli, in occasione di questa seconda annata di ricerche sono state affiancate alle storiche voci Indiewire.com e Awardscircuit.com la pagina dedicata, firmata dal navigato Scott Feinberg, dell’Hollywood Reporter, una delle testate più quotate nel panorama cinematografico americano, e un autentico emblema di quanto la materia scelta possa assurgere a vero divertissement intellettuale, ossia Goldderby, il quale possiede il pregio di intersecare con tecnica assai user friendly le visioni degli esperti del settore, dei critici e del pubblico.
Una convenzione generalmente rispettata vuole si presentino ai lettori raggruppamenti di “frontrunners”, vale a dire “capilista”, e di “contendenti”, “seconde scelte”, tali almeno per quanto se ne può sapere e supporre al momento della compilazione. L’intersezione delle opinioni (e delle speranze) che vi si trovano produce ciò cui si sta introducendo. Non ci si sbilancerà oggi su chi potrebbe vincere (sarebbe un esporsi prematuro e supponente); è bensì più opportuno limitarsi ad accarezzare i titoli sulle cui plurime nomination varrebbe la pena di scommettere.
Muoviamo dunque da un primo elenco di lungometraggi caratterizzati da preannunciate copiose candidature, i cui elementi sono stati selezionati esclusivamente dai sopracitati “frontrunners”.
- 14 potenziali categorie – “La La Land” (di Damien Chazelle);
- 11 potenziali categorie – “Arrival” (di Denis Villeneuve);
- 9 potenziali categorie – “Jackie” (di Pablo Larraín) e “Silence” (di Martin Scorsese);
- 8 potenziali categorie – “Il libro della giungla” (di Jon Favreau);
- 7 potenziali categorie – “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” (di Ang Lee), “Fences” (di Denzel Washington) e “Hidden Figures” (di Theodore Melfi);
- 6 potenziali categorie – “Lion – La strada verso casa” (di Garth Davis), “Manchester by the Sea” (di Kenneth Lonergan), “Moonlight” (di Barry Jenkins) e “Sully” (di Clint Eastwood);
- 5 potenziali categorie – “20th Century Women” (di Mike Mills), “Hacksaw Ridge” (di Mel Gibson) e “Rogue One: A Star Wars Story” (di Gareth Edwards);
- 4 potenziali categorie – “Loving” (di Jeff Nichols) e “A Monster Calls” (di Juan Antonio Bayona).
Poniamogli subito a confronto un’altra lista che attinga stavolta al bacino più ampio dei “contendenti”: osservando il caso più eclatante, costituito da “La legge della notte”, nome assente poc’anzi, è facile appurare come le risorse della maggior parte dei concorrenti lievitino in maniera appariscente, senza per questo abbandonare, stando all’affidabilità riconoscibile alle fonti, un proprio realistico profilo.
- 15 potenziali categorie – “La La Land” (di Damien Chazelle);
- 12 potenziali categorie – “Silence” (di Martin Scorsese);
- 11 potenziali categorie – “Arrival” (di Denis Villeneuve), “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” (di Ang Lee), “Jackie” (di Pablo Larraín) e “Il libro della giungla” (di Jon Favreau);
- 10 potenziali categorie – “Hidden Figures” (di Theodore Melfi);
- 9 potenziali categorie – “La legge della notte” (di Ben Affleck), “Fences” (di Denzel Washington) e “Sully” (di Clint Eastwood);
- 8 potenziali categorie – “Hacksaw Ridge” (di Mel Gibson), “Il libro della giungla” (di Jon Favreau), “Manchester by the Sea” (di Kenneth Lonergan) e “Moonlight” (di Barry Jenkins);
- 7 potenziali categorie – “L’eccezione alla regola” (di Warren Beatty), “Lion – La strada verso casa” (di Garth Davis), “A Monster Calls” (di Juan Antonio Bayona) e “Passengers” (di Morten Tyldum);
- 6 potenziali categorie – “Animali notturni” (di Tom Ford), “Moonlight” (di Barry Jenkins) e “Rogue One: A Star Wars Story” (di Gareth Edwards);
- 5 potenziali categorie – “20th Century Women” (di Mike Mills), “Allied – Un’ombra nascosta” (di Robert Zemeckis), “Animali fantastici e dove trovarli” (di David Yates), “Florence Foster Jenkins” (di Stephen Frears), “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile” (di Steven Spielberg), “Hell or High Water” (di David Mackenzie) e “Loving” (di Jeff Nichols);
- 4 potenziali categorie – “The Birth of a Nation” (di Nate Parker) e “Captain Fantastic” (di Matt Ross).
È chiaro che pochi fra i titoli riportati riusciranno a spuntare la concorrenza avvicinandosi al numero massimo di categorie previste: chi entra in cinquina scalza necessariamente qualcun altro. La storia ad ogni modo ci insegna che è atteggiamento perspicace considerare anche le “retrovie”, quelle produzioni dal pregio apparentemente meno appetibile in seno alla corsa alla statuetta (quante le occasioni in cui i gusti degli specialisti e degli stessi spettatori non hanno collimato con quelle dei membri Academy), le quali non di rado invece sanno regalare sorprese ed insperate soddisfazioni.
Concluso questo doveroso preambolo, se ne esce agevolati all’ingresso di un’analisi più dettagliata che enucleerà una per una le peculiarità di ogni categoria. Un’ultima istanza: è utile sapere che un buon numero delle opere citate non è ancora uscito in Italia, né tantomeno in madrepatria.
