I 100 anni di Roald Dahl: “In solitario. Diario di volo” ci trasporta nella solitudine e nell’eroismo di un sognatore
“Mi trasferii sulla Dumra che salpò in giornata. Verso sera facemmo scalo a Zanzibar dove l’aria era piena dello straordinario odore dolce e speziato dei chiodi di garofano e io stavo affacciato alla ringhiera ad ammirare la vecchia città araba e pensavo che fortuna per un ragazzo come me vedere tutti quei posti meravigliosi gratis e con un buon lavoro alla fine del viaggio.”
Otto giorni ancora e il mondo potrà festeggiare i 100 anni del grande Roald Dahl. Il Roald Dahl Day sarà infatti un giorno speciale e per l’occasione verrà anche pubblicato un album inedito con le storie, i personaggi e le creazioni dell’autore anglo – norvegese.
Ma in attesa di questo i lettori potranno intrattenersi leggendo “In solitario. Diario di volo” (Salani Editore, 2006), il libro in cui Dahl racconta gli anni trascorsi in Africa, dal 1938 al 1941.
Nella prima parte Dahl si racconta a partire dal punto in cui si era fermato in “Boy”, quando aveva deciso di intraprendere un lavoro che gli avrebbe permesso di viaggiare e conoscere nuovi luoghi.
Ed è infatti in Africa che venne mandato dalla Shell, più di preciso in Tanganika, stato orientale dell’Africa, oggi facente parte della Tanzania, che allora dipendeva dal Regno Unito.
Nel 1939 il Regno Unito entrò in guerra e suo malgrado Dahl si ritrovò a farne parte. Da un giorno all’altro divenne un soldato e poco dopo un pilota della RAF (Royal Air Force), l’aeronautica militare del Regno Unito.
Una nuova avventura per il giovane ed intraprendente Dahl che nel volo scoprì una delle passioni più grandi.
Trovarsi in guerra non fu di certo un gioco ma il gigante (era alto più di un metro e novanta) di origine norvegese affrontò tutto con coraggio e da eroe, seppure inconsapevole. Per lui tutto era nuovo e gli occhi con cui osservava ogni cosa erano quelli di un uomo che non smetteva mai di sorprendersi e di sentirsi felice per le piccole cose.
La fortuna fu dalla sua parte, non perì come tanti suoi compagni e una volta tornato a casa, dalla madre alla quale, a causa della guerra, non era pervenuto neppure uno dei telegrammi a lei inviati dal figlio, poté raccontare la sua esperienza così spesso vissuta in solitario.
In viaggio da uno Stato all’altro dell’Africa, i voli da solo tra le mille incertezze date dagli attacchi aerei tedeschi.
Le praterie africane con i suoi animali unici, le giraffe e gli elefanti, la Grecia aspra ma ricca di visioni, il fascino della Palestina e della Siria e la scoperta di realtà fino ad allora ignorate.
Ancora una volta Roald Dahl si fa conoscere per il suo essere sempre così curioso ed entusiasta della vita, persino nei momenti più bui era in grado di avvistare qualcosa di positivo e questo è senza dubbio il messaggio più importante che ha lasciato al mondo.
Lui non aveva mai perso quegli occhi di bambino furbo e mai sazio della realtà, sebbene la vita non gli avesse offerto sempre momenti felici.
La sua passione verrà ricordata fino a quando qualcuno leggerà i suoi libri, ammaliato dalle sue storie talvolta così assurde all’apparenza ma quasi sempre reali o evocative di questa.
Dahl ha insegnato a milioni di bambini a leggere e siamo certi che continuerà a farlo, nonostante non sia più fisicamente con noi, dettaglio poi non troppo rilevante a questo punto.
Written by Rebecca Mais