Festival Sole Luna 2016 – “16 Years Till Summer” di Lou McLoughlan, intima indagine alla ricerca del bene

Martedì, 13 settembre 2016. Oubliette Magazine in qualità di media partner ha seguito con grande interesse la penultima proiezione della giornata del Festival Sole Luna, il documentario “16 Years Till Summer” (2015), presentato dalla regista scozzese Lou McLoughlan nella sezione “Human Rights”.

Uisdean - 16 Years Till Summer

Frutto di 4 anni di riprese (seppur discontinue) e 6 mesi di montaggio, questo esordio nel lungo, già apprezzato in 24 paesi e nominato inoltre come miglior film ai BAFTA Scotland Awards, si può considerare il seguito ideale di un corto, “Caring for Calum” (2011), in cui compare per la prima volta la figura di Uisdean, uomo di mezza età tallonato da un passato trascorso fra il bracconaggio e una bevuta di troppo, condannato a 30 anni di reclusione per assassinio non avendo il tribunale competente mai voluto riconoscere l’aleatorietà dell’uccisione della vittima per mancanza di testimoni attendibili.

Nelle Highlands vige una legge secondo cui dopo 16 anni di buona condotta ai rei di tal genere è concesso tornare a vivere nell’ambiente sociale esterno. La McLoughlan anni fa lavorava presso il medesimo penitenziario dove si trovava il protagonista: gli si è progressivamente avvicinata, affezionandosi al punto di entrare con ragguardevole discrezione (e senza imporre alcuno script precostituito per la realizzazione del film) non solo nella sua cella, bensì nella tanto anelata casa paterna, dove gli era stato permesso di occuparsi del genitore ormai anziano.

All’interno del podere Uisdean è così stato per diverso tempo “supervisionato dall’old man”, mentre con quieta devozione si prendeva cura della cucina, della camera da letto, del giardino, del bestiame. Passavano le stagioni, il padre si è ammalato e con la sua morte il consenso sulla libertà vigilata è venuto meno: ecco però nascere fra una lettera e l’altra l’amore per Audrey, che convince i giudici ad autorizzare una serena convivenza, un vero paradiso ritrovato per entrambi, da troppo tempo estranei a una relazione sentita e totalmente compartecipata.

Non riesce difficile comprendere come una vicenda simile offra da sé, senza la minima necessità d’enfatizzazione, un caso umano dalla straordinaria attrattiva: l’uomo, raffigurato nel suo essere medio (né i migliori né i peggiori aspetti), si offre lucido e sciolto; il trasporto cui mai cede è al contrario vivissimo nel pubblico, catturato dalla sua fotogenicità e dall’invidiabile presenza scenica.

Lou McLoughlan al Sole Luna

Persino l’ambiente domestico e i paesaggi che lo circondano, impressi in una ricchissima gamma di splendidi toni cinerei ottimamente sposati ad un incessante riguardo per i giochi di messa a fuoco (a tal proposito si è parlato a ragione di “realismo magico”), appaiono, pur nella loro intimistica quotidianità, animati da una qualche passione para-drammaturgica di alto profilo, solo in apparenza tuttavia partorita da un’illuminata distesa d’inchiostro. La realtà supera la finzione, in questa prospettiva.

D’altro canto le stesse sventure cadute su Uisdean e sulla sua cerchia rifulgono di notevole carica immaginifica: quanto dolore nell’avere un figlio imprigionato per lunghissimi anni, nel vedersi negare la possibilità di approcciarsi ai bambini, nell’assistere alla detonazione dei ponti relazionali da parte degli amici di un tempo, dei parenti divenuti i primi muti diffidenti?

Lo sguardo d’insieme non aderisce ad alcuna lettura critica di sorta; interessa piuttosto promuovere lo specchio di una realtà che vive di benefici spontanei, sorti di fronte la cinepresa con purezza espressiva rara. Ad una produzione che muove da simili precetti, inscalfibile anche qualora si debba arrendere all’irrefutabile mulaggine della specie umana, spetterebbe non v’è dubbio una distribuzione più diffusa e oculata.

 

Voto al film

 

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

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