Miglior film
Tre i lungometraggi sulla cui eleggibilità tutti paiono essere concordi: “La La Land” (osannato film d’apertura allo scorso Festival di Venezia, nomination al Leone d’oro, distribuito dalla Lionsgate attraverso la Summit Entertainment; produttori Fred Berger, Gary Gilbert, Jordan Horowitz e Marc Platt), “Manchester by the Sea” (distribuito da Amazon Studios e Roadside Attractions; produttori Lauren Beck, Matt Damon alla sua quarta e sicuramente più rilevante esperienza da produttore non esecutivo, Chris Moore, Kimberly Steward e Kevin J. Walsh) e “Moonlight” (distribuito dalla A24, 26esimo miglior esordio della storia nei cinema americani con 400 mila dollari rastrellati in soli tre giorni sfruttando unicamente quattro copie fra New York e Los Angeles e, oltre a ciò, largamente apprezzato dalla critica; produttori Dede Gardner, Jeremy Kleiner e Adele Romanski).
Seguono con quasi unanimi consensi “Fences” (distribuito dalla Paramount; produttori Todd Black, Scott Rudin e Denzel Washington, per la quarta volta produttore non esecutivo di un lungo) e “Loving” (nomination alla Palma d’oro allo scorso Festival di Cannes, distribuito dalla Focus Features; produttori Nacy Buirski, Ged Doherty, Colin Firth, alla sua seconda florida esperienza in veste di produttore non esecutivo dopo “Il diritto di uccidere”, Sarah Green, Peter Saraf e Marc Turtletaub); quindi “Arrival” (acclamato alla première allo scorso Festival di Venezia, nomination al Leone d’oro, altro titolo della Paramount Pictures; produttori Dan Levine, Shawn Levy, David Linde e Aaron Ryder), “Hidden Figures” (altro titolo della 20th Century Fox; produttori Peter Chernin, Donna Gigliotti, il regista Theodore Melfi, Jenno Topping, il celebre cantautore Pharrell Williams, per la prima volta alle prese con un lungo di finzione in qualità di produttore non esecutivo), “Jackie” (osannato allo scorso Festival di Venezia, nomination al Leone d’oro, distribuito dalla Fox Searchlight Pictures; produttori il celebre regista Darren Aronofsky, Pascal Caucheteux, Scott Franklin, Ari Handel, Juan de Dios Larraín, Mickey Liddell), “Lion – La strada verso casa” (distribuito dalla Weinstein Co.; produttori Iain Canning, Angie Fielder e Emile Sherman), “Silence” (terza pedina della Paramount; produttori il nostro Vittorio Cecchi Gori, che forse potrebbe conquistare una seconda nomination dopo quella ricevuta nel 1996 per “Il postino”, Barbara De Fina, Randall Emmett, il regista Martin Scorsese, che conquisterebbe una terza candidatura dopo quelle per “Hugo Cabret” e “The Wolf of Wall Street”, Emma Tillinger Koskoff) e “Sully” (distribuito dalla Warner Bros. Pictures; produttori il regista Clint Eastwood, che mira alla sua sesta nomination nel settore dopo le vittorie de “Gli Spietati” e “Million Dollar Baby”, Frank Marshall e Allyn Stewart).
Come restanti “frontrunners” Indiewire propone “20th Century Women” (altro titolo della A24; produttori Anne Carey, Megan Ellison e Youree Henley) e “A Monster Calls” (altro titolo della Focus; produttrice Belén Atienza); l’Hollywood Reporter preferisce “Hell or High Water” (distribuito dalla CBS Films; produttori Peter Berg, Carla Hacken, Sidney Kimmel e Julie Yorn).
Le “seconde scelte” più gettonate risultano essere “Il libro della giungla” (distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures; produttori il regista Jon Favreau e Brigham Taylor) e “L’eccezione alla regola” (in originale “Rules Don’t Apply”, distribuito dalla 20th Century Fox attraverso la New Regency; produttori il regista Warren Beatty, che punterebbe alla sua quinta candidatura per il miglior film, Steve Bing, Ron Burkle, Molly Conners, Frank Giustra, Sarah E. Johnson, William D. Johnson, Jonathan McCoy, Arnon Michan, Steven Mnuchin, Sybil Robson Orr, James Packer, Brett Ratner, Terry Semel, Jeffrey Soros e Christopher Woodrow, forse un po’ troppi per essere ospitati tutti sul palco del Dolby Theatre?).
Seguono con due sostenitori su tre (Goldderby non si avventura oltre la sintesi dei “capilista”) “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” (distribuito dalla Sony Pictures Entertainment attraverso la TriStar Pictures; produttori Simon e Stephen Cornwell, il regista Ang Lee, Marc Platt, Tom Rothman e Rhodri Thomas) e “Hacksaw Ridge” (altro titolo distribuito dalla Lionsgate attraverso la Summit Entertainment; produttori Terry Benedict, Paul Currie, Bruce Davey, William D. Johnson, Bill Mechanic, Brian Oliver, David Permut e Tyler Thompson).
