Karel Music Expo: un’esposizione di musiche di ricerca nel Giardino sotto le Mura ed al Teatro Civico di Castello a Cagliari

Karel Music Expo’ è un festival che si svolge nel pieno centro di Cagliari, ha avuto come ogni anno la location principale nel bellissimo Teatro Civico di Castello, quasi sopra il Bastione Saint Remy, dove si svolgono i concerti principali.

Ultra Violent Rays

Oltre ai concerti nel teatro, quest’anno si è scelta un’altra bella location, molto centrale, nel Giardino Sotto le Mura, a poca distanza dalle vie del centro pedonale della città.

Ormai giunto al decimo anniversario, l’evento ha la caratteristica di voler essere più un’esposizione di musiche di “ricerca” che un vero e proprio party.

La tre giorni parte subito con un nome di punta interessante, Steve Wynn, fondatore e cantante dei Dream Syndacate, gruppo fondamentale dell’underground americano degli anni ottanta e capostipite del sottogenere paisley underground. Wynn delizia il pubblico con il suo concerto acustico, che alterna suoi cavalli di battaglia ad alcune cover  (Elvis Costello e Nick Cave). Intrattiene il pubblico pure al banchetto del merchandising con un’estemporanea canzone dei Creedence Clearwater Revival, Who’ll stop the Rain, dedicata alla pioggia che sembrava dovesse essere l’incomodo della serata.

Degno di nota nel primo giorno Mario Nardi & Usde. Carine ma niente più le Fuzzhoneys, maltesi. Prescindibile Adam Miller.

La seconda serata, quella del venerdì, si apre con la notizia che Stuart Braithwaite, chitarrista dei Mogwai e dei Minor Victories non sarà dei nostri, un problema di salute non lo farà sbarcare in Sardegna per il Karel. Ma a tenere banco ci sono l’impeto e il muro di suono dei pesaresi Soviet Soviet.

Fuzzhoneys

Un pugno in faccia del quale sentivamo il bisogno. Son stati il gruppo che ha fatto smuovere qualcuno del pubblico portandolo a ballare ai piedi del palco, rompendo quello spesso vetro immaginario che ci divideva dai musicisti. Post punk diretto, senza fronzoli, molto curato, con cavalcate inarrestabili e qualche momento più psichedelico.

Segue subito Wrongonyou, interessante anche se meno d’impatto, forse anche per la somiglianza troppo marcata con il suo ispiratore Justin Vernon che tutti conosciamo come Bon Iver, sicuramente perché dopo il bombardamento sonoro dei Soviet Soviet non sarebbe stato facile per nessuno esibirsi in solitaria con solo chitarra, seppur amplificata ed effettata. Da dire che alcune canzoni son state molto belle.

L’anticipazione ai Giardini sotto le Mura è stata davvero piacevole, con gradevoli performance nelle quali hanno spiccato sicuramente quelle di Carlo Addaris, ex Colazione Freak, anch’esso in procinto di pubblicare un album (dal titolo Metamorfosi) e quella dei losangelini Ultra Violent Rays, duo trip hop, dove la possenza del drumming di Greg Gordon era accompagnata dalla splendida voce e dal basso di Cooper Gillespie. Momento inaspettato e molto intenso nella cover di Rooster degli Alice in Chains.

Si arriva in scioltezza all’ultima serata, l’orario non aiuta, quindi, persi i primi due concerti ai Giardini sotto le Mura, vedo con piacere qualche pezzo dei polacchi Pola Rise, con l’ipnotica voce della cantante che sembra rubata a Bjork.

L’attesa è però tutta per le due performance del Teatro Civico, KIku&BlixaBargel&BlackCraker e Sorge.

Blixa Bargeld

I primi, duo elettro pop con sfumature virate al jazz proveniente dalla Svizzera, composto dalla tromba e dall’elettronica di Yannick Barman e dalla batteria di Cyril Regamey ma coadiuvati dal vivo dalla chitarra di David Dyon, dal rapper underground Black Cracker ma soprattutto dall’eccezionale presenza di Mr. Einsurzende Neubauten Blixa Bargeld.

Suonano in modo splendido, soprattutto nei momenti più tirati, dove si dimostrano compatti e con un sound molto spesso, un po’ meno incisivi nelle dilatazioni, e accompagnano bene il flow di Black Cracker portandoci in atmosfere da colonna sonora cinematografica.

Poi arriva lui, Blixa, che da dimostrazione dell’ingombro e dell’eccessività di un personaggio come lui. Il siparietto per un problema tecnico, per quanto potesse ad alcuni risultare sgradevole, fa parte delle piccole cose che contribuiscono a costruire l’aria maledetta di un monumento del rock più colto e lontano dall’idea di popolare qual è.

La magia, arriva dopo la tensione, e il suo declamare versi, ululare, in modo veramente arrabbiato, aveva il potere di assorbirti e di farti entrare all’interno dell’esibizione, di non lasciarti respiro, spazio. Un carisma inarrivabile, sdraiato in terra, con quel suo abito nero luccicante, con l’aria stravolta, forse ubriaco, o forse solo immerso in un personaggio dal quale non riesce a uscire. Disturbante, bello, valeva da solo il biglietto.

Emidio Clementi – Sorge

Ciliegina sulla torta Emidio Clementi, col suo progetto Sorge, degno seguito o parallelo dei Massimo Volume, che con il suo spoken e il suo piano malinconico e scordato ci sbatte in faccia una realtà che abbiamo negli occhi e che decifriamo solo a tratti. Poesia moderna, esibizione statica ma viva, introspettiva, ma lui fa ciò che è, e lo fa bene. Come conclude una sua canzone: “Dio ci assolva, speriamo che non sia stanotte”.

Bella tre giorni in attesa di Tommy Emmanuel che arriverà il 14 ottobre all’auditorium del conservatorio a concludere la parte musicale e che comprende diversi eventi correlati extramusicali.

 

Written by Daniele Mei

Photo by Emiliano Cocco

 

 

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