“E poi venne Lorenzo” di Giancarlo Zambaldi: la vera felicità è essere noi stessi
“Fissavo il bicchiere davanti a me come ipnotizzato dal perlage dello spumante, quasi che le bollicine mi potessero ispirare qualche suggerimento o dessero risposta alle mie ansie, ai miei continui dubbi. Ero distante dalla serata come non mi era mai successo e il motivo era uno solo: Lorenzo, quell’uomo entrato così inaspettatamente nella mia vita, stava mandando all’aria tutte le mie certezze e in un certo senso mi stava imponendo di mettermi in gioco, in gioco con me stesso.”
“E poi venne Lorenzo – La vera felicità è essere noi stessi” è un racconto breve di Giancarlo Zambaldi, pubblicato nel 2016 per la Casa Editrice ElladE di Piacenza, che racconta il rapporto vissuto con passione, ma allo stesso tempo burrascoso, dall’autore con Lorenzo, un ragazzo incontrato casualmente in un parco frequentato da omossessuali, come l’autore ci spiega di essere.
Giancarlo e Lorenzo vivono un rapporto, come detto, molto passionale e condiviso, ma non è facile per entrambi capire se sia una relazione di solo sesso o se vi sia qualcosa di più, anche a causa del fatto che Lorenzo ha già una relazione con un altro uomo, seppure sia vissuta “a distanza”, abitando in regioni diverse. È questo un motivo di gelosia per Giancarlo, il quale fa fatica ad accettare tale situazione: per questo si sente più un “amante” per Lorenzo, di cui nel frattempo si sta innamorando e vorrebbe che il suo amato troncasse la relazione con il suo “rivale”.
E Lorenzo? Lorenzo è disposto a questo? Chi sceglierà? Giancarlo o il suo amico? Giancarlo sarà disposto ad accettare un rifiuto da parte dell’uomo che ama? Quali saranno le conseguenze di questo “sentirsi abbandonato” nella vita, non solo in questa, ma anche in quella lavorativa e famigliare a cui sta nascondendo questo suo vero io?
Una storia vissuta in parallelo la sua.
Da una parte è un uomo brillante con un lavoro, circondato da tanti amici e colleghi di lavoro, e dalla sua famiglia, ossia persone con cui intrattiene un ottimo rapporto di amicizia, lavorativo e famigliare privo di segreti. Ma dall’altra è un uomo con una vita sentimentale “diversa”, una vita sessuale che vuole tenere segreta, anche alle persone a lui care, vissuta con un forte disagio per la paura di non sentirsi compreso, amato, e incapace di sapere come questi potrebbero reagire a questa sua “tendenza” sessuale: se la accetteranno, se la vivranno con vergogna e se, a questo punto, decidessero di rompere ogni contato con lui.
Domande come “può una famiglia arrivare ad allontanare il proprio figlio, quando questi vive un momento del genere, vuoi a causa della propria indole sessuale, diversa da come si aspettava – in questo caso l’omosessualità?”, “perché sia così difficile accettare queste scelte, questi sentimenti,?” e “è lo stesso accade nel mondo del lavoro, anzi è davvero importante sapere quali siano le tendenze sessuali di un proprio dipendente?”, che lo assillano ogni giorno, ma che solo affrontandole, piano piano, riuscirà a trovare le risposte.
La decisione che Giancarlo prenderà lo porterà ad affrontare se stesso con la sua famiglia, a raccontarsi ai suoi fratelli e alle sue sorelle non riuscendo più a nascondersi, a fingere di essere quello che non è. Una decisione sofferta, ma allo stesso tempo dovuta, perché non si può continuare a fingere davanti ai propri cari.
Ti guardano negli occhi e anche se dici loro “non ho niente” capiscono che menti, e ti spronano ad aprirti, a raccontarti cosa ti preoccupa, cosa ti assilla. Una famiglia “capisce” anche “senza” chiedere, ascolta “empaticamente”.
Ma quando si tratta di raccontare di essere “gay” non si può mai dire come possono reagire, se lo accettano.
Nel caso di Giancarlo sono stati solidali, anche perché sospettavano di questo suo “modo di essere” da sempre. Lo sentivano, ma, per amor suo, non hanno voluto interferire, hanno preferito aspettare, ma standogli sempre vicino.
Il racconto di Giancarlo mette a nudo se stesso attraverso la sua relazione con Lorenzo, il suo distaccarsi dai tanti, il suo sentirsi una specie di “pupazzo” incapace di capire se è davvero amato o solo desiderato sessualmente, ma anche le sue paure di perdere questo ragazzo, l’affetto della sua famiglia, il rispetto nel lavoro, e lo fa in modo chiaro, anche se a volte capita di perdersi e di non capire se sta proseguendo nel suo racconto o se sta parlando di un altro evento capitatogli.
È soprattutto il coraggio di Giancarlo nel voler affrontare questo “dilemma”, raccontandosi, ad avermi colpito. Un “tarlo” che non è sempre facile affrontare per tanti che vivono situazioni simili, che si nascondono dietro qualcosa che non sono, qualcosa che non hanno scelto loro, ma che devono accettare per farsi accettare dai tanti, dai propri cari ed evitare di finire in un oblio da cui non si riesce ad uscire.
Ma, se devo essere sincera, credo che quando si vivono certi momenti bisogna valutare bene se renderle pubbliche, perché non è sempre facile essere compresi, quando si ha a che fare con la gogna mediatica: spesso è molto più saggio tenere questi aspetti della propria vita in privato e condividerle solo con persone a noi veramente molto care, che non ci giudicano e che sappiamo faranno di tutto per difenderci contro tutto e tutti.
Tuttavia, capisco il desiderio di Giancarlo di voler condividere questa sua parte della sua vita: scrivere per dimenticare.
La scrittura in questi casi è un ottimo esercizio. Quando si vuole evitare di rivivere ricordi che hanno portato dolore non c’è niente di male nel voler raccontare per svuotare la mente e sentirsi la testa libera e vuota.
Come detto, comprendo la scelta dell’autore. E la rispetto, come rispetto la sua personalità. Non ho niente contro i gay e altri, perché ognuno di noi deve essere libero di amare chi si sente di amare. Senza paura. È l’amore l’unica certezza della vita.
Penso che “quando si ama non si deve aver mai paura di amare, non ci si deve scusare perché si ama”. È qualcosa che unisce, non divide. Deve aiutarci ad affrontare le varie vicissitudini che la vita ci porta ad affrontare, i vari stati d’animo. Ci insegna ad accettarci, a capire tutto ciò che ci circonda, a vederla in varie sfumature di colore. A non arrenderci.
Vivere con dignità la sua nuova vita con o senza Lorenzo, per non sentirsi intrappolato in qualcosa che non gli appartiene, sentendosi finalmente felice al fianco delle persone a lui care che lo accettano qualunque sia il suo percorso sessuale, è questo il vero nocciolo della questione di questo breve romanzo.
“Perché la vera felicità è essere se stessi.”
Written by Daniela Schirru