Awards Circuit, unico fra tutti, suggerisce “La legge della notte” (in originale “Live By Night”, altro titolo della Warner Bros.; produttori il regista Ben Affleck, vincitore nel 2013 con “Argo”, l’amico e collega Leonardo DiCaprio, alla ricerca della seconda nomination nel settore dopo quella ricevuta per “The Wolf of Wall Street”, Jennifer Davisson Killoran e Jennifer Todd), “Florence Foster Jenkins” (ennesimo titolo della Paramount; produttori Michael Kuhn e Tracey Seaward), “Miss Sloane” (distribuito dalla EuropaCorp; produttori Ben Browning, Kris Thykier e Ariel Zeitoun) e “Passengers” (distribuito negli USA dalla Columbia Pictures). L’Hollywood Reporter , anche in questo caso unica voce a sostegno, segnala “The Birth of a Nation” (Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival, altro titolo della Fox Searchlight Pictures; produttori Jason Michael Berman, Aaron L. Gilbert, Preston L. Holmes e il regista Nate Parker) e “Captain Fantastic” (Premio alla miglior regia nella Sezione “Un Certain Regard” allo scorso Festival di Cannes, Premio del Pubblico alla recente Festa del Cinema di Roma, distribuito dalla Bleecker Street; produttori Monica Levinson, Jamie Patricof, Shivani Rawat e Lynette Howell Taylor).
Postilla fuori dalle classifiche di tuttavia non irrilevante spessore: Awards Circuit fino a qualche settimana fa includeva nelle proprie selezioni riguardanti il miglior film dell’edizione 2017 anche il documentario “13th”, che da quest’anno grazie all’iPic Entertainment, società interessata a portare le produzioni Netflix nei cinema d’America, non correrà più il rischio di essere escluso dalla corsa alle statuette, come invece accaduto fino a non molti mesi fa al potente “Beasts of No Nation” di Cary Fukunaga, altro apprezzato prodotto Netflix costretto ad assistere alla gara senza potervi partecipare a causa di una limitante distribuzione precipuamente online.
Miglior regista
Il 31enne Damien Chazelle è l’ultra-favorito protagonista della stagione grazie al suo terzo lungometraggio a tematica musicale, “La La Land”, dopo “Guy and Madeline on a Park Bench” (2009) e l’elettrizzante “Whiplash” (2014), per il quale, nell’opinione del sottoscritto, avrebbe di gran lunga dovuto a suo tempo superare il fascino (?) derivante dalle abilità “da fiction televisiva” del Morten Tyldum di “The Imitation Game”, candidato a sproposito, comunque battuto dall’incontenibile Alejandro González Iñárritu di “Birdman”.
Lo tallonano Kenneth Lonergan (“Manchester by the Sea”) e Barry Jenkins (“Moonlight”), preposti da tre siti su quattro; si accodano Martin Scorsese (“Silence”) e Denis Villeneuve (“Arrival”). Ultimi “frontrunners” appaiono per Indiewire Clint Eastwood (“Sully”) e Jon Favreau (“Il libro della giungla”), per Awards Circuit Pablo Larraín (“Jackie”), per l’Hollywood Reporter Garth Davis (“Lion – La strada verso casa”) e Denzel Washington (“Fences”); per Goldderby, calcolando una media fra opinioni di esperti, critici e utenti, rimane saldo in competizione anche Ang Lee (“Billy Lynn’s Long Halftime Walk”).
Contendenti di rilievo: Warren Beatty (“L’eccezione alla regola”), Mike Mills (“20th Century Women”) e Jeff Nichols (“Loving”); Indiewire suggerisce poi Ben Affleck (“La legge della notte”), J. A. Bayona (“A Monster Calls”), David Mackenzie (“Hell or High Water”), Morten Tyldum (“Passengers”) e Robert Zemeckis (“Allied – Un’ombra nascosta”); Awards Circuit Theodore Melfi (“Hidden Figures”); l’Hollywood Reporter infine Ken Loach (“I, Daniel Blake”).
Miglior attore protagonista
Le interpretazioni che generalmente sono risultate più convincenti sono quelle di Casey Affleck in “Manchester by the Sea” e Ryan Gosling in “La La Land”; si punta forte anche su Joel Edgerton (“Loving”), Tom Hanks (“Sully”) e Denzel Washington (“Fences”). Andrew Garfield colleziona due preferenze per “Hacksaw Ridge” e una per “Silence” (da parte di Awards Circuit).
I contendenti di maggior spicco sono Dev Patel (“Lion – La strada verso casa”) e Viggo Mortensen (“Captain Fantastic”); seguono le due stelle maschili de “L’eccezione alla regola”, vale a dire il 26enne Alden Ehrenreich (per Indiewire) e il 79enne Warren Beatty (per Awards Circuit, la cui preminenza in veste di protagonista è però ancora dubbia), accompagnati da Lewis MacDougall (“A Monster Calls”) secondo Indiewire, Jake Gyllenhaal (“Animali notturni”) secondo Awards Circuit, Joseph Gordon-Levitt (“Snowden”), Ben Affleck (“La legge della notte”) e Robert De Niro (“The Comedian”) secondo l’Hollywood Reporter.
Miglior attrice protagonista
Lo zoccolo duro della categoria è formato da Annette Bening (“20th Century Women”), Natalie Portman (“Jackie”) ed Emma Stone per “La La Land” (vincitrice della Coppa Volpi allo scorso Festival di Venezia). Sostengono due fonti su quattro Amy Adams (“Arrival”), Viola Davis (“Fences”) e Ruth Negga (“Loving”); frontrunners solitari sono poi Jessica Chastain (“Miss Sloane”, Awards Circuit) e Meryl Streep (“Florence Foster Jenkins”, Hollywood Reporter).
Assediano i favoriti Isabelle Huppert (“Elle”) e Marion Cotillard (“Allied – Un’ombra nascosta”), quindi Taraji P. Henson (“Hidden Figures”, Awards Circuit e Hollywood Reporter) e infine Jennifer Lawrence (“Passengers”, Indiewire).
Miglior attore non protagonista
Mahershala Ali (“Moonlight”) rimane, dallo scorso giugno (data in cui è stata stilata da parte di Indiewire l’ultima previsione circa la presente categoria) ad oggi, il maggior favorito; subito dopo vengono con tre sostenitori Jeff Bridges (“Hell or High Water”) e Lucas Hedges (“Manchester by the Sea”), con due sostenitori Liam Neeson (“Silence”), Peter Sarsgaard (“Jackie”) e Michael Shannon (“Animali notturni”). Altri “prime scelte” da tenere sotto osservazione: Aaron Eckhart (“Sully”) secondo Indiewire, Hugh Grant (“Florence Foster Jenkins”) secondo Awards Circuit, Dev Patel (“Lion – La strada verso casa”) e Warren Beatty (“L’eccezione alla regola”) secondo l’Hollywood Reporter (in caso non vengano riconosciuti come protagonisti).
Le retrovie sono occupate primariamente da Alan Rickman (alla sua ultima interpretazione ne “Il diritto di uccidere”) e Stephen McKinley Henderson (“Fences”), quindi da altri cinque contendenti: Kyle Chandler (“Manchester by the Sea”), Adam Driver (“Silence”), Ralph Fiennes (“A Bigger Splash”), Steve Martin (“Billy Lynn’s Long Halftime Walk”) sono accolti da Indiewire, Mykelti Williamson (“Fences”) da Awards Circuit, che fino a poco tempo fa concedeva qualche speranza anche al Danny DeVito di “The Comedian”.
Miglior attrice non protagonista
Forse la sfida si profilerà fra le acclamate Naomie Harris (“Moonlight”) e Michelle Williams (“Manchester by the Sea”) disturbate dalla “terza incomoda” Nicole Kidman (“Lion – La strada verso casa”); non raggiungono un unanime consenso Greta Gerwig (“20th Century Women”), Viola Davis (“Fences”, in caso non venga riconosciuta come protagonista) e Aja Naomi King (“The Birth of a Nation”), la quale su Goldderby sostituisce la precedente se coinvolti anche critici e utenti accanto agli esperti. Ultime frontrunners si posizionano Felicity Jones (“A Monster Calls”) secondo Indiewire, Octavia Spencer e Janelle Monae (“Hidden Figures”) secondo l’Hollywood Reporter, infine Kristen Stewart (“Billy Lynn’s Long Halftime Walk”) secondo gli esperti di Goldderby.
In seconda fila ecco profilarsi Helen Mirren (“Il momento di uccidere”, ma realmente è da considerarsi non protagonista?), Molly Shannon (“Other People”) e Margo Martindale (“The Hollars”); più distanti dalla competizione Julianne Moore (“Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini”) e Lupita Nyong’o (“Queen of Katwe”). Awards Circuit ha fatto poi precipitare Leslie Mann (“The Comedian”) dal 10° al 21° posto in classifica.
Miglior sceneggiatura originale
Privati del supporto di Golddeby e (ancora non per molto) di Indiewire, i migliori copioni originali sono riconosciuti in “La La Land” (Damien Chazelle), “Manchester by the Sea” (Kenneth Lonergan) e “Moonlight” (Barry Jenkins e Tarell McCraney); particolarmente validi anche quelli di “20th Century Women” (Mike Mills) e “Loving” (Jeff Nichols) secondo Awards Circuit, “Hell or High Water” (Taylor Sheridan) e “Captain Fantastic” (Matt Ross) secondo l’Hollywood Reporter.
I contendenti più temibili paiono essere “Jackie” (Noah Oppenheim) e l’ormai saputo e risaputo “The Lobster” (Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos), quindi “Miss Sloane” (Jonathan Perera) e “Toni Erdmann” (Maren Ade) secondo i vaticini di Awards Circuit.
Miglior sceneggiatura non originale
Recuperato Indiewire, si può dire che i titoli su cui si trovano concordi almeno due fonti su tre sono giusto cinque: “Arrival” (Eric Heisserer, che, forse sarà balzato all’occhio nelle righe precedenti, è largamente snobbato, e chissà se a ragione, dall’Hollywood Reporter), “Il libro della giungla” (Justin Marks), quest’ultimo piuttosto da considerarsi sopravvalutato, “Fences” (August Wilson), “Lion – La strada verso casa” (Luke Davies) e “Silence” (Jay Cocks). Altri frontrunners di spicco: “Alla ricerca di Dory” (Andrew Stanton e Victoria Strouse; altro prodotto sopravvalutato, specie se riportiamo alla mente il caso “Inside Out”, che a differenza del sequel di “Alla ricerca di Nemo” aveva onestamente ottime possibilità di conquistare un posto in cinquina), “Amore e inganni” (aka “Love & Friendship”, Whit Stillman) e “Sully” (Todd Komarnicki) secondo Indiewire, “Hidden Figures” (Theodore Melfi e Allison Schroeder) secondo Awards Circuit, “La legge della notte” (Ben Affleck) secondo l’Hollywood Reporter.
Similmente affollato il panorama delle “seconde scelte”, composto in primo piano da “Hacksaw Ridge” (Andrew Knight e Robert Schenkkan), secondariamente da “Animali notturni” (Tom Ford), con “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” (Simon Beaufoy e Jean-Christophe Castelli), “Elle” (David Birke), “Indignation” (James Schamus) e “Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini” (Rebecca Miller) secondo Indiewire, “Snowden” (Kieran Fitzgerald e Oliver Stone) e “Animali fantastici e dove trovarli” (J. K. Rowling) secondo l’Hollywood Reporter, sullo sfondo.
Miglior film d’animazione
Tenendo conto del ritardo con cui Indiewire intende aggiornare le proprie aspettative (risalenti allo scorso giugno, e in quanto tali già stagionate), è possibile appurare la lecitissima univoca preferenza per “Zootropolis” (di Byron Howard e Rich Moore, produttore Clark Spencer; Disney), singolo titolo ad essere accolto da ognuna delle fonti; lo seguono a breve distanza “Alla ricerca di Dory” (di Andrew Stanton e Angus MacLane, produttrice Lindsey Collins; Pixar/Disney), “Kubo e la spada magica” (Travis Knight, produttori Travis Knight e Arianne Sutner; Laika/Focus Features), “Oceania” (di Ron Clements e John Musker, produttrice Osnat Shurer; Disney) e “La tartaruga rossa” (di Michael Dudok de Wit, produttori Toshio Suzuki, Vincent Maraval, Pascal Caucheteux e Grégoire Sorlat; Studio Ghibli/Wild Bunch/Sony Pictures). Altri possibili frontrunners paiono essere “Sing” (di Garth Jennings, produttori Janet Healy e Christopher “Chris” Meledandri; Illumination Entertainment/Universal Pictures) secondo Indiewire, “Miss Hokusai” (di Keiichi Hara, produttori Keiko Matsushita e Asako Nishikawa; Productions I.G/GKIDS) secondo Awards Circuit e “La mia vita da zucchina” (di Claude Barras, produttori Marc Bonny, Armelle Glorennec, Pauline Gygax, Max Karli, Kate e Michel Merkt; Gébéka Films/GKIDS), secondo l’Hollywood Reporter.
I principali contendenti si rivelano lo sfortunato “Il piccolo principe” (di Mark Osborne, produttori Dimitri Rassam, Aton Soumache e Alexis Vonarb; Onyx Films/Netflix), distribuito con clamoroso ritardo su suolo americano e pure impotente al botteghino, e “Avril et le Monde Truqué” (aka “April and the Extraordinary World”, di Christian Desmares e Franck Ekinci, produttori Eric Beckman, Michel Dutheil, Franck Ekinci, Sophia Harvey, David Jesteadt, Marc Jousset; Je Suis Bien Content/GKIDS); seguono “Trolls” (di Mike Mitchell e Walt Dohrn, produttrice Gina Shay; DreamWorks Animation/20th Century Fox) secondo Indiewire, “La jeune fille sans mains” (aka “The Girl without Hands”, di Sébastien Laudenbach, produttore Jean-Christophe Soulageon; Les Films Sauvages/GKIDS) secondo Awards Circuit e l’adult-cartoon “Sausage Party” (di Greg Tiernan e Conrad Vernon, produttori Megan Ellison, Evan Goldberg, il celebre attore Seth Rogen e Conrad Vernon; Sony Animation/Columbia Pictures).
Postilla di rilievo: come emerso, i produttori per i film di animazione possono oscillare da uno finanche sei, similmente a quanto accade coi film in live action; tuttavia, mentre questi ultimi in passato hanno visto trionfare pure cinque propri rappresentanti, per i lungometraggi animati oltre al regista (o ai due registi) l’Academy ammette una sola altra personalità eleggibile in qualità di produttore, la cui presentazione spetta esclusivamente ai membri responsabili all’opera stessa. Ciò significa che, stando all’ultimo regolamento redatto nel 2016, la maggior parte dei nomi sopraelencati (ad ora è impossibile stabilire quali) non potranno essere uditi alla proclamazione delle nomination.
Miglior film straniero
85 film in concorso (89 le proposte in totale, con 4 rifiuti da parte dell’Academy), record nella storia del Premio che supera la soglia di 83 titoli raggiunta nel 2015, e idee abbastanza divergenti in merito le produzioni “in lingua straniera”. L’Hollywood Reporter ha stilato una possibile shortlist, composta da tre titoli presenti come frontrunners in ognuna delle fonti, “Toni Erdmann – Il padre di sua figlia” (Maren Ade; Germania), “Elle” (Paul Verhoeven; Francia) e “Julieta” (Pedro Almodóvar; Spagna), altri tre condivisi unicamente con un altro elenco, “Fuocoammare” (Gianfranco Rosi; Italia), “Land of Mine – Sotto la sabbia” (Martin Zandvliet; Danimarca) e “Ma’ Rosa” (Brillante Mendoza; Filippine), quindi dalle ultime tre scelte, “Hymyilevä mies” (aka “The Happiest Day in the Life of Olli Maki”, Juho Kuosmanen; Finlandia), “En man som heter Ove” (aka “A Man Called Ove”, Hannes Holm; Svezia) e “The Idol” (Hany Abu-Hassad; Palestina).
Guidano il resto dello schieramento “Il cliente” (Asghar Farhadi; Iran) e “Neruda” (Pablo Larraín; Cile), entrambi condivisi dalle fonti rimanenti, seguiti da “Ti guardo” (Lorenzo Vigas; Venezuela) e “Chevalier” (Athina Rachel Tsangari; Grecia) secondo Indiewire, “Desierto” (Jonás Cuarón; Messico), “Sand Storm” (Elite Zexer; Israele) e “Le Ardenne” (Robin Pront; Belgio) secondo Awards Circuit, il quale peraltro colloca l’opzione italiana oltre il 59esimo posto, limite massimo raggiunto dalla propria indagine.
Miglior film documentario
Anche qui, dato l’alto numero di concorrenti, abbondano le distanze fra gli esiti riportati dalle diverse fonti. L’Hollywood Reporter ha stilato ancora una possibile shortlist, la quale prevede cinque titoli unanimemente condivisi, “13th” (di Ava DuVernay, produttori Spencer Averick, Howard Barish e Ava DuVernay), “Fuocoammare” (di Gianfranco Rosi, produttori Donatella Palermo e Gianfranco Rosi), “Gleason” (di Clay Tweel, produttori Kimi Culp, Scott Fujita, Seth Gordon, Kevin Lake e Mary Rohlich), “Life, Animated” (di Roger Ross Williams, produttori Julie Goldman e Roger Ross Williams) e “Miss Sharon Jones!” (di Barbara Kopple, produttori David Cassidy e Barbara Kopple), sei titoli condivisi da una coppia di siti, “OJ: Made in America” (di Ezra Edelman, produttori Ezra Edelman, Deirdre Fenton, Libby Geist, Nina Krstic, Erin Leyden, Tamara Rosenberg, Connor Schell e Caroline Waterlow; della durata di 7 ore e 47 minuti!), “Weiner” (di Josh Kriegman e Elyse Sternberg, anche produttori), “Cameraperson” (di Kirsten Johnson, produttrici Kirsten Johnson e Marilyn Ness), “La principessa e l’aquila” (di Otto Bell, produttori Otto Bell, Sharon Chang e Stacey Reiss), “The Ivory Game” (di Kief Davidson e Richard Ladkani, produttori Kief Davidson, Wolfgang Knöpfler e Walter Kohler), “I Am Not Your Negro” (di Raoul Peck, produttori Rémi Grellety, Hébert e Raoul Peck), e infine quattro titoli rintracciabili solo nell’Hollywood Reporter, “Tower” (di Keith Maitland, produttori Megan Gilbride, Keith Maitland, Susan Thomson e Susan P. Thomson), “Norman Lear: Just Another Version of You” (di Heidi Ewing e Rachel Grady, produttori Suzanne Hillinger e Brent Miller), “Off the Rails” (di Adam Irving, produttori Adam Irving e Glen Zipper) e “The First Monday in May” (di Andrew Rossi, produttori Fabiola Beracasa, Skot Bright, Dawn Ostroff e Sylvana Ward Durrett).
Indiewire dal canto suo propone invece “Amanda Knox” (di Rod Blackhurst e Brian McGinn, produttori Rod Blackhurst, Mette Heide, Brian McGinn e Stephen Robert Morse), “Into the Inferno” (di Werner Herzog, produttori Andre Singer e Lucki Stipetic), “Jim: The James Foley Story” (di Brian Oakes, produttori George e Teddy Kunhardt ed Eva Lipman) e “Zero Days” (di Alex Gibney, produttori Alex Gibney, Olga Kuchmenko e Marc Shmuger); Awards Circuit è più incline a “The Season in Quincy: Four Portraits of John Berger” (di Bartek Dziadosz, Colin MacCabe, Christopher Roth e Tilda Swinton, produttori Lily Ford e Colin MacCabe), “Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi” (di Werner Herzog, produttori Werner Herzog e Rupert Maconick), “Punto di non ritorno – Before the Flood” (di Fisher Stevens, produttori Trevor Davidoski, Jennifer Davisson Killoran, James Packer, Brett Ratner e Fisher Stevens) e “The Beatles – Eight Days a Week” (di Ron Howard, produttori Brian Grazer, Ron Howard, Scott Pascucci e Nigel Sinclair).
Postilla di rilievo, ai documentari è applicabile un discorso simile a quello riguardante i film d’animazione: oltre al regista (nemmeno alla coppia di registi, nel caso vi sia) l’Academy ammette una sola altra personalità eleggibile in qualità di produttore, la cui presentazione spetta nuovamente ai membri responsabili all’opera stessa. Ciò significa che, stando sempre all’ultimo regolamento redatto nel 2016, la maggior parte dei nomi sopraelencati non potranno essere uditi alla proclamazione delle nomination.
Miglior colonna sonora
Oltre l’onnipresente John Williams, quest’anno autore delle musiche per lo spielberghiano “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”, non esistono gerarchie: Awards Circuit punta su “Arrival” (Jóhann Jóhannsson), “Rogue One: A Star Wars Story” (Michael Giacchino), “Il libro della giungla” (John Debney) e “Florence Foster Jenkins” (Alexandre Desplat), l’Hollywood Reporter su “Hidden Figures” (Hans Zimmer), “La La Land” (Justin Hurwitz), “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” (Mychael Danna e Jeff Danna) e “Oceania” (Opetaia Foa’i, Mark Mancina e Lin-Manuel Miranda).
Contendenti proposti da Awards Circuit: “Jackie” (Mica Levi), “Animali notturni” (Abel Korzeniowski) e “La luce sugli oceani” (ancora Alexandre Desplat); l’Hollywood Reporter eleva piuttosto “Manchester by the Sea” (Lesley Barber), “The Birth of a Nation” (Henry Jackman), “Lion – La strada verso casa” (Dustin O’Halloran e Volker Bertelmann aka Hauschka), “Moonlight” (Nicholas Brittell) e “Denial” (Howard Shore).
Miglior canzone
Ben più inquadrata si rivela la questione che concerne le composizioni brevi: “La La Land” possiede due cavalli di battaglia, “Audition (The Fools Who Dream)” e “City of Stars” (musica di Justin Hurwitz, testo di Benj Pasek e Justin Paul), il disneyano “Oceania” “We Know the Way” (musica di Opetaia Foa’i, testo di Opetaia Foa’i e Lin-Manuel Miranda), il documentario “13th” “Letter to the Free”. Altri due frontrunners solitari: per Awards Circuit “Victory” da “Hidden Figures” (musica di Pharrell Williams), per l’Hollywood Reporter “Dancing with Your Shadow” da “Po” (musica di Burt Bacharach).
“Seconde scelte” preminenti: “Can’t Stop the Feeling” da “Trolls” (musica e testo di Max Martin e Justin Timberlake), “Go Now” da “Sing Street” (musica e testo di John Carney, Glen Hansard e Adam Levine) e “Start a Fire” da “La La Land” (musica e testo di Angelique Cinelu, Marius De Vries, Justin Hurwitz e John Legend); seguono quindi “Angel by the Wings” da “La principessa e l’aquila” (musica e testo di Greg Kurstin e Sia) e “The Great Beyond” da “Sausage Party” (musica di Alan Menken, testo di Evan Goldberg, Kyle Hunter, Seth Rogen, Ariel Shaffir e Glenn Slater) per Awards Circuit, “A Minute to Breathe” da “Punto di non ritorno – Before the Flood” (musica di Trent Reznor e Atticus Ross, testo di Trent Reznor), “I’m Still Here” da “Miss Sharon Jones!” (musica di Sharon Jones), “Running” da “Hidden Figures” (musica di Pharrell Williams) per l’Hollywood Reporter. Fino a pochi giorni fa Awards Circuit includeva un altro pezzo da “La La Land”, “Another Day of Sun” (musica di Justin Hurwitz, testo di Benj Pasek e Justin Paul), e “Rules Don’t Apply” da “L’eccezione alla regola”.
Migliori effetti speciali
Non si discute su “Il libro della giungla”, “Rogue One: A Star Wars Story” e “Passengers”; piuttosto ci si divide sulle altre proposte, “Captain America: Civil War” e “Arrival” per Awards Circuit, “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” e “A Monster Calls” per l’Hollywood Reporter.
Unico contendente condiviso (strano ma vero) è “Star Trek Beyond”; seguono “Doctor Strange” e “Animali fantastici e dove trovarli” per Awards Circuit, “Deadpool”, “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”, “Deepwater – Inferno sull’Oceano” e “Sully” per l’Hollywood Reporter. Difficile scegliere su chi puntare.
Miglior montaggio
Tom Cross, dopo il trionfo strameritato con “Whiplash” torna al servizio di Damien Chazelle con “La La Land”, per quanto moderando il suo taglio “da cardiopalma”; ed è l’unica certezza, perché poi Awards Circuit e l’Hollywood Reporter si dividono nettamente, l’uno suggerendo “Arrival” (Joe Walker), “Fences” (Hughes Winborne), “Jackie” (Sebastián Sepúlveda) e “Sully” (Blu Murray), l’altro scommettendo su “Moonlight” (Joi McMillon e Nat Sanders), “Silence” (Thelma Schoonmaker), “Lion – La strada verso casa” (Alexandre de Francheschi) e “La legge della notte” (William Goldenberg).
Per quanto riguarda le “seconde scelte”, il consenso è individuato in “Hacksaw Ridge” (John Gilbert) e “Manchester by the Sea” (Jennifer Lame); poi di nuovo la dissimmetria più assoluta: “Silence” (Thelma Schoonmaker) per il primo, “Il libro della giungla” (Mark Livolsi), “Hell or High Water” (Jake Roberts) e “The Birth of a Nation” (Steven Rosenblum) per il secondo. Ancora più difficile scegliere su chi investire.
Miglior fotografia
I migliori curatori dell’immagine filmica: John Toll (“Billy Lynn’s Long Halftime Walk”), Linus Sandgren (“La La Land”) e Rodrigo Prieto (“Silence”), seguiti da Bradford Young (“Arrival”) e Stéphane Fontaine (“Jackie”) per Awards Circuit, Bill Pope (“Il libro della giungla”) e J.P. Passi aka Jani-Petteri Passi (“Hymyilevä mies” aka “The Happiest Day in the Life of Olli Maki”) per l’Hollywood Reporter.
Contendenti condivisi: Robert Richardson (“La legge della notte”) e Roger Deakins (“Ave, Cesare!”); troviamo poi Seamus McGarvey (“Animali notturni”) e un secondo Rodrigo Prieto (“Passengers”) in Awards Circuit, James Laxton (“Moonlight”), Caleb Deschanel (“L’eccezione alla regola”), Paul Atkins (“Voyage of Time: Life’s Journey”), il leggendario Vittorio Storaro (“Café Society”), Janusz Kaminski (“Il GGG – Grande Gigante Gentile) ed infine Emmanuel Lubezki (“Knight of Cups”) nell’Hollywood Reporter.
Miglior scenografia
In prima linea ecco David Wasco (“La La Land”), il nostro mitico Dante Ferretti (“Silence”), Jeannine Oppewall (“L’eccezione alla regola”) e Jean Rabasse (“Jackie”); la cinquina verrà completata da Patrice Vermette (“Arrival”) come ritiene Awards Circuit, o da Barry Robison (“Hacksaw Ridge”) come sostenuto dall’Hollywood Reporter?
In caso poi subentrerebbe Christopher Glass (“Il libro della giungla”), seguito da Jess Gonchor (“La legge della notte”), Stuart Craig (“Animali fantastici e dove trovarli”), Anna Rackard (“Amore e inganni”), Mark Friedberg (“Billy Lynn’s Long Halftime Walk”) secondo Awards Circuit, oppure Doug Chiang e Neil Lamont (“Rogue One: A Star Wars Story”), Gary Freeman (“Allied – Un’ombra nascosta”), Rick Carter (“Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”), Dan Hennah (“Alice attraverso lo specchio”) ed Eugenio Caballero (“A Monster Calls”) secondo l’Hollywood Reporter.
Migliori costumi
Eimer Ni Mhaoldomhnaigh (“Amore e inganni”) è l’unica costumista su cui le fonti si trovano concordi; la tallonerebbero Madeline Fontaine (“Jackie”), Mary Zophres (“La La Land”), Albert Wolsky (“L’eccezione alla regola”) e Jacqueline West (“La legge della notte”) per Awards Circuit, di nuovo Dante Ferretti (“Silence”), Sharen Davis (“Fences”), Colleen Atwood (“Alice attraverso lo specchio”) e Courtney Hoffman (“Captain Fantastic”) per l’Hollywood Reporter.
Colleen Atwood e Mary Zophres potrebbero bissare l’una grazie ad “Animali fantastici e dove trovarli” e l’altra ad “Ave, Cesare!”, accompagnate da Consolata Boyle (“Florence Foster Jenkins”) nei disegni di Awards Circuit, mentre l’Hollywood Reporter insiste più su Joanna Johnston (“Allied – Un’ombra nascosta”).
Migliori trucco e acconciatura
È l’unica categoria per cui, ad oggi, non è possibile trovare un vero e proprio frontrunner: Awards Circuit propone “Jackie”, “Star Trek Beyond” e “Hacksaw Ridge”, l’Hollywood Reporter “Il libro della giungla”, “Rogue One: A Star Wars Story” e “A Monster Calls”.
“Deadpool” guida invece la sezione dei contendenti, seguito da “Animali notturni”, “Animali fantastici e dove trovarli” e “Suicide Squad” per la prima fonte, “Hidden Figures” e “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile” per la seconda.
Miglior sonoro
“Hacksaw Ridge”, “La La Land” e “Passengers” formano il trio della condivisione, precedendo gli “Arrival” e “Rogue One: A Star Wars Story” di Awards Circuit e “Il libro della giungla” e “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” dell’Hollywood Reporter.
“Sully”, “Deepwater – Inferno sull’Oceano” guidano la schiera delle “seconde scelte”, composta inoltre da “Silence” e “La legge della notte” secondo Awards Circuit, da “Allied – Un’ombra nascosta”, “13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi” e “Patriots Day” secondo l’Hollywood Reporter.
Miglior montaggio sonoro
“Hacksaw Ridge” e “Billy Lynn’s Long Halftime Walk” costituiscono la testa di una selezione che si biforca in “Arrival”, “Deepwater – Inferno sull’Oceano” e “Rogue One: A Star Wars Story”, suggeriti da Awards Circuit, e “La La Land”, “Il libro della giungla” e “Passengers”, dall’Hollywood Reporter.
Si contendono le retrovie, capitanati da “Sully” e “Patriots Day”, “Silence” per la prima fonte, “Allied – Un’ombra nascosta” e “13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi” per la seconda.
Chiudiamo con un celere e debito riepilogo dei cineasti italiani in lizza, almeno sulla carta: abbiamo la facoltà di puntare su Vittorio Cecchi Gori e Dante Ferretti, l’uno produttore, l’altro scenografo e costumista di “Silence” (la collega Barbara De Fina è invece americana, del New Jersey), su Donatella Palermo e Gianfranco Rosi, produttori (il secondo anche regista) del documentario e al tempo stesso film in lingua straniera “Fuocoammare”, su Vittorio Storaro, direttore della fotografia di “Café Society”.
Le produttrici Fabiola Beracasa e Donna Gigliotti sono, “purtroppo”, una venezuelana, l’altra americana; lo scenografo Eugenio Caballero, messicano.
La rubrica “Oscar 2017: L’aria che tira” si rinnoverà grazie ad un aggiornamento fra un mese esatto.
Vi lasciamo con due tabelle riassuntive redatte dal sottoscritto, in cui a colpo d’occhio è possibile individuare le aree di influenza esercitate dai film più chiacchierati
Written by Raffaele Lazzaroni
Info
Oscar 2017 – L’aria che tira: Previsioni sulle future nomination #2
Oscar 2017: L’aria che tira – Predizioni sulle future nomination #3
Oscar 2017: L’aria che tira – Riflessioni, pronostici, statistiche e curiosità sulle nomination #4
4 pensieri su “Oscar 2017: L’aria che tira – Pronostici sulle future nomination #